Osnago: fu assassinato da freddo, fatica e fame. Targa per ricordare Antonio Bonfanti
Ufficialmente morì alle 7.15 del 25 gennaio 1945 per insufficienza cardiaca. Gli si fermò il cuore, a 42 anni e pochi mesi. Antonio Bonfanti, in realtà, come milioni di altre vittime innocenti della follia nazifascista, fu assassinato. Si, fu "assassinato con il freddo, la fatica e la fame" come recita la targa apposta, esattamente 69 anni dopo la sua scomparsa, lungo quella via Sant'Anna di Osnago, alle spalle della chiesa parrocchiale, dove era nato il 2 agosto 1902 e dove aveva vissuto, nella cascina al civico 12 di cui non vi è nemmeno più traccia, fino al momento del suo arresto operato il 4 novembre 1944, giorno che segnò l'inizio della sua fine. Come ricordato da Gabriele Fontana dell'associazione Banlieue, promotrice dell'iniziativa insieme all'amministrazione comunale, A.n.e.d., A.n.p.i. e Progetto Osnago, Bonfanti vanne pizzicato con un carico di farina di grano che non era stato in grado di giustificare e fu così incarcerato a San Vittore per poi venire deportato: Mauthausen la sua destinazione prima di essere spostato nel sottocampo di Melk dove rimase dal 5 dicembre 1944 al 25 gennaio dell'anno successivo quando vide la sua ultima alba da prigioniero politico, come venne etichettato, semplicemente per essere sospettato di aiutare, trasportando appunto viveri, il partigiani nascosti sulle montagne.
La figlia di Antonio Bonfanti e la targa in memoria del padre
Un tramite, insomma, seppur non vi siano prove per dire che fosse davvero impegnato in tale attività. La sua storia, ricorda però come, in quel periodo "esisteva gente pronta a rischiare la propria pelle perché non era con i fascisti e i tedeschi. Gente che, in quel momento, decideva di schierarsi da una parte che non era la loro" ha concluso con passione Fontana prima di lasciare il microfono al sindaco Paolo Strina il cui discorso ha preceduto il momento nel quale, la figlia di Antonio Bonfanti, ha scostato il drappo che celava la targa dedicata a suo padre, una piccola tavola che ne ricorda la tragica fine e che riporta anche gli articoli della legge con cui nel 2000, venne istituita la Giornata della Memoria.
"Tre anni fa abbiamo celebrato i 150 anni dalla proclamazione del Regno d'Italia. L'Italia - ridotta per tanti secoli ad una semplice "espressione geografica" secondo la celebre espressione del principe di Metternich - ritrovava in quel momento la sua unità politica. In questi anni di storia comune il nostro Paese ha vissuto momenti drammatici (guerre, calamità naturali, attentati terroristici) e momenti esaltanti (la liberta ritrovata dopo il fascismo, il miracolo economico, il voto alle donne), ma certamente esiste un "filo rosso" che lega il momento fondante della nazione (il Risorgimento) al momento fondante della nostra Repubblica (la Resistenza). Questo legame è la ricerca della libertà del nostro popolo, la capacità di mettersi insieme di persone diverse (per idee e condizione sociale) e di sacrificare anche la propria vita per un grande obiettivo comune" ha spiegato il sindaco Paolo Strina all'inizio del suo discorso che riportiamo integralmente.
Al microfono Gabriele Fontana. A sinistra il sindaco Paolo Strina
"Ogni nazione civile onora i propri morti, ma ogni guerra ha troppi morti che vengono dimenticati. Osnago durante la Seconda Guerra Mondiale ha visto molti suoi cittadini perdere la propria vita in diversi scenari di guerra e in alterne circostanze. Oltre ai martiri della Resistenza Partigiana furono molti i morti sui fronti dove combatteva il nostro Esercito, tra gli Internati Militari in Germania, tra i prigionieri degli Alleati, nel ricostruito Esercito italiano del Sud Italia dopo l'8 settembre 1943. Il prezioso lavoro dell'associazione Banlieue a cui l'Amministrazione Comunale ha dato il proprio convinto sostegno, mira a ricostruire la storia di tutte queste persone attraverso i documenti ma anche attraverso la memoria dei parenti. Lunedì 27 gennaio - Giornata della Memoria - il libro scritto grazie a questo lavoro verrà presentato al CPO: si tratta di un modo per rimettere insieme almeno in parte quella "memoria spezzata" dei tanti di cui si è persa traccia. La storia e la sua memoria sono il collante che tiene insieme un popolo.Oggi con la posa della targa in memoria di Antonio Bonfanti facciamo memoria di una persona - una delle tante, troppe vittime innocenti della barbarie - assassinata nel corso della guerra e lasciamo una traccia della Giornata della Memoria in paese. Antonio Bonfanti viveva in questa zona, la sua casa oggi non esiste più ma è bello lasciare qui una traccia del suo passaggio. Una vita normale di una persona generosa che doveva occuparsi di una famiglia numerosa, spezzata a nemmeno 43 anni senza un vero motivo che non sia la follia della guerra e dei peggiori sentimenti che questa evoca negli uomini. Muore di stenti - il freddo, la fame, la fatica - vittima innocente della guerra.
E' significativo che nella targa sia inserito il testo della legge che ha istituito la Giornata della Memoria, istituita a ricordo dello sterminio del popolo ebraico, delle legge razziali, della persecuzione italiana dei cittadini ebrei, degli italiani deportati, imprigionati e uccisi, di quanti si sono opposti allo sterminio e salvato o protetto qualcuno a rischio della propria vita. Nella legge si scrive "affinchè eventi simili non possano mai più accadere". Pensiamoci quando ci viene da generalizzare, quando prendendocela con qualcuno parliamo del suo popolo come se tutto avesse nel proprio DNA le caratteristiche negative che attribuiamo a quella persona, quando giudichiamo sommariamente qualcuno per le sue abitudini o le sue idee: lì c'è la radice del razzismo. Ci sono condizioni storiche che causano le tragedie che oggi ricordiamo, ma accanto a queste c'è sempre la responsabilità individuale di ognuno di noi, la capacità di saper dire sì o no, di scegliere da che parte stare, cioè di essere partigiani anzichè indifferenti. Al fondo, siamo tutti coinvolti. Noi sappiamo che fare memoria è qualcosa di più del semplice ricordo: vuol dire riflettere sugli avvenimenti passati affinchè ci dicano qualcosa per l'oggi e per il domani. La posa di questa targa è un piccolo gesto, ma sappiamo che tanti piccoli gesti - soprattutto se in ricordo di tante storie individuali come quella di Antonio Bonfanti - contribuiscono a costruire una comunità civile solida e coesa, una solida barriera contro il ripetersi delle tragedie che oggi ricordiamo".
A. M.