Rubrica natalizia: 18 dicembre
LE QUATTRO CANDELE
Durante l'Avvento, quattro candele vengono accese, una per settimana ogni domenica e hanno un loro preciso significato. Si accendono quando la famiglia è riunita. Di solito l'accensione è riservata ai più piccoli, proprio perché questa tradizione è nata per preparare i bambini al Natale:
La prima candela, quella che si accende la prima domenica di Avvento, si chiama Candela del Profeta ed è la candela della speranza. Ci ricorda che molti secoli prima della nascita di Gesù ci furono uomini saggi, chiamati profeti, che predissero la sua venuta al mondo. Un profeta di nome Michea predisse perfino che Gesù sarebbe nato a Betlemme.
La seconda candela, chiamata Candela di Betlemme: candela della chiamata universale alla salvezza; ci ricorda la piccola città in cui nacque il Salvatore.
La terza candela è chiamata la Candela dei Pastori, candela della gioia, perché furono i pastori ad adorare il santo Bambino e a diffondere la lieta notizia.
La quarta candela è al Candela degli Angeli per onorare gli Angeli e la notizia che portarono.
E ora qualche poesia per i più piccini. Gianni Rodari e Roberto Piumini non stancano mai e rallegrano i cuori bambini.
Filastrocca di Natale
di Gianni Rodari
Filastrocca di Natale,
la neve è bianca come il sale,
la neve è fredda, la notte è nera
ma per i bimbi è primavera:
soltanto per loro, ai piedi del letto
è fiorito un alberetto.
L'abete
di Gianni Rodari
Chi abita sull'abete
tra i doni e le comete?
C'è un Babbo Natale
alto quanto un ditale.
Ci sono i sette nani,
gli indiani,
i marziani.
Ci ha fatto il suo nido
perfino Mignolino.
C'è posto per tutti,
per tutti, c'è un lumino
e tanta pace per chi la vuole,
per chi sa che la pace
scalda anche più del sole.
L'albero di Natale
di Roberto Piumini
Ogni stagione un albero
di palle da mangiare:
Natale è tutto l'anno
non vi pare?
A primavera
ciliegie fresche;
in estate
mele e pesche;
in autunno
castagne e noci;
in inverno
i mandarini.
Ogni stagione
un albero
di palle da mangiare:
Natale è tutto l'anno
non vi pare?
Una poesia dell'amico Grazio Caliandro di Cassago Brianza, col quale condivido tanto amore per la poesia; siamo soci del Circolo Pickwick di Besana e siamo stati membri di giuria in alcuni concorsi.
di Grazio Caliandro
Perfino i sassi del colle
vestivano a festa
quel giorno di Natale.
Asceta esordiente,
divagavo, meditavo,
mi facevi penetrare dal mistero.
Mia madre cuoceva il capretto,
mamma capra gridava
la sua disperazione.
Io pensavo:
"Come sarebbe il mondo
se non ci fosse l'uomo?"
Domanda smaniosa:
la mente fanciulla
lottava col dubbio.
Mi affascinava Dio:
poteva stare in cielo
a godersi l'infinito.
Era sceso nel finito,
deciso ad affrontare
quel "TUTTO" risaputo.
Il capretto in pentola,
l'Agnello in croce:
destini riscontrati
nel cuore di chi pensa.
Pensavo e penso:
"Come sarebbe il mondo
se non ci fosse l'uomo?"
Probabilmente sarei un sasso!
Inerte, conterei uno per uno
gli istanti dell'eterno.
E non sarei qui a pregare
perché domani sorga
un giorno migliore.
Sempre intense le poesie di Caliandro e ricche di spunti per maggiori riflessioni.
Ma voglio essere blasfema! Un agnello ve lo propongo io da mettere in pentola!
Una ricetta trovata parecchi anni fa su un libretto di cucina che si vendeva nelle librerie a costo economico. Lo conservo tuttora, pieno di macchie e qualche briciola ormai appiccicata, ma utilissimo; a volte accade che le cose vecchie siano quelle che si usano di più. Ora abbiamo le tante donnine televisive che propongono piatti semplici e veloci, non ci spaventiamo più, basta schiacciare un bottone e saltiamo dall'antipasto al dolce!
UN INSOLITO AGNELLO
Questa ricetta l'ho scoperta per caso, perché in famiglia sono l'unica che gradisce il sapore dell'agnello, perciò raramente lo cucino. Ci fu un'occasione per la quale non potevo farlo mancare e trovai un modo per confonderne il sapore. So che non è questa la festività per cuocere l'agnello, ma ormai nelle vetrine dei supermercati c'è di tutto, anche l'agnello fuori stagione. Dunque, per chi volesse fare questo esperimento, informo che trattasi di cucina giapponese e che in origine venivano cucinate braciole di maiale, ma la sottoscritta ha voluto provare con l'agnello e l'ottimo risultato mi ha stimolata a proporla anche ad amici e conoscenti.
AMI-YAKI
Ingredienti: 8 bracioline di agnello (oppure 4 di maiale), 1 cipolla, 1 spicchio d'aglio, mezzo cucchiaino di zenzero in polvere, 1 cucchiaio di zucchero, 1 dl di salsa di soia, oppure shoyu, 1 bicchierino di sakè (io uso 1 bicchierino di grappa), olio, sale.
Tritare finissimi aglio e cipolla, versarli in una terrina e aggiungere 3 cucchiai d'olio, salsa di soia, zenzero, sakè e zucchero. Appiattire col batticarne le costolette, salarle, metterle nella marinata preparata e mescolarle perché siano tutte immerse. Lasciarle nella marinata un'ora circa. Scaldare bene una griglia o una piastra. Mettere a rosolare le costolette un poco sgocciolate e se asciugano bagnarle con la marinata di tanto in tanto finché non sono pronte. Disporle calde su un piatto da portata e a parte servire la rimanente marinata.
Rubrica intensa, oggi, buona giornata
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