Lecco: una pizzeria contro la mafia nel covo dell’ndrangheta
Dopo 20 anni i lecchesi hanno rimesso piede nella pizzeria-covo del clan ‘ndranghetista dei Coco Trovato.
Era il 31 infatti agosto 1993 quando le forze armate irrompevano nella pizzeria Wall Street, il centro nevralgico da dove il boss Franco Coco Trovato gestiva tutti i suoi traffici illeciti.
Ancora oggi entrando nella pizzeria si può a respirare il clima di quegli anni, fatto di intimidazioni, riciclaggio, furti e omicidi. Sembra davvero una roccaforte, circondata com’è su ogni lato dai muri di cemento alti almeno tre metri, con cancelli anche all’interno del cortile, con il suo bunker nascosto dove si svolgevano le riunioni delle cosche, con le sue leggende che dopo due decenni continuano a tornare a galla. Come quella del pizzaiolo egiziano scomparso, il cui corpo non sarebbe mai stato trovato e che si dice essere stato occultato proprio nei muri del locale.
Dopo la confisca l’immobile è stato al centro di numerosi progetti di rilancio, mai andati in porto. Per ora è usato come semplice deposito dalla Prefettura, che qui ha collocato il suo archivio.
«Bisogna recuperare il tempo perso – ha spiegato il sindaco Virginio Brivio – e bisogna recuperare il valore simbolico di questo immobile».
Certo i tempi sono ancora lunghi: entro qualche mese la prefettura libererà l’immobile – circa 500 mq – e trasferirà l’archivio nella nuova sede di via X Febbraio. In seguito il progetto di rilancio, che lo stesso sindaco ha detto essere per ora “sommario”, verrà approfondito dall’amministrazione ed entrerà nella sua fase attuativa.
A spiegare l’impegno richiesto per la riqualificazione, che costerà circa 600 mila euro, è stato Paolo Cereda, coordinatore provinciale di Libera: «Questo progetto non deve essere una cattedrale nel deserto. La realizzazione di questo sogno sia un barometro della voglia di giustizia e di legalità del territorio»
Ma proprio a QLL sembra aver strizzato l’occhio il primo cittadino, che ha invitato tutte le associazioni interessate e mettere da parte le divergenze per la buona riuscita dell’iniziativa.
Per ora, finito l’aperitivo a base di prodotti di Libera Terra, i cancelli della Wall Street sono tornati a chiudersi, e le stanze che hanno visto una delle pagine più cupe della storia lecchese continueranno ancora ad ospitare faldoni polverosi.
Sperando che il prima possibile possa tornare a essere aperta, questa volta definitivamente, a tutti i cittadini.
Era il 31 infatti agosto 1993 quando le forze armate irrompevano nella pizzeria Wall Street, il centro nevralgico da dove il boss Franco Coco Trovato gestiva tutti i suoi traffici illeciti.
Ancora oggi entrando nella pizzeria si può a respirare il clima di quegli anni, fatto di intimidazioni, riciclaggio, furti e omicidi. Sembra davvero una roccaforte, circondata com’è su ogni lato dai muri di cemento alti almeno tre metri, con cancelli anche all’interno del cortile, con il suo bunker nascosto dove si svolgevano le riunioni delle cosche, con le sue leggende che dopo due decenni continuano a tornare a galla. Come quella del pizzaiolo egiziano scomparso, il cui corpo non sarebbe mai stato trovato e che si dice essere stato occultato proprio nei muri del locale.
Paolo Cereda, coordinatore provinciale di Libera
Dopo la confisca l’immobile è stato al centro di numerosi progetti di rilancio, mai andati in porto. Per ora è usato come semplice deposito dalla Prefettura, che qui ha collocato il suo archivio.
«Bisogna recuperare il tempo perso – ha spiegato il sindaco Virginio Brivio – e bisogna recuperare il valore simbolico di questo immobile».
Certo i tempi sono ancora lunghi: entro qualche mese la prefettura libererà l’immobile – circa 500 mq – e trasferirà l’archivio nella nuova sede di via X Febbraio. In seguito il progetto di rilancio, che lo stesso sindaco ha detto essere per ora “sommario”, verrà approfondito dall’amministrazione ed entrerà nella sua fase attuativa.
A spiegare l’impegno richiesto per la riqualificazione, che costerà circa 600 mila euro, è stato Paolo Cereda, coordinatore provinciale di Libera: «Questo progetto non deve essere una cattedrale nel deserto. La realizzazione di questo sogno sia un barometro della voglia di giustizia e di legalità del territorio»
Il sindaco di Lecco Virginio Brivio e Chiara Armenia, vice prefetto vicario
Ma proprio a QLL sembra aver strizzato l’occhio il primo cittadino, che ha invitato tutte le associazioni interessate e mettere da parte le divergenze per la buona riuscita dell’iniziativa.
Per ora, finito l’aperitivo a base di prodotti di Libera Terra, i cancelli della Wall Street sono tornati a chiudersi, e le stanze che hanno visto una delle pagine più cupe della storia lecchese continueranno ancora ad ospitare faldoni polverosi.
Sperando che il prima possibile possa tornare a essere aperta, questa volta definitivamente, a tutti i cittadini.
