Merate: la ''famiglia'' dell’istituto Frisia saluta le sue suore che dopo 44 anni tornano alla casa madre. L’abbraccio degli ospiti
E' stato un saluto delicato e composto, discreto e quasi silenzioso proprio come la loro presenza umile, servizievole e importantissima si è qualificata nel corso di questi anni. Le "Ancelle del bambin Gesù" di stanza da quarant'anni alla casa di riposo Frisia, quando nel 1969 il Cardinal Colombo chiese alla congregazione di inviare a Merate qualche novizia, hanno lasciato definitivamente la struttura richiamate in "patria" dalla madre generale.
VIDEO - L'OMELIA DI DON CARLO -
La mancanza di vocazioni un po' ovunque ha portato, oggi come in futuro, gli istituti a serrare i ranghi e a concentrare le religiose negli istituti più grandi. E così anche le sorelle croate chiusa una parentesi di storia meratese, se ne sono tornate nella loro terra a servire altri malati, altre persone sofferenti e al termine della loro vita.
Suor Zorka, Suor Nada, Suor Borja e Suor Rosa (al Frisia dal 1970 al 1983)
A ringraziarle, con gioia per quanto fatto in questi anni ma anche con tristezza per la loro dipartita, sono stati domenica mattina anzitutto gli ospiti della struttura di Via Don Carlo Gnocchi, gli operatori, i vertici dell'istituto, il cappellano Don Ernesto, i volontari e tanti che nel corso degli anni ne avevano apprezzato qualità, fermezza, puntiglio e generosità.
Don Ernesto, un frate cappuccino, Don Carlo
"Con la vostra permanenza qui" ha commentato Don Carlo del Pio Albergo Trivulzio "avete contribuito a rendere più umana la sofferenza degli ospiti. Per noi, tanto abituati a chiuderci nei nostri problemi, incapaci di aprirci agli altri, la vostra presenza è stata segno che la vera bellezza è dare pienezza alla vita, è darle un senso. In queste strutture quando c'è un sorriso, una stretta di mano la vita viene proposta come qualcosa di vivibile nonostante tutto. Vi ringrazio a nome di tutti per la dedizione che aveva testimoniato ogni giorno di questi quarant'anni e vi auguro che questa vostra capacità resti immutata negli anni".
VIDEO - IL SALUTO DI SUOR ZORKA
A destra il direttore generale del Pio Albergo Trivulzio dr. Giovanni Maria Soro
Al termine della funzione gli operatori della struttura e la direzione hanno offerto alcuni doni mentre suor Zorka ha letto un toccante pensiero. Non potevano mancare la foto ricordo, qualche abbraccio e un pensiero fraterno.
IL SERVIZIO A DIO TRAMITE IL PROSSIMO
È certamente un compito arduo, difficile e forse quasi impossibile ripercorrere una storia fatta di presenza e di servizio che le suore Croate "Ancelle del Bambin Gesù" hanno vissuto nella loro pluridecennale attività presso Casa Frisia. Sicuramente una storia scritta con la forza della fede, sostenuta dalla grazia del Signore, condivisa con tutti coloro che in questi anni si sono prodigati insieme a noi nel servizio, nella preghiera, nel dono di sè a beneficio dei malati e dei sofferenti nel corpo e nello spirito.
Sembra tanto lontano quel 1° febbraio 1969, data del nostro arrivo a Merate.
Per più di 44 anni abbiamo svolto il nostro apostolato a Casa Frisia fedeli al carisma del nostro Istituto fondato dal Servo di Dio, Mons. Josip Štadler. Seguendo le nostre Costituzioni, coscienti dei nostri limiti e anche delle nostre capacità, abbiamo cercato di testimoniare la nostra vita consacrata nel servizio a Dio, alla Chiesa e al prossimo.
Come mai siamo arrivate a Merate? I donatori della casa, i signori G. e C. Frisia, volevano che fossero presenti le religiose. L'allora Arcivescovo di Milano, Card. Giovanni Colombo scrisse nel febbraio 1968 al Card. Franjo Šeper , vescovo di Zagabria chiedendo alcune suore croate per il servizio degli anziani in Casa Frisia. La nostra Superiora generale Madre Maristela Goić, interpellata da Vescovo, esaminò la richiesta e dopo un periodo di riflessione e preghiera, nel maggio 1968, diede risposta positiva.
Non bisogna dimenticare che in quegli anni dominava il comunismo nella ex-Jugoslavia, si parlava di guerra fredda, USA ed Europa occidentale erano considerati "imperialisti" e "capitalisti" nemici del proletariato e dei lavoratori. Quindi ogni servizio o lavoro fuori dai confini dello Jugoslavia non era ben visto, anzi si era tacciati di tradimento e di servizio ai nemici dello stato.
Ogni inizio non è certamente facile. Così fu anche per noi: le difficoltà burocratiche per ottenere il passaporto, la scarsa conoscenza della lingua italiana, molte di noi non avevano la dovuta preparazione professionale per servire gli anziani e gli ammalati, la nostalgia di casa, la difficoltà a partecipare alle celebrazioni liturgiche, la confessione in lingua italiana... rappresentano alcune delle "croci" che abbiamo dovuto affrontare ma che abbiamo accolto con coraggio e con fede. Se il Signore nel suo progetto di amore e di misericordia ci voleva in quel luogo, ci avrebbe dato anche la sua consolazione e la forza dello Spirito!
Nel servizio a Casa Frisia dall'inizio ad oggi si sono alternate 32 suore, quasi tutte, al loro arrivo, in giovane età. Anche se qualcuna non aveva maturato esperienze lavorative specifiche con i malati e gli anziani, tutte si sono impegnate a donare se stesse, il meglio di se stesse, riconoscendo nella persona anziana e ammalata il volto del Signore che nel Vangelo di Matteo ricorda: "Ero ammalato e mi avete visitato...Ogni volta che avete fatto queste cose ai miei fratelli più piccoli l'avete fatto a me". Quante persone abbiamo poi preparato e accompagnato all'incontro con il Signore!
Con il nostro quotidiano impegno abbiamo voluto testimoniare e rendere visibile l'amore del Signore che nel comandamento nuovo esorta i suoi discepoli "amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi". L'amore del Signore è riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito, a noi compete manifestarlo con le opere di carità e di servizio, nella gioia e nel sacrificio.
In tanti anni di permanenza a Merate, parlando di servizio, dobbiamo riconoscere che ci siamo sempre dimostrate disponibili. Ciò che veniva richiesto dalla Direzione dell'Istituto lo accoglievamo: così ci trovavamo a fare le infermieri professionali, ma anche le pulizie se necessario; rinunciavamo ai riposi, facendo doppi turni o l'assistenza notturna in caso di carenza di personale. Sopra ogni cosa, anche l'immancabile stanchezza, stava l'attenzione al malato.
Sono convinta che il servizio e la generosa dedizione di tante suore hanno lasciato una traccia indelebile nelle persone ospitate, nel personale, nella Direzione della casa, nei familiari e nei visitatori. Ma credo anche che il ricordo sia incancellabile anche nel cuore di noi Suore che abbiamo lavorato in Casa Frisia: assistere gli ammalati, spesso segnati dalla fragilità, dalla non auto sufficienza è stata per noi una grande sfida per scoprire, riconoscere ed amare Gesù. La fede ci fa comprendere il valore salvifico della sofferenza, la sofferenza ci apre alla carità.
A nome della Superiora generale della nostra Congregazione "Ancelle del Bambin Gesù"e della nostra Superiora provinciale di Split (Spalato) e soprattutto a nome di tutte le Suore che hanno lavorato a Casa Frisia, desidero esprimere il nostro più caro ringraziamento. Al Signore innanzitutto che ci ha permesso di scrivere questa importante pagina di storia dove Lui è stato l'ispiratore e il regista. Agli anziani e ai malati perché trascorrere molte ore del nostro tempo con loro è segno di attenzione e di amore per la vita che anche se segnata dalla sofferenza ha sempre un valore in sé e per gli altri. Un ricordo per tutti coloro che sono stati già accolti nella casa del Padre: preghino per noi e ci accompagnino!
Grazie alla Direzione dell'Istituto, ai medici, agli infermieri, ai volontari, a tutti i collaboratori interni ed esterni dell'Istituto. Un grazie alla Parrocchia di Merate, al Sindaco. La mia e nostra gratitudine va a tutti gli amici e conoscenti, ai fratelli e alle sorelle che abbiamo incontrato in questi anni e che hanno condiviso con noi gioie e fatiche e hanno partecipato alla nostra missione.
Grazie è una piccola parola conosciuta in tutte le lingue (nella mia si dice hvala). Ma quando è detta con il cuore diventa veramente grande. A tutti dico: GRAZIE!
Rimaniamo uniti nel ricordo per quanto il Signore ci ha donato e ci ha fatto vivere insieme.
Rimaniamo uniti nella preghiera, nell'amicizia e in fraternità continuando il nostro cammino segnato dalla speranza. Il ricordo diventa un impegno ad essere fedeli nella carità e nel generoso servizio per gli altri, specialmente per i poveri e i piccoli.
Con profonda gratitudine e amicizia.
Sr. Zorka Danica Radan
Superiora della comunita'
Superiora della comunita'
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S.V.