Montevecchia: nell’anniversario della morte la matematica Agnesi ‘‘rivive’’ nel ricordo
Oggi ricorre l’anniversario della morte dell’illustrissima matematica italiana Maria Gaetana Agnesi, che a Montevecchia dimorò “giovinetta e ottuagenaria”, citando le parole incise sulla lapide commemorativa in Villa Agnesi Arbertoni. La stessa lapide che da 114 anni, quando cioè i pronipoti Albertoni la commissionarono ed affissero sul pilastro d’ingresso, porta “lustro al nome di lei, all’Italia e gloria cristiana”.
Chiude poi l’alta carica francese con la frase “mi contrariò molto il sentir dire che voleva ritirarsi in un convento: e non lo farebbe per bisogno! E’ assai ricca!”.
G.G. Belli, citato in “Guida ai sentieri e misteri della Brianza, Sugar Editore, Milano, 1970” da cui è stata tratta la lettera qui riportata, ci ricorda l’importanza di queste memorie e testimonianze: “qui non si tratta di un visitatore francese, che avrebbe potuto inventarsi tutta la Brianza, come un personaggio di Borges potrebbe inventarsi il mondo intero: si tratta di una verità storica(o “roba vera”) della Brianza, di cui un viaggiatore francese dà notizia ed altri posson confermare”. E “ci ho i testimoni”, aggiunge.
Maria Gaetana Agnesi
Era il 9 gennaio 1799 quando, all’età di 81 anni, si spense nel milanese dopo una vita dedicata non sono allo studio di logica, fisica e matematica, per la quale è ricordata in tutto lo Stivale con centinaia di istituti che portano il suo nome, ma anche per le opere di bene perpetrate, per la grande carità cristiana dimostrata, per l’amore e la dedizione per botanica, la cosmologia, discipline ancestrali e filosofiche…ma non solo: Maria Gaetana, che noi tutti associamo alle scienze anziché alle lettere, era anche una grande oratrice, poliglotta, appassionata e studiosa di eloquenza, tanto che qualcuno, nel lontano 1739, la definì un “fenomeno letterario”.Lapide commemorativa affissa in occasione del 100° anniversario della morte della matematica dai pronipoti Albertoni sulle mura della villa
Questo qualcuno era il presidente de Brosses, magistrato francese ma anche storico linguista politico e uomo sapientissimo che collaborò con l’illustre “Encyclopèdie” di d’Alembert e Diderot. Lui, in una missiva datata 17 luglio 1739 e inviata a Jean Bouhier, il dotto presidente del parlamento di Digione, appena rincasato da una serata nel salotto Agnesi a Montevecchia, scrive qualche riga rimasta fortunatamente indelebile e che oggi ci dà la possibilità di ricordare questa illustre donna non solo opere e teoremi ma per ciò che fa davvero grandi gli uomini e che li distingue tra grandi: la personalità, i modi, le attitudini, il “cor”:Villa Albertoni a Montevecchia
“Voglio farvi parte, mio caro presidente, d’una specie di fenomeno letterario di cui sono appena stato testimone, e che mi è sembrato una cosa più stupenda del Duomo di Milano. Torno dalla casa della signora Agnesi: mi hanno fatto entrare in un appartamento grande e bello, in cui ho trovato trenta persone di tutte le nazioni d’Europa e la signorina Agnesi seduta sola con la sua sorellina su un canapè. È una ragazza di diciotto o vent’anni(ventuno in realtà), né brutta né bella, che ha un’aria molto semplice e molto dolce”. Continua de Brosses: “ mi aspettavo, andando là, che si trattasse solo di conversare, molto comunemente, con questa signorina” invece il presidente riporta un episodio in cui il conte Belloni indirizza a Maria una arriga in latino e la ragazza “gli ha risposto molto bene”. E ancora: “ha parlato come un angelo, di quell’argomento(flusso e riflusso che certe correnti hanno in comune col mare): non ho mai sentito nulla di questo soggetto che mi abbia soddisfatto di più”; “abbiamo discusso su come l’anima può essere colpita da oggetti corporei e comunicarli agli organi del cervello”, “Loppin ha discusso con lei sulla trasparenza dei corpi e sulle proprietà delle curve geometriche”; “è molto legata alla filosofia di Newton ed è una cosa prodigiosa vedere una persona della sua età comprendere così bene punti così astratti”; “ogni persona le parlava nella lingua del proprio paese ed ella rispondeva in quella stessa lingua”.Chiude poi l’alta carica francese con la frase “mi contrariò molto il sentir dire che voleva ritirarsi in un convento: e non lo farebbe per bisogno! E’ assai ricca!”.
Una foto d’epoca di Villa Agnesi Arbertoni (tratta da “Guida ai segreti e misteri della Brianza”)
Tuttavia Maria Gaetana non si ritirò mai in convento, ma quasi: dopo aver rifiutato la cattedra di matematica all’Università di Bologna, infatti, accettò la direzione della sezione femminile del Pio Albergo Trivulzio(era il 1771) e lì chiuse i suoi giorni. Queste sono parole squisitamente dedicate ai montevecchini che oggi la ricordano forse non potendo fare a meno di provare un certo senso di straniamento ad immaginarla in certi luoghi a loro così conosciuti: “tornava a Montevecchia appena poteva; si guardava intorno, non pensava più, pregava. Stava seduta nella chiesetta di San Bernardo, in cima al monte…..”.G.G. Belli, citato in “Guida ai sentieri e misteri della Brianza, Sugar Editore, Milano, 1970” da cui è stata tratta la lettera qui riportata, ci ricorda l’importanza di queste memorie e testimonianze: “qui non si tratta di un visitatore francese, che avrebbe potuto inventarsi tutta la Brianza, come un personaggio di Borges potrebbe inventarsi il mondo intero: si tratta di una verità storica(o “roba vera”) della Brianza, di cui un viaggiatore francese dà notizia ed altri posson confermare”. E “ci ho i testimoni”, aggiunge.
Selena Tagliabue