PD: partita la corsa per la candidatura a consigliere regionale. Difficile l’equilibrio tra uomini e donne, bersaniani e renziani
Leggendo la firma, Ambrogio Sala, sotto il lancio della candidatura di Ercole Redaelli al consiglio regionale abbiamo per qualche istante sospettato un caso di omonimia. Invece no, il circolo olgiatese a firma proprio di "quel" Gino Sala ha lanciato ufficialmente la nomina del segretario provinciale del Partito Democratico nella hit parade del Pirellone. Superato lo stupore, e al netto, delle motivazioni messe nere su bianco ci siamo chiesti quale fosse la ragione profonda di questa candidatura. Ma vediamo prima il procedimento di scelta dei tre nomi che il Direttivo provinciale deve trasmettere entro il 7 gennaio al "Regionale".
La scelta delle tre candidature democratiche alle elezioni regionali è un po' farraginosa. Nel rispetto delle quote azzurre e rosa, sarà compito della Direzione provinciale sceglierle da un elenco formato da due nominativi direttamente messi in campo dalla Segreteria provinciale e da due proposte di candidatura, una azzurra e l'altra rosa, per ciascuno dei quattro grandi "collegi" in cui è stato diviso il territorio provinciale (Meratese-Casatese, Oggionese-Olginatese-Calolziese, Lecco città, Lago-Valsassina). Un elenco composto da un massimo di 10 persone.
Il circolo di Olgiate rientra nel "collegio" meratese-casatese. Se Ercole Redaelli sarà il rappresentante maschile l'altro dovrà essere femminile, e qui scommettere su Chiara Bonfanti è gioco facile.
Tanto è facile, a questo punto, comprendere che cosa ci sia dietro la proposta Redaelli: la volontà implicita di bloccare la candidatura di Marco Panzeri di Rovagnate. Non c'è niente da fare: il PD resta un partito vecchia maniera, dentro cui i giochi e giochini si sprecano e oggi, l'avversario da battere prima del centrodestra è l'esponente della corrente Renzi. Panzeri è il leader di questa corrente e da Strina a Sala si fa quadrato per impedirne la candidatura. Più o meno velatamente. I conti però non tornano. Ercole Redaelli non può che essere in quota ai due nomi proposti dalla Segreteria provinciale, visto che è il segretario provinciale. Naturalmente il Segretario ha risposto in modo entusiastico alla candidatura lanciata dagli olgiatesi ("Io ci sono"; clicca qui) vantando subito i meriti acquisiti nel corso degli anni un po' qua e un po' là. E' un bersaniano di ferro come Sala, come Strina, come la maggior parte dei membri della Direzione provinciale. E poco importa che il 25 novembre siano stati messi clamorosamente in minoranza. Quando non fa comodo il voto popolare può essere reinterpretato fingendo di credere (e far credere) che poi al ballottaggio è stato Bersani a prevalere. Ma con i voti essenziali dei vendoliani. E Vendola, notoriamente non è del PD. Ragionamento ovviamente ineccepibile ma che non scalfisce la dirigenza centralistica del partito. Che ha manifestato tripudio per l'accettazione della candidatura da parte di Redaelli (mecojoni, direbbero a Roma). Il fatto è che una delle tre candidature è già opzionata dal consigliere uscente Carlo Spreafico. Curiosamente però non è stata ancora confermata, e il 7 gennaio, data ultima di presentazione delle nomine al "regionale" non è poi così lontano. Un'ipotesi per questo silenzio si può avanzare: il partito attende l'esito delle indagini della Guardia di Finanza sulle spese con fondi pubblici dei consiglieri regionali; indagine che ha già travolto Lega e Pdl e che è tuttora in corso col settaccio di scontrini, fatture, ricevute, pezzi di carta qualunque conservati nei registri dei partiti di opposizione. Se Spreafico uscirà pulito come una colomba il posto sarà suo e potrà così vedere più spesso la figlia assunta qualche anno fa proprio dalla Regione con livello elevato. Altrimenti dovrà passare la mano. In teoria questo scenario è impresentabile, proprio alla luce dell'esito delle primarie del 25 novembre. Ma, come dicevamo, quando non fanno comodo le espressioni popolari vanno rapidamente in archivio. E in questo caso sembra proprio che nessuno voglia considerarle più.
Detto tutto questo ci sarebbe anche una questione, diciamo così, di meritocrazia. Per quel che vale, naturalmente. Non spetta a noi esprimere giudizi né abbiamo la necessaria competenza per farlo. Però una considerazione finale la facciamo lo stesso: l'80% del bilancio regionale se ne va nella spesa socio-sanitaria. Dunque è in quell'ambito che ciascuna provincia ha interesse a piazzare uno dei suoi rappresentanti, quello più preparato. Il PD lecchese dispone di Ambrogio Sala, sicuramente il massimo esperto in materia. Ma Sala non si è candidato. Dopo di lui c'è, in modo altrettanto indubitabile Marco Panzeri, presidente dell'Assemblea dei Sindaci, ideatore di Retesalute e poi presidente. Attento e partecipe, a differenza della stragrande maggioranza dei sindaci e dello stesso Redaelli a tutte le problematiche sanitarie che in questi anni hanno investito l'azienda ospedaliera lecchese. Panzeri è stato l'interfaccia credibile di Pietro Caltagirone, il top manager cui si deve la sopravvivenza del San Leopoldo Mandic come presidio per acuti.
E in quegli anni difficili accanto al direttore generale dell'A.O. si è speso Panzeri, oltre che il già citato Sala. Al di là della rappresentanza corretta ed equilibrata tra "aree" del partito, basterebbe questa motivazione per indurre la Direzione provinciale a mettere in campo l'ex sindaco di Rovagnate. Ma i giochi sembrano muoversi in tutt'altra direzione. Premiando ancora una volta gli uomini che costituiscono l'apparato. Il territorio può attendere.
Ambrogio Sala ed Ercore Redaelli
La scelta delle tre candidature democratiche alle elezioni regionali è un po' farraginosa. Nel rispetto delle quote azzurre e rosa, sarà compito della Direzione provinciale sceglierle da un elenco formato da due nominativi direttamente messi in campo dalla Segreteria provinciale e da due proposte di candidatura, una azzurra e l'altra rosa, per ciascuno dei quattro grandi "collegi" in cui è stato diviso il territorio provinciale (Meratese-Casatese, Oggionese-Olginatese-Calolziese, Lecco città, Lago-Valsassina). Un elenco composto da un massimo di 10 persone.
Il circolo di Olgiate rientra nel "collegio" meratese-casatese. Se Ercole Redaelli sarà il rappresentante maschile l'altro dovrà essere femminile, e qui scommettere su Chiara Bonfanti è gioco facile.
Tanto è facile, a questo punto, comprendere che cosa ci sia dietro la proposta Redaelli: la volontà implicita di bloccare la candidatura di Marco Panzeri di Rovagnate. Non c'è niente da fare: il PD resta un partito vecchia maniera, dentro cui i giochi e giochini si sprecano e oggi, l'avversario da battere prima del centrodestra è l'esponente della corrente Renzi. Panzeri è il leader di questa corrente e da Strina a Sala si fa quadrato per impedirne la candidatura. Più o meno velatamente. I conti però non tornano. Ercole Redaelli non può che essere in quota ai due nomi proposti dalla Segreteria provinciale, visto che è il segretario provinciale. Naturalmente il Segretario ha risposto in modo entusiastico alla candidatura lanciata dagli olgiatesi ("Io ci sono"; clicca qui) vantando subito i meriti acquisiti nel corso degli anni un po' qua e un po' là. E' un bersaniano di ferro come Sala, come Strina, come la maggior parte dei membri della Direzione provinciale. E poco importa che il 25 novembre siano stati messi clamorosamente in minoranza. Quando non fa comodo il voto popolare può essere reinterpretato fingendo di credere (e far credere) che poi al ballottaggio è stato Bersani a prevalere. Ma con i voti essenziali dei vendoliani. E Vendola, notoriamente non è del PD. Ragionamento ovviamente ineccepibile ma che non scalfisce la dirigenza centralistica del partito. Che ha manifestato tripudio per l'accettazione della candidatura da parte di Redaelli (mecojoni, direbbero a Roma). Il fatto è che una delle tre candidature è già opzionata dal consigliere uscente Carlo Spreafico. Curiosamente però non è stata ancora confermata, e il 7 gennaio, data ultima di presentazione delle nomine al "regionale" non è poi così lontano. Un'ipotesi per questo silenzio si può avanzare: il partito attende l'esito delle indagini della Guardia di Finanza sulle spese con fondi pubblici dei consiglieri regionali; indagine che ha già travolto Lega e Pdl e che è tuttora in corso col settaccio di scontrini, fatture, ricevute, pezzi di carta qualunque conservati nei registri dei partiti di opposizione. Se Spreafico uscirà pulito come una colomba il posto sarà suo e potrà così vedere più spesso la figlia assunta qualche anno fa proprio dalla Regione con livello elevato. Altrimenti dovrà passare la mano. In teoria questo scenario è impresentabile, proprio alla luce dell'esito delle primarie del 25 novembre. Ma, come dicevamo, quando non fanno comodo le espressioni popolari vanno rapidamente in archivio. E in questo caso sembra proprio che nessuno voglia considerarle più.
Carlo Spreafico e Chiara Bonfanti
Detto tutto questo ci sarebbe anche una questione, diciamo così, di meritocrazia. Per quel che vale, naturalmente. Non spetta a noi esprimere giudizi né abbiamo la necessaria competenza per farlo. Però una considerazione finale la facciamo lo stesso: l'80% del bilancio regionale se ne va nella spesa socio-sanitaria. Dunque è in quell'ambito che ciascuna provincia ha interesse a piazzare uno dei suoi rappresentanti, quello più preparato. Il PD lecchese dispone di Ambrogio Sala, sicuramente il massimo esperto in materia. Ma Sala non si è candidato. Dopo di lui c'è, in modo altrettanto indubitabile Marco Panzeri, presidente dell'Assemblea dei Sindaci, ideatore di Retesalute e poi presidente. Attento e partecipe, a differenza della stragrande maggioranza dei sindaci e dello stesso Redaelli a tutte le problematiche sanitarie che in questi anni hanno investito l'azienda ospedaliera lecchese. Panzeri è stato l'interfaccia credibile di Pietro Caltagirone, il top manager cui si deve la sopravvivenza del San Leopoldo Mandic come presidio per acuti.
Marco Panzeri
E in quegli anni difficili accanto al direttore generale dell'A.O. si è speso Panzeri, oltre che il già citato Sala. Al di là della rappresentanza corretta ed equilibrata tra "aree" del partito, basterebbe questa motivazione per indurre la Direzione provinciale a mettere in campo l'ex sindaco di Rovagnate. Ma i giochi sembrano muoversi in tutt'altra direzione. Premiando ancora una volta gli uomini che costituiscono l'apparato. Il territorio può attendere.