Consonni: ''Maroni lasci la ramazza e impugni il lanciafiamme''

Consonni: "Maroni lasci la ramazza e impugni il lanciafiamme".

Questione morale, due richieste: 1) Divieto di ricandidatura dopo due mandati; 2) Istituire il reato di "Saccheggio della cosa pubblica", nei periodi di crisi economica.
Come presidente per Lecco e provincia dell'associazione Donne Padane, sodalizio apolitico che tuttavia interviene a dare voce anche alle istanze etiche che salgono dalla nostra gente, intendo esprimere l'ormai incontenibile disgusto e rabbia popolare nei confronti del malcostume politico.
Le notizie che, nel loro insieme, giungono dalla Regione Lombardia, destano preoccupazione e allarme, attestando l'esistenza di un inaccettabile sistema di disinvolture e privilegio che sminuisce il buon operato dell'istituzione regionale più efficiente e, nonostante tutto, virtuosa della Penisola. Dando atto a Roberto Maroni di aver innestato il cambiamento alla Regione Lombardia, imponendo il ricorso anticipato alle urne, mi rivolgo al segretario federale leghista chiedendogli di abbandonare la ramazza e impugnare il lanciafiamme per dar corso ad una vera disinfestazione del movimento e della politica. Sono certa che Maroni non affonderà la testa nella sabbia di fronte alla questione morale come fanno i leader di quei partiti che contano centinaia e centinaia di indagati e condannati. Gli rivolgo, poi, due precise richieste nello spirito delle istanze che si levano dal territorio.
La prima riguarda il divieto interno alla Lega di assumere cariche elettive particolarmente lucrose, parlamentare italiano ed europeo o consigliere regionale, per più di due mandati. Non è più accettabile, infatti, che (a prescindere dal solo segretario federale per ovvi motivi di rappresentanza del movimento) esistano esponenti della Lega Nord i quali da 20 anni conservano la carica di consigliere regionale o che da 20 anni non abbiano mai mollato uno scranno parlamentare, anche transitando dal Parlamento italiano a quello europeo. Alla scadenza dei due mandati, i parlamentari e i consiglieri regionali tornino al loro territorio, eventualmente servendo la causa nei consigli provinciali e comunali di appartenenza o nelle segreterie del Movimento.
La seconda richiesta è di farsi promotore di una legge che, in considerazione della gravità della attuale congiuntura, parifichi il reato di pubblica corruzione in periodi di crisi (moralmente equiparabile allo sciacallaggio nel corso di calamità naturali) al reato di saccheggio, istituendo la fattispecie di "saccheggio della cosa pubblica", punito con identiche pene, ovvero dagli 8 ai 15 anni di reclusione. A mali estremi, estremi rimedi.
Alessandra Consonni (Presidente associazione Donne Padane - Lecco)
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