IV Novembre: forze sprecate

Oggi più che mai bisogna concretizzare gli insegnamenti del Presidente della Repubblica Sandro Pertini : “svuotare gli arsenali e riempire i granai”.
La nostra Costituzione è chiara. “L’Italia ripudia la guerra..”. Ritirare le nostre truppe dall’insensata guerra in Afghanistan che ha prodotto morte e spreco di miliardi è la prima cosa da fare subito.  Il Governo italiano la deve poi smettere  di buttare oltre 15 milioni l’anno per le svariate parate militari che vengono fatte nelle varie ricorrenze così come pure bisogna che la si smetta di sprecare annualmente decine di miliardi euro per le spese militari, anche perché non possiamo permettercelo in situazioni di gravissima crisi ecomico-finanziaria come questa che stiamo vivendo.
E’ scellerato e folle avere programmato spese  di riarmo per l’acquisto di:
·        131 cacciambombardieri JDf per un costo ipotizzato, ma destinato a lievitare, di oltre
      15 miliardi di euro;
·        96 caccia EUROFIGHTER  con un costo preventivo di 18 miliardi di euro
·        una portaerei, la Cavour , con un costo di circa 14 miliardi e più di euro
·        missili terra aria MEADS, per un programma cancellato, con una spesa di 600 milioni
·        70 semoventi PZH 200, mai usati, con un esborso di 464 milioni di euro
·        540 autoblindo PUMA, inadatti alla missione, per un costo di 340 milioni di euro
E’ poi anche da rivedere una spesa di 9,4 miliardi di euro per i 178.600 militari in servizio di cui ben 500 generali e 57.000 marescialli.
Il Governo dovrebbe, con un po’ di buon senso, anziché tagliare le spese per la scuola e la sanità pubblica tagliare drasticamente le spese per le armi e la guerra!
Un vero e concreto segnale di civiltà, per il contenimento della nostra spesa pubblica dovrebbe partire oltre che dalla tassazione delle ricchezze e dalla lotta all’evasione fiscale:
-          dall’immediato ritiro delle nostre truppe dai teatri di guerra
-          dalla riduzione delle spese militari e degli organici delle forze armate
-          dall’abolizione delle scuole militari di guerra
-          dalla riforma del Consiglio Supremo della Difesa
-          dalla riconversione industria militare.
G.Carlo Bandinelli - segreteria regionale PRC
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