Merate: la morte quale ''cardine'' per la vita. La conferenza del prof. Sini. 200 i presenti
La conferenza del prof. Carlo Sini, partita dal concetto filosofico di morte quale pensiero inesperibile dell'essere umano, è spaziata affrontando i pensieri di Hegel, Heidegger, Pindaro tracciando un percorso nel pensiero occidentale e nella sua "paura" ad affrontarne anche verbalmente il significato. La serata, organizzata dalla commissione cultura della parrocchia di Merate unitamente alla Semina, e inserita nel ciclo "Cerco un centro di gravità permanente", ha avuto come illustre relatore il prof. Carlo Sini che ha condotto le 200 persone in sala in una riflessione sulla morte, quale presenza drammatica nella vita.
Il filosofo Carlo Sini e il libraio Tommaso Meschi
"Nessuno di noi può dire di essere stato presente alla sua nascita e lo stesso nessuno potrà dire per la sua morte" ha esordito il filosofo, bene introdotto dal libraio Tommaso Meschi "l'inizio e la fine sono due luoghi limite che contraddistinguono il sapere. Tutti sappiamo che moriremo ma al tempo stesso non lo sappiamo. Si nasce agli altri, si muore agli altri". Affrontando il paradosso che non saremmo quello che siamo se non sapessimo di morire, il prof. Sini si è soffermato anche sulla Fede che per il credente rappresenta un appiglio ma che, non essendo una certezza, "non toglie l'angoscia".
In questo senso, ha spiegato, da parte di ogni religione c'è l'impegno a dare un senso alla vita, in quanto affetta dalla morte, e a tentare in ogni modo di affrontare quel passaggio, che nessuno potrà sperimentare. Sini ha poi approfonditi quattro cardini: terra, cielo, divini e mortali poiché, ha detto, "noi siamo figli del tempo e della morte perché ci confrontiamo con coloro che non hanno questi limiti". Per questo motivo, "l'uomo è illuminato dal sapere della morte che non rappresenta il semplice termine della vita". Dai riferimenti ai grandi pensatori, Sini ha estratto e proposto alla platea una serie di aforismi, divenuti poi riflessioni nel corso della conferenza.
A sinistra Pierangelo Marucco della "Semina". Primo a destra Paolo Casini della commissione cultura della parrocchia
"Solo colui che è capace di morte è umano e muore continuamente" e ancora "Si comincia a morire nel momento stesso in cui si comincia a vivere". Il pensiero della dipartita dalla terra è infatti quello che ci caratterizza in quanto umani ma, proprio per la nostra appartenenza alla civiltà occidentale, diventa un concetto difficile da accettare. "Ciò che ci differisce dall'animale sono il linguaggio e la morte. Quest'ultima infatti suggerisce le regole della vita comunitaria. La morte è ciò che custodisce, che ispira le azioni di vita, che insegna cos'è la vita. Ognuno di noi, morendo agli altri, affida a loro l'unica cosa che non può fare: dare un significato alla propria vita e consentire a loro i lasciare dei segni di quello che si è stati".Come di consueto l'intervento del relatore si è chiuso con un prolungato applauso che ha lasciato spazio agli interventi e alle riflessioni del pubblico.
A chiudere il ciclo di incontri
- Giovedì 25 ottobre 2012 - CineTeatro Manzoni, Merate
"La speranza: fra illusioni e consapevole visione del futuro" - Rel. suor Maria Gloria Riva
S.V.