Sulla vicenda della Fonderia San Martino

La vicenda della Fonderia S. Martino di Olginate ha purtroppo preso una china drammatica con la messa in liquidazione della Società e la perdita del posto di lavoro dei dipendenti. Lunedì 16 aprile ho partecipato alla assemblea indetta dal Comitato contro l’inquinamento della Fonderia, cui erano presenti anche alcuni lavoratori licenziati. Mi pare che la confusione sia stata sufficiente, con reciproci sterili scambi di accuse di responsabilità. Mi sembra che oggi l’obbiettivo principale sia quello di tutelare i lavoratori che hanno perso il posto di lavoro con tutte le iniziative possibili da parte degli Enti locali, in primis la Provincia di LECCO.
E, d’altra parte, ritengo che non sia nemmeno giusto dare per scontato il passaggio dell’area da destinazione industriale a residenziale, sia pure con l’inserimento di artigianato di servizio: credo sia possibile la convivenza tra i residenti e tipologie produttive o di terziario a basso impatto ambientale, che possano permettere un apprezzabile recupero di posti di lavoro.
Le preoccupazioni del Comitato circa il mantenimento di inquinamento residuo dovuto all’abbandono dell’area sono condivisibili, ma è pur vero che durante l’assemblea c’è stata una continua confusione di concetti, anche da parte delle figure istituzionali presenti. Ritengo sia legittimo chiedere al Comune un intervento di ARPA per verificare la necessità di una “messa in sicurezza” dell’insediamento, vale a dire l’eliminazione dei pericoli incombenti di inquinamento e danno alla salute. Questo concetto è stato confuso però costantemente con la “bonifica”, che significa una serie di interventi di rimozione / trattamento / disinquinamento da effettuare in relazione alla nuova destinazione dell’area.
Continuo  a pensare che i migliori risultati per tutti possano essere raggiunti evitando sterili contrapposizioni tra ex lavoratori della Fonderia e cittadini e con il miglior coordinamento operativo di soggetti pubblici coinvolti.
Giorgio
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