Lettera di Gabriella Zaina. 8 marzo: festeggiamo?
8 marzo FESTA DELLE DONNE, così viene definita questa data, ma c'è proprio da festeggiare? Intanto ricordiamo che la Giornata è stata istituita in ricordo dell'incendio che causò la morte di operaie rinchiuse (vietato uscire per una pausa) in una fabbrica americana agli inizi del '900.
La ricorrenza è occasione per ricordare le conquiste sociali e culturali raggiunte da allora, ma anche per denunciare e mantenere alta l'attenzione sulle discriminazioni e difficoltà che ancora oggi le donne vivono.
La Comunità Europea ha diffuso i dati sulle retribuzioni delle donne che sono mediamente il 16% più basse di quelle degli uomini, questo dovuto soprattutto alla difficoltà di conciliare famiglia e lavoro sia per lavoratrici dipendenti sia professioniste o autonome.
Le politiche di conciliazione sono fondamentali per consentire ad una donna di rimanere nel mondo del lavoro. Infatti ancora oggi prevale all'80% come compito della donna il lavoro di cura (famiglia, figli, anziani) che la obbligano a dover fare salti mortali per adeguarsi ad una organizzazione del lavoro che ha tempi rigidi e ad una mancanza cronica di servizi sui quali contare. La scelta obbligata di molte è quella di uscire dal mercato proprio per impossibilità di variare gli orari, costi eccessivi dei servizi, mancanza di rete familiare (nonne disponibili).
La Regione Lombardia ha avviato la Dote Conciliazione: un vaucher di 200 euro mensili (per soli 8 mesi) a lavoratrici, solo di alcune categorie, è una goccia che non riesce a dare risposte concrete e durature al problema. Infatti solo 170 sono state le domande presentate su circa 3000 nascite in provincia. Oltre a molti altri difetti il sistema vaucher alla madre, come sottolinea anche la Consigliera di parità nella sua relazione annuale, è contrario ai principi di parità tra i genitori: nella Dote non sono mai coinvolti i padri dando ancora una volta prova della mentalità arcaica dei nostri legislatori per cui è compito della madre crescere i figli.
Altro grave problema che colpisce le donne è la violenza: in questi ultimi giorni i gravi fatti di cronaca ricordano quante siano le donne vittime di delitti a sfondo sessuale o "passionali" e quante subiscono violenze fisiche e psicologiche soprattutto all'interno della famiglia. Anche la sentenza che sancisce la non obbligatorietà del carcere per reati di stupro ha purtroppo dato, grazie all'enfasi dei titoli dei media, il messaggio che chi compie questi reati rimarrà impunito e crea nelle vittime ancora più sfiducia nella denuncia di ciò che hanno subito. Anche qui lo Stato e soprattutto Regione e Provincia che dovrebbero organizzare e gestire con altre istituzioni una rete di strutture e idonee per rispondere alle esigenze di donne maltrattate e prevenire queste situazioni sono ancora troppo inefficaci.
Sono quindi le associazioni che svolgono sul territorio le azioni più urgenti e concrete, prendendo pochi spiccioli di finanziamenti e lavorando intensamente.
E la nostra partecipazione alla vita "pubblica"? In molte siamo impegnate in partiti, istituzioni, associazioni ma... la percentuale è ancora piccola rispetto ad altri paesi. Lo stesso vale per i quadri dirigenti di aziende in cui le donne faticano ad entrare a meno che siano aziende "di famiglia".
Non ci sono donne "competenti" come spesso si sente dire o ci sono ancora meccanismi di esclusione più o meno espliciti dai luoghi dove si decide?
Un riconoscimento affettuoso da parte di mariti, compagni, amici è un gesto importante o una serata di svago si passa volentieri in compagnia di amiche che condividono quotidianamente gli stessi problemi , ma la Giornata della Donna non può ridursi a questo!!!
Le cose da fare per raggiungere un modello di società organizzato tenendo conto che siamo il 52% della popolazione sono ancora molte sia a livello legislativo, con proposte di leggi nazionali e regionali, sia culturale per far capire che si può e si deve cambiare.
Non scoraggiamoci e continuiamo a lavorare insieme: in fondo se analizziamo bene le cose le donne, come ha scritto in un libro una economista, "reggono il mondo"!
Gabriella Zaina: donne@pdlecco.it
La ricorrenza è occasione per ricordare le conquiste sociali e culturali raggiunte da allora, ma anche per denunciare e mantenere alta l'attenzione sulle discriminazioni e difficoltà che ancora oggi le donne vivono.
La Comunità Europea ha diffuso i dati sulle retribuzioni delle donne che sono mediamente il 16% più basse di quelle degli uomini, questo dovuto soprattutto alla difficoltà di conciliare famiglia e lavoro sia per lavoratrici dipendenti sia professioniste o autonome.
Le politiche di conciliazione sono fondamentali per consentire ad una donna di rimanere nel mondo del lavoro. Infatti ancora oggi prevale all'80% come compito della donna il lavoro di cura (famiglia, figli, anziani) che la obbligano a dover fare salti mortali per adeguarsi ad una organizzazione del lavoro che ha tempi rigidi e ad una mancanza cronica di servizi sui quali contare. La scelta obbligata di molte è quella di uscire dal mercato proprio per impossibilità di variare gli orari, costi eccessivi dei servizi, mancanza di rete familiare (nonne disponibili).
La Regione Lombardia ha avviato la Dote Conciliazione: un vaucher di 200 euro mensili (per soli 8 mesi) a lavoratrici, solo di alcune categorie, è una goccia che non riesce a dare risposte concrete e durature al problema. Infatti solo 170 sono state le domande presentate su circa 3000 nascite in provincia. Oltre a molti altri difetti il sistema vaucher alla madre, come sottolinea anche la Consigliera di parità nella sua relazione annuale, è contrario ai principi di parità tra i genitori: nella Dote non sono mai coinvolti i padri dando ancora una volta prova della mentalità arcaica dei nostri legislatori per cui è compito della madre crescere i figli.
Altro grave problema che colpisce le donne è la violenza: in questi ultimi giorni i gravi fatti di cronaca ricordano quante siano le donne vittime di delitti a sfondo sessuale o "passionali" e quante subiscono violenze fisiche e psicologiche soprattutto all'interno della famiglia. Anche la sentenza che sancisce la non obbligatorietà del carcere per reati di stupro ha purtroppo dato, grazie all'enfasi dei titoli dei media, il messaggio che chi compie questi reati rimarrà impunito e crea nelle vittime ancora più sfiducia nella denuncia di ciò che hanno subito. Anche qui lo Stato e soprattutto Regione e Provincia che dovrebbero organizzare e gestire con altre istituzioni una rete di strutture e idonee per rispondere alle esigenze di donne maltrattate e prevenire queste situazioni sono ancora troppo inefficaci.
Sono quindi le associazioni che svolgono sul territorio le azioni più urgenti e concrete, prendendo pochi spiccioli di finanziamenti e lavorando intensamente.
E la nostra partecipazione alla vita "pubblica"? In molte siamo impegnate in partiti, istituzioni, associazioni ma... la percentuale è ancora piccola rispetto ad altri paesi. Lo stesso vale per i quadri dirigenti di aziende in cui le donne faticano ad entrare a meno che siano aziende "di famiglia".
Non ci sono donne "competenti" come spesso si sente dire o ci sono ancora meccanismi di esclusione più o meno espliciti dai luoghi dove si decide?
Un riconoscimento affettuoso da parte di mariti, compagni, amici è un gesto importante o una serata di svago si passa volentieri in compagnia di amiche che condividono quotidianamente gli stessi problemi , ma la Giornata della Donna non può ridursi a questo!!!
Le cose da fare per raggiungere un modello di società organizzato tenendo conto che siamo il 52% della popolazione sono ancora molte sia a livello legislativo, con proposte di leggi nazionali e regionali, sia culturale per far capire che si può e si deve cambiare.
Non scoraggiamoci e continuiamo a lavorare insieme: in fondo se analizziamo bene le cose le donne, come ha scritto in un libro una economista, "reggono il mondo"!
Gabriella Zaina: donne@pdlecco.it