Airuno, Brivio, Calco, Olgiate insieme per gli 80 anni dalla Liberazione
Grande cerimonia quella organizzata dai Comuni di Airuno, Brivio, Calco e Olgiate Molgora nella mattinata di venerdì 25 aprile per celebrare gli 80 anni dalla Liberazione dell’Italia. Come ogni anno le amministrazioni, insieme ai gruppi Alpini e le associazioni locali, dopo aver onorato i propri caduti ai rispettivi monumenti in centro paese e nelle frazioni, si sono ritrovate per festeggiare insieme la ricorrenza al Cippo dei Partigiani.


Due le novità che hanno contraddistinto la cerimonia quest’anno. La prima è stata la presenza del Comune di Airuno che – come già faceva in passato – è tornato a partecipare alla cerimonia insieme ai tre paesi limitrofi; la seconda è stata il punto di partenza del corteo, che quest’anno non è stato il parcheggio delle scuole di Brivio, bensì quello della Casa dei Ragazzi IAMA Onlus di Olgiate Molgora, sita nella frazione San Zeno.



È da lì che, poco dopo le 11, il Corpo Musicale Giulia Recli di Brivio – preceduto dalla Polizia Locale – ha guidato il nutrito gruppo di gente dopo aver suonato “O bella ciao”. Oltre ai sindaci Giovanni Battista Bernocco di Olgiate, Stefano Motta di Calco, Gianfranco Lavelli di Airuno, la vicesindaca di Brivio Roberta Agostoni, diversi componenti delle quattro amministrazioni, gli Alpini dei tre gruppi locali, il Comandante del Corpo Intercomunale di Polizia Locale Alberto Maggioni, il Comandante della Stazione dei Carabinieri di Brivio Vincenzo Valenza e il parroco airunese don Ruggero Fabris, hanno preso parte alla manifestazione moltissimi rappresentanti di associazioni come la Pro Loco, l’Aido e la Fabio Sassi di Airuno, l’Aido di Olgiate e Calco, l’Avis di Brivio e altri sodalizi, e anche diversi cittadini, tutti con i mano i papaveri realizzati all’uncinetto dalle signore di Calco e Arlate.


Dopo aver percorso un breve tratto di via Cesare Cantù, all’altezza del lavatoio il corteo ha proseguito in via della Corna per poi svoltare in via Collodi, via Stoppani e infine via Padre Vittorio Mauri e poi rimettersi su via Cantù, da cui è giunto in via XXV Aprile e da lì è approdato al Cippo dei Partigiani, dove il 26 aprile del 1945 Enrico Mandelli e Pietro Ripamonti sacrificarono la loro vita per la riconquista della Libertà.
Come è da tradizione è stato eseguito il rito di alzabandiera sotto le note dell’Inno d’Italia e don Ruggero Fabris ha poi provveduto alla benedizione delle corone d’alloro. A tenere il discorso istituzionale quest’anno è stato il sindaco di Airuno, Gianfranco Lavelli, che ha voluto innanzitutto ringraziare tutte le persone presenti. “È motivo di grande soddisfazione per me essere qui oggi – ha detto. – Per anni ho partecipato a questa celebrazione stando tra il pubblico. Il secondo motivo è quello di aver riportato dopo cinque anni il mio Comune a festeggiare qui il 25 Aprile. Se è vero che è bello festeggiare all’interno della propria comunità, è altrettanto vero che è ancora più bello festeggiarlo insieme a chi ci sta vicino. A mio avviso il 25 Aprile è la festa di tutta Italia”.


Il primo cittadino airunese ha proseguito esprimendo la sua visione di questa ricorrenza. “Credo che sia il ricordo di un sentimento espresso dai nostri padri in quel periodo ed è un’espressione che possiamo dividere in tre fasi. La prima fu quella che animò uomini e donne di quel tempo e li convinse a ritirarsi per sfuggire ai rastrellamenti e organizzare una Resistenza a quella dittatura. La seconda fu quella che sospinse i nostri genitori a scrivere la Carta Costituzionale, la base della nostra democrazia. La terza è quella che sostenne i nostri padri a ricostruire un paese che era distrutto sotto tutti gli aspetti. È grazie a loro se oggi siamo qui”.


“Quest’anno il 25 Aprile ci trova in un momento di angoscia per la scomparsa di Papa Francesco. Un uomo che si è speso costantemente per la Pace e che ha sempre e solo parlato di Pace, a differenza di tante altre persone”.


Rivolgendosi poi ai numerosi presenti, ha concluso: “La visione di città distrutte ci deve convincere oggi come 80 anni fa che l’unica strada da seguire è quella della ricerca della pace, ricerca che possiamo effettuare solo costruendo un’Europa più forte e più Unità. Pace, democrazia, parità di trattamento di tutte le donne e uomini sono beni che vanno difesi coltivati e accuditi tutti i giorni, se non vogliamo che i tempi bui possano tornare. E dobbiamo stare attenti. Vediamo ultimamente che certi gesti, certi saluti tornano a farsi vedere. Stiamo attenti e vigili di fronte al tentativo di riscrivere la Storia. Noi siamo qui per dire che quel passato era male, male assoluto e che non vogliamo che torni. Restiamo vigili e diffidiamo di chi oggi come ieri fa fatica a condannare quel passato e non si esprime sulla condanna di quel periodo”.

La cerimonia è proseguita con la deposizione delle corone d’alloro sul monumento ai caduti. Il sindaco Stefano Motta ha voluto ringraziare pubblicamente gli Alpini per l’impegno che ogni anno mettono nella posa delle bandiere ai monumenti, le signore di Calco per aver realizzato i papaveri all’uncinetto e l’associazione Artelab per aver decorato la rotonda dei partigiani. Prima di congedarsi, dal pubblico qualcuno ha preso a intonare “O bella ciao” e subito è stato seguito da molte persone e poi dal Corpo Musicale Giulia Recli, che ha quindi regalato un ultimo sentito – e soprattutto voluto – brano prima della chiusura della cerimonia.


Due le novità che hanno contraddistinto la cerimonia quest’anno. La prima è stata la presenza del Comune di Airuno che – come già faceva in passato – è tornato a partecipare alla cerimonia insieme ai tre paesi limitrofi; la seconda è stata il punto di partenza del corteo, che quest’anno non è stato il parcheggio delle scuole di Brivio, bensì quello della Casa dei Ragazzi IAMA Onlus di Olgiate Molgora, sita nella frazione San Zeno.



È da lì che, poco dopo le 11, il Corpo Musicale Giulia Recli di Brivio – preceduto dalla Polizia Locale – ha guidato il nutrito gruppo di gente dopo aver suonato “O bella ciao”. Oltre ai sindaci Giovanni Battista Bernocco di Olgiate, Stefano Motta di Calco, Gianfranco Lavelli di Airuno, la vicesindaca di Brivio Roberta Agostoni, diversi componenti delle quattro amministrazioni, gli Alpini dei tre gruppi locali, il Comandante del Corpo Intercomunale di Polizia Locale Alberto Maggioni, il Comandante della Stazione dei Carabinieri di Brivio Vincenzo Valenza e il parroco airunese don Ruggero Fabris, hanno preso parte alla manifestazione moltissimi rappresentanti di associazioni come la Pro Loco, l’Aido e la Fabio Sassi di Airuno, l’Aido di Olgiate e Calco, l’Avis di Brivio e altri sodalizi, e anche diversi cittadini, tutti con i mano i papaveri realizzati all’uncinetto dalle signore di Calco e Arlate.


Dopo aver percorso un breve tratto di via Cesare Cantù, all’altezza del lavatoio il corteo ha proseguito in via della Corna per poi svoltare in via Collodi, via Stoppani e infine via Padre Vittorio Mauri e poi rimettersi su via Cantù, da cui è giunto in via XXV Aprile e da lì è approdato al Cippo dei Partigiani, dove il 26 aprile del 1945 Enrico Mandelli e Pietro Ripamonti sacrificarono la loro vita per la riconquista della Libertà.

Come è da tradizione è stato eseguito il rito di alzabandiera sotto le note dell’Inno d’Italia e don Ruggero Fabris ha poi provveduto alla benedizione delle corone d’alloro. A tenere il discorso istituzionale quest’anno è stato il sindaco di Airuno, Gianfranco Lavelli, che ha voluto innanzitutto ringraziare tutte le persone presenti. “È motivo di grande soddisfazione per me essere qui oggi – ha detto. – Per anni ho partecipato a questa celebrazione stando tra il pubblico. Il secondo motivo è quello di aver riportato dopo cinque anni il mio Comune a festeggiare qui il 25 Aprile. Se è vero che è bello festeggiare all’interno della propria comunità, è altrettanto vero che è ancora più bello festeggiarlo insieme a chi ci sta vicino. A mio avviso il 25 Aprile è la festa di tutta Italia”.


Il primo cittadino airunese ha proseguito esprimendo la sua visione di questa ricorrenza. “Credo che sia il ricordo di un sentimento espresso dai nostri padri in quel periodo ed è un’espressione che possiamo dividere in tre fasi. La prima fu quella che animò uomini e donne di quel tempo e li convinse a ritirarsi per sfuggire ai rastrellamenti e organizzare una Resistenza a quella dittatura. La seconda fu quella che sospinse i nostri genitori a scrivere la Carta Costituzionale, la base della nostra democrazia. La terza è quella che sostenne i nostri padri a ricostruire un paese che era distrutto sotto tutti gli aspetti. È grazie a loro se oggi siamo qui”.


Al microfono il sindaco Gianfranco Lavelli di Airuno, poi Giovanni Battista Bernocco di Olgiate, Stefano Motta di Calco e Roberta Agostoni vicesindaca di Brivio
Parlando del presente, invece, Lavelli ha sottolineato il fatto che per quasi 80 anni si ha avuto pace in Europa. “La folle aggressione della Russia all’Ucraina ci ha fatto capire che anche in Europa la pace non è un bene assoluto cui si ha sempre diritto, ma è un valore al quale dobbiamo prestare sempre la nostra attenzione. Non è una condizione che una volta raggiunta resta per sempre, inattaccabile o immodificabile. È qualcosa che va costruito di giorno in giorno” ha proseguito, ricordando inoltre la recente scomparsa di Papa Francesco. “Quest’anno il 25 Aprile ci trova in un momento di angoscia per la scomparsa di Papa Francesco. Un uomo che si è speso costantemente per la Pace e che ha sempre e solo parlato di Pace, a differenza di tante altre persone”.


Rivolgendosi poi ai numerosi presenti, ha concluso: “La visione di città distrutte ci deve convincere oggi come 80 anni fa che l’unica strada da seguire è quella della ricerca della pace, ricerca che possiamo effettuare solo costruendo un’Europa più forte e più Unità. Pace, democrazia, parità di trattamento di tutte le donne e uomini sono beni che vanno difesi coltivati e accuditi tutti i giorni, se non vogliamo che i tempi bui possano tornare. E dobbiamo stare attenti. Vediamo ultimamente che certi gesti, certi saluti tornano a farsi vedere. Stiamo attenti e vigili di fronte al tentativo di riscrivere la Storia. Noi siamo qui per dire che quel passato era male, male assoluto e che non vogliamo che torni. Restiamo vigili e diffidiamo di chi oggi come ieri fa fatica a condannare quel passato e non si esprime sulla condanna di quel periodo”.

La cerimonia è proseguita con la deposizione delle corone d’alloro sul monumento ai caduti. Il sindaco Stefano Motta ha voluto ringraziare pubblicamente gli Alpini per l’impegno che ogni anno mettono nella posa delle bandiere ai monumenti, le signore di Calco per aver realizzato i papaveri all’uncinetto e l’associazione Artelab per aver decorato la rotonda dei partigiani. Prima di congedarsi, dal pubblico qualcuno ha preso a intonare “O bella ciao” e subito è stato seguito da molte persone e poi dal Corpo Musicale Giulia Recli, che ha quindi regalato un ultimo sentito – e soprattutto voluto – brano prima della chiusura della cerimonia.
E.Ma.