''Alle fronde dei salici'', poesia per l'80.mo della Liberazione
Per festeggiare l’ottantesimo compleanno della festa di liberazione dall’occupazione nazifascista propongo l’incipit di alcune testimonianze da “Una lunga storia di Libertà: dalla resistenza all'impegno sindacale”, (Coop. Editoriale Logos, 1996, Lecco, - Camera del Lavoro, a cura di Enrico Magni -) e la poesia ‘Alle Fronde dei salici’ di Salvatore Quasimodo.
Luisa Denti, nata a Lecco 1929. Presente. “Avevo finito le scuole nel 1943, e verso la metà del 1944 ho cominciato a lavorare per il PCI; facevo lavori di copiatura di documenti, volantini e cose del genere. Nel settembre del '44, le staffette partigiane tenevano i collegamenti tra le formazioni che stavano in Valtellina. La divisione della Brigata Garibaldi aveva sede a Lecco e la base a Milano. Mi hanno chiamata per sostituire una staffetta, così ho cominciato a lavorare per le formazioni partigiane. Collegavo Lecco con la montagna e Milano. Partivo da Lecco, andavo a Milano a prendere i documenti, i soldi, le armi. La segreteria del partito era a Como e andavo a prendere il materiale di propaganda e a volte le armi. Mi recavo spesso in Valtellina a Talamona e a Morbegno. Tenevo i collegamenti anche con le brigate che stavano di là dal lago, come con la 52 di Dongo”.
Giorgio Avagnina, nato a Mondovi 1923. Presente. “Sono diventato partigiano dopo l '8 settembre. Ho frequentato l'Istituto Tecnico a Mondovì. Il mio primo impiego, prima di andare a militare, è stato in una fonderia di Mondovì. Ho fatto un anno di guerra. Nel settembre del '42 sono stato chiamato alle armi e sono finito al Genio, alla Compagnia Mobilitata Ferrovieri a Torino credendo di imboscarmi”.
Virgilio Vanalli, nato a Cisano Bergamasco 1913. Presente. “ Ero partigiano dei GAP, portavo le armi ai partigiani in montagna e organizzavo la Resistenza in città. Mi arrestarono all'Arlenico con delle armi. Dovevo consegnarle ai partigiani. Mi dispiaceva lasciare le armi nascoste sui monti all’aperto, temevo che si rovinassero. Possedevo una casa fuori città e lì, in accordo con gli altri partigiani, le nascondevo”.
Valentino Invernizzi, nato a Lecco 1917 Presente. “Sono nato e cresciuto a Germanedo. La mia casa non è mai stata una casa di fascisti. Durante il ventennio fascista sono vissuto a Lecco. Nel '37, quando frequentavo la terza dell'Istituto Inferiore, fu imposta agli studenti l'iscrizione all'opera Balilla. Mia madre mi disse: «Vai a vedere quanto si paga quest'anno di tassa scolastica». Mi sono recato all'istituto in via Antonio Ghislanzoni, chiesi alla segretaria quanto bisognasse pagare: «8-9 lire, più altre 5 lire per la tessera dei Balilla». Mio papà ha replicato: «5 lire per i Balilla del fascio? Se è cosi, tu non andrai più a scuola. Se ne avrai voglia, studierai la sera». La mattina dopo mi ha dato 8-9 lire, dicendomi: «Le 5 lire per la tessera Balilla non si pagano. Se proprio le vogliono, starai a casa »”.
Pino Galbani, nato a Lecco 1926. Presente. “Aspettavo la Liberazione fin dal giorno in cui sono stato imprigionato. Sapevamo che la guerra sarebbe finita, che un giorno ci avrebbero liberati. Non avevamo nessuna informazione, però si sentiva che la Liberazione doveva essere vicina perché nel campo c'era un grande fermento. Una decina di giorni prima della Liberazione, c'è stata una sommossa nel campo di Mauthausen, organizzata da un comitato di liberazione che esisteva all'interno del campo. Tuttavia, il 21 aprile nel campo di prigionia di Mauthausen e Gusen sono stati uccisi una cinquantina di prigionieri.”
Bruno Sacerdote, nato a Milano 1924. Presente. “Provengo da una famiglia di ebrei. Nel 1938 sono stato espulso dalla scuola, non ho potuto continuare gli studi. Questo è stato uno dei primi provvedimenti antisemiti; inoltre, l'ufficio di collocamento non mi diede il nullaosta per andare a lavorare. Sul libretto di lavoro c'era scritto Razza Ebraica. Gli ebrei non potevano lavorare. Ero esentato dal servizio militare. Mio padre dovette chiudere il negozio a Milano. Gli ebrei non potevano tenere nemmeno la radio, la donna di servizio”.
Nel testo ci sono anche le testimonianze di Pio Galli, Angelo Frigerio, Regina Aondio Funes, Sergio Frisio, Gabriele Invernizzi, Spartaco Mauri. “
…Su i gradini della morte/ Scrivo il tuo nome…Libertà ( Paul Éluard)
E come potevano noi cantare
Con il piede straniero sopra il cuore
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull'erba dura di ghiaccio, al lamento
d'agnello dei fanciulli, all'urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese
oscillavano lievi al triste vento.
Luisa Denti, nata a Lecco 1929. Presente. “Avevo finito le scuole nel 1943, e verso la metà del 1944 ho cominciato a lavorare per il PCI; facevo lavori di copiatura di documenti, volantini e cose del genere. Nel settembre del '44, le staffette partigiane tenevano i collegamenti tra le formazioni che stavano in Valtellina. La divisione della Brigata Garibaldi aveva sede a Lecco e la base a Milano. Mi hanno chiamata per sostituire una staffetta, così ho cominciato a lavorare per le formazioni partigiane. Collegavo Lecco con la montagna e Milano. Partivo da Lecco, andavo a Milano a prendere i documenti, i soldi, le armi. La segreteria del partito era a Como e andavo a prendere il materiale di propaganda e a volte le armi. Mi recavo spesso in Valtellina a Talamona e a Morbegno. Tenevo i collegamenti anche con le brigate che stavano di là dal lago, come con la 52 di Dongo”.
Giorgio Avagnina, nato a Mondovi 1923. Presente. “Sono diventato partigiano dopo l '8 settembre. Ho frequentato l'Istituto Tecnico a Mondovì. Il mio primo impiego, prima di andare a militare, è stato in una fonderia di Mondovì. Ho fatto un anno di guerra. Nel settembre del '42 sono stato chiamato alle armi e sono finito al Genio, alla Compagnia Mobilitata Ferrovieri a Torino credendo di imboscarmi”.
Virgilio Vanalli, nato a Cisano Bergamasco 1913. Presente. “ Ero partigiano dei GAP, portavo le armi ai partigiani in montagna e organizzavo la Resistenza in città. Mi arrestarono all'Arlenico con delle armi. Dovevo consegnarle ai partigiani. Mi dispiaceva lasciare le armi nascoste sui monti all’aperto, temevo che si rovinassero. Possedevo una casa fuori città e lì, in accordo con gli altri partigiani, le nascondevo”.
Valentino Invernizzi, nato a Lecco 1917 Presente. “Sono nato e cresciuto a Germanedo. La mia casa non è mai stata una casa di fascisti. Durante il ventennio fascista sono vissuto a Lecco. Nel '37, quando frequentavo la terza dell'Istituto Inferiore, fu imposta agli studenti l'iscrizione all'opera Balilla. Mia madre mi disse: «Vai a vedere quanto si paga quest'anno di tassa scolastica». Mi sono recato all'istituto in via Antonio Ghislanzoni, chiesi alla segretaria quanto bisognasse pagare: «8-9 lire, più altre 5 lire per la tessera dei Balilla». Mio papà ha replicato: «5 lire per i Balilla del fascio? Se è cosi, tu non andrai più a scuola. Se ne avrai voglia, studierai la sera». La mattina dopo mi ha dato 8-9 lire, dicendomi: «Le 5 lire per la tessera Balilla non si pagano. Se proprio le vogliono, starai a casa »”.
Pino Galbani, nato a Lecco 1926. Presente. “Aspettavo la Liberazione fin dal giorno in cui sono stato imprigionato. Sapevamo che la guerra sarebbe finita, che un giorno ci avrebbero liberati. Non avevamo nessuna informazione, però si sentiva che la Liberazione doveva essere vicina perché nel campo c'era un grande fermento. Una decina di giorni prima della Liberazione, c'è stata una sommossa nel campo di Mauthausen, organizzata da un comitato di liberazione che esisteva all'interno del campo. Tuttavia, il 21 aprile nel campo di prigionia di Mauthausen e Gusen sono stati uccisi una cinquantina di prigionieri.”
Bruno Sacerdote, nato a Milano 1924. Presente. “Provengo da una famiglia di ebrei. Nel 1938 sono stato espulso dalla scuola, non ho potuto continuare gli studi. Questo è stato uno dei primi provvedimenti antisemiti; inoltre, l'ufficio di collocamento non mi diede il nullaosta per andare a lavorare. Sul libretto di lavoro c'era scritto Razza Ebraica. Gli ebrei non potevano lavorare. Ero esentato dal servizio militare. Mio padre dovette chiudere il negozio a Milano. Gli ebrei non potevano tenere nemmeno la radio, la donna di servizio”.
Nel testo ci sono anche le testimonianze di Pio Galli, Angelo Frigerio, Regina Aondio Funes, Sergio Frisio, Gabriele Invernizzi, Spartaco Mauri. “
…Su i gradini della morte/ Scrivo il tuo nome…Libertà ( Paul Éluard)
Enrico Magni