Montevecchia: don Bruno Maggioni festeggia il 40esimo di ordinazione sacra con la processione mariana dell'Angelo

E' tornato nella “sua” Montevecchia per fare memoria di quando, quarant'anni prima, era stato ordinato sacerdote (ultimo giovane del paese a vestire l'abito talare) e per unirsi alla comunità in uno dei due momenti particolarmente cari, quello del lunedì dell'Angelo, quando la statua della Madonna del Carmelo esce dal santuario e, portata a spalla dai membri della confraternita avvolti dalla mantella bianco-azzurra, percorre per due volte la scala santa, attraversa il centro storico e l'emiciclo con la via Crucis in arenaria e poi torna sotto il portico della chiesa.
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Un rituale che ogni anno emoziona e raccoglie tantissime persone un po' da tutto il territorio oltre naturalmente agli ignari turisti che, nella gita fuori porta festiva, incappano anche in una tradizione religiosa qui ancora molto sentita.
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Don Luigi, don Fabio e don Bruno

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Per don Bruno Maggioni la solenne celebrazione di questa mattina è stata carica di ricordi, aneddoti di ieri e di oggi, piccoli pensieri di riflessione, seppur turbati dalla notizia della morte di Papa Francesco, giunta pochi attimi dopo che la processione, attorno alle 10.10, aveva preso avvio iniziando a percorrere in discesa i gradini. Pontefice che, ha ricordato don Bruno, lo aveva salutato con il pollice alzato in segno di “ok” e poi aveva agitato la mano come quando ai dispettosi si dice “varda' ve', fai il bravo” probabilmente riferendosi alle sue note e numerose comparsate in televisione (la prossima, ha annunciato a fine celebrazione, sarà mercoledì su Rai 1 con la Balivo)



Con il sorriso che lo contraddistingue, e che aveva tratto in inganno i medici durante un suo ricovero che lo avevano confortato dicendogli che non era necessario essere sorridenti visto il momento, il sacerdote ha ricordato le sue 37 guide fatte per le strade del meratese prima di poter ottenere la patente, la sua nomea tra i meccanici della Valsassina (dove ora presta servizio) e di Lecco che gli ricordano come non sia la macchina ad avere problemi, i pomeriggi da bambino trascorsi sulle scale del santuario a giocare e poi i tanti sacerdoti incontrati nel corso della sua vita.
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Perchè, ha rimarcato con forza, a Montevecchia è nata, si è accresciuta ed è poi sbocciata la sua vocazione che lo ha portato a essere un po' “nomade”, lui che non amava uscire dal paesello ma che per amore del Vangelo ha trovato la forza e ne ha scoperto la ricchezza.

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Terminata la funzione, dove non sono mancati i ringraziamenti per la famiglia e per tutte le persone incontrate in questi anni, anche quelle attraverso l'esperienza televisiva, con don Fabio Biancaniello e don Luigi Colombo, il festeggiato si è spostato sul sagrato.
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Davanti alla Madonna del Carmelo e con la sua reliquia tra le mani, ha benedetto i fedeli assiepati ai piedi della scalinata, lasciando che la sua voce si spargesse nella valle dove qua e là si sentivano ancora i rintocchi delle campane a lutto per la morte del Pontefice.
S.V.
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