Il Papa varca la soglia dell’eternità lasciandoci in eredità la misericordia e il coraggio del dubbio. Addio Francesco

C’era un silenzio sospeso, quasi irreale, nell’aria densa di attesa. Bollettino dopo bollettino, il silenzio, sembrava attraversare le mura antiche del Vaticano, le piazze affollate di fedeli, le case lontane di chi, da uno schermo, attendeva con il fiato sospeso. In quel silenzio, si intuiva che qualcosa stava per accadere. Poi, come un soffio di vento che scompiglia l’anima, la notizia, quasi improvvisa, dopo il miglioramento delle sue condizioni cliniche e dopo averlo visto, ieri, alla benedizione Urbi et Orbi. La mente corre subito al suo volto segnato dal tempo, agli occhi profondi che nascondevano il peso di infinite preoccupazioni, una tenerezza infinita e una fatica, figlia dell’età. Papa Francesco, il “Papa venuto dalla fine del mondo”, l’uomo che ha voluto chiamarsi come il poverello di Assisi, ci ha lasciato. E con lui se ne va un pezzo di storia, un’epoca di luci e ombre, di molte aperture coraggiose e di alcune fratture dolorose. Papa Francesco ha saputo affascinare il mondo con la sua semplicità e al tempo stesso dividerlo con le sue scelte. Ha sorriso agli ultimi, ha abbracciato gli emarginati, ha parlato ai lontani, ma ha anche spiazzato chi cercava certezze incrollabili. Era un uomo che costruiva ponti, un Ponti-fex, e lasciava aperti interrogativi, un riformatore che ha spalancato le porte che forse non tutti erano pronti a varcare.
santoropapa1.jpg (82 KB)La sua eredità è complessa: ha plasmato una Chiesa in uscita, viva nella periferia, in una via con la nebbia densa; ha denunciato le rigidità, ma ha alimentato il timore di una perdita di identità; ha portato la misericordia al centro, ma ha lasciato aperte ferite che faticheranno a rimarginarsi. Ora, nel cuore dell'Anno Santo che tanto aveva atteso, il suo incontro con Dio assume il sapore di un Giubileo dell'anima: il compimento di un pellegrinaggio terreno, faticoso e pienamente vissuto. Se il Giubileo è tempo di riconciliazione, perdono e rinnovamento, non possiamo non pensare al Papa che, riconciliato con il suo Signore, chiude il libro della sua vita con tutte le sue pagine luminose. Papa Francesco ha insegnato, in primis a me, che la fede non è una fortezza da difendere, ma una strada da percorrere, in salita, polverosa e incerta. Ha sfidato le convenzioni, ha scosso le istituzioni, ha voluto una Chiesa pienamente umana e vicina e ha anche esposto la comunità cristiana a fragilità nuove. Cosa resterà di questo pontificato? Per me, soprattutto, resterà la tensione alla misericordia: un invito costante a non giudicare le persone, a perdonare le azioni, ad accogliere l’umano nella sua totalità, in un mondo che forse si ferma all’apparenza, ai “cuoricini” dei social, a una realtà artificiale. Questa tensione, non priva di difficoltà, è ciò che conservo più profondamente. Forse non ci saranno risposte definitive, ma resterà la consapevolezza che il cammino della fede è fatto di piccoli o grandi passi coraggiosi e di esitazioni, di abbracci e di domande.
santoropapa2.jpg (48 KB)Ci mancherà, Papa Francesco, con il suo sguardo umano e i suoi silenzi carichi di significato. Sta a noi, ora, raccogliere ciò che ha seminato, con onestà e spirito critico, fedeli al Vangelo e consapevoli delle sfide di un mondo che cambia. In una cornice poetica, come un sussurro che si perde nel vento, le parole di Santa Teresa d’Avila risuonano come una preghiera eterna: «Nulla ti turbi, nulla ti spaventi, tutto passa, Dio non cambia mai». E quando gli occhi dei fedeli si riempiono di lacrime e i cuori si stringono nel dolore, immaginiamo Papa Francesco aprire la grande Porta Santa e varcare la soglia del mondo della Verità, sicuramente accolto dall'abbraccio misericordioso di Dio e dall’amorevole sguardo della Madre. Che questa immagine, come un filo d’oro, sia impressa nel nostro ricordo di questo Papa e accompagni il cammino della Chiesa, sostenendo l’anima della comunità cristiana con la certezza che l’amore di Dio resta saldo oltre ogni tempo e ogni pontificato. Che il suo addio, come un ultimo sguardo pieno di amore, ci commuova e ci sproni a continuare il viaggio con fede incrollabile.

Pietro Santoro
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