Church pocket/58, venerdì Santo. “Signore, perdonale”: il grido d’amore di Suor Maria Laura, un Cristo dei nostri giorni

Oggi lasciamo che il vento della Settimana Santa ci porti più andati, come il vento in poppa: dopo aver camminato accanto a personaggi che hanno incontrato Cristo nel Vangelo, ci tuffiamo nella storia di una donna che ha vissuto il Vangelo con la forza di un incendio, bruciando d'amore fino all'ultimo respiro, diventano essa stessa un Cristo dei nostri giorni e dei nostri luoghi. In un podcast di Stefano Nazzi – Indagini – ho conosciuto la storia di una donna che il Vangelo non l’ha solo letto, ma cucito sulla pelle, offrendo la vita. Suor Maria Laura Mainetti di Chiavenna non è un’ombra del passato, non è una mistica del Medioevo, ma è un raggio che attraversa il tempo, una scintilla viva che illumina il nostro presente. È carne e sangue che ci raccontano l’Amore, quello vero, che non arretra e non si spegne.  È una storia che ci costringe a chiederci: fino a che punto siamo disposti ad amare?  A me è una storia che ha sconvolto e oggi, giorno della Passione, dell'offerta della vita per amore, è il giorno perfetto per parlarne. 
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Immaginiamola in una Chiavenna silenziosa, mentre cammina svelta per le strade con quella luce negli occhi di chi ha capito che servire gli altri è la strada per la santità. Non era una supereroina, non aveva poteri straordinari. Aveva solo – si fa per dire – un cuore grande, capace di vedere Dio in ogni volto. La sera del 6 giugno 2000 è un pugno nello stomaco, sono diciannove coltellate. Chiamata con l’inganno da tre ragazze che simulavano una gravidanza indesiderata, lei va. Senza sospetti, senza paure, senza esitazione. Perché chi ama non fa calcoli. E anche quando si accorge dell’inganno, non c’è odio sulla sua bocca. Solo un’infinita compassione. Solo un immenso amore. Mentre i colpi di pietra e coltellate infieriscono sul suo esile corpo fragile, lei sceglie ancora l’amore. Le sue ultime parole, sussurrate tra il dolore, sono un’eredità eterna: “Signore, perdonale! Non sanno quello che fanno”. Un’eco del Cristo morente, un riflesso di quel sangue che scaturisce dal costato del Crocifisso. Non è solo cronaca, è Vangelo incarnato. Suor Maria Laura non ci commuove solo perché vittima, ma perché ha trasformato l’orrore in un atto supremo d’amore. E allora la domanda ci brucia dentro: noi saremmo capaci? In questo tempo, tempo di conversione, la sua voce sussurra: “Ama. Sempre. Anche quando fa male”. Non c’è bisogno di gesti eclatanti, basta un cuore che non smetta mai di amare. Era una donna come noi, immersa nel quotidiano, che credeva nella forza silenziosa del bene. Come una madre, accoglieva, ascoltava, consolava. E come Cristo, ha offerto tutto, fino alla fine. Il suo sangue, versato in quella notte buia, è lo stesso del Getsemani. Ha bevuto il calice amaro dell'odio senza indietreggiare.  In quegli attimi prima di presentarsi davanti al Creatore, sua breve ma sofferta Via Crucis, sotto gli sputi dell'odio gratuito che stava subendo. Come Lui, ha conosciuto il tradimento e il dolore, eppure ha scelto l'amore. Il suo corpo, ferito e flagellato alla colonna del macabro divertimento, ricorda quello di Cristo martoriato, come nel film di Mel Gibson, e il suo perdono risuona come l'ultimo respiro di Gesù: un dono totale, straziante e dolorosamente sublime.

Questo Triduo Pasquale ci chiede di seguirla su questa strada: tra mille impegni e corse quotidiane, fermiamoci a guardare quel volto sorridente che, anche nel buio, ha saputo illuminare. Beata Suor Maria Laura è una candela che brucia fino all'ultima goccia di cera, ma la sua luce non si spegne. Resta eterna, ad accompagnarci verso una Pasqua vissuta con il cuore infiammato d’amore, come il suo. Beata Suor Maria Laura ci lascia questo canto d’amore: una vita donata, un dolore che si fa fiamma, un sacrificio che si fa speranza: “una martire, che, alla sequela di Gesù, si è resa testimone credibile di carità e benevolenza fino all’effusione del sangue”. Oggi, mentre ci avviciniamo alla Croce, il suo esempio ci ricorda che l’amore più grande è quello che arde anche tra le spine.
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Verso la Pasqua: il Dio che ci incontra nelle nostre fragilità
La Quaresima è stata un cammino tra volti e storie, e in ognuna abbiamo trovato un frammento di noi stessi. Marta ci ha insegnato che la fede non è solo contemplazione, ma anche servizio vissuto con amore. Il giovane ricco ci ha mostrato che la libertà non sta nel possedere, ma nel saper lasciare andare. Nicodemo ci ha ricordato che la fede è un cammino che attraversa anche la notte del

La Samaritana e la donna adultera ci parlano di un Dio che non giudica ma accoglie, che non condanna ma rialza. Pietro ci insegna che la santità non è non cadere mai, ma saper incrociare lo sguardo di Cristo anche dopo un tradimento. E Suor Maria Laura, sulla sua croce, ci mostra che la fede autentica può nascere proprio quando tutto sembra crollare, quando il mondo tradisce e ferisce, ma un cuore innamorato di Cristo sceglie di restare saldo, di perdonare, di amare fino all’ultimo respiro. È in quella resa totale all’amore che si rivela la fede più vera: quella che non chiede nulla in cambio, ma si dona fino alla fine.

Ora ci attendiamo la Pasqua, la grande risposta di Dio a tutte le nostre domande, la vittoria della vita sul peccato, sull’odio e sulla morte. Tutte queste storie convergono qui: nella certezza che l'amore di Dio è più grande delle nostre paure, delle nostre ferite, dei nostri sbagli. La croce non è mai l'ultima parola. La resurrezione è già all'orizzonte. 

Ed ecco l'alba del terzo giorno, il cielo ancora velato di mistero, il giardino intriso di lacrime e di attesa. Maria cerca un corpo senza vita e trova un Dio vivente. Una voce la chiama: Maria!
"Surrexit Christus spes mea: praecedet vos in Galilaeam."
(*Cristo, mia speranza è risorto è vi precede in Galilea.)

Questa è la Pasqua: un nome sussurrato nell'aurora, uno sguardo che si accende di meraviglia, una corsa senza indugi per annunciare al mondo che il sepolcro è vuoto e la vita ha già ricominciato a fiorire. Christos Anésti - alithòs anésti: Cristo è risorto – è veramente Risorto: Buona Pasqua di Risurrezione!

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Rubrica a cura di Pietro Santoro
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