Cernusco, rassegna Ipazia: due "eccellenze" per parlare di cuore e di cure. La dottoressa Angela Tempesta e il dottor Carlo Pappone

Ha registrato il tutto esaurito la conferenza tenutasi ieri sera nei locali dell'oratorio san Luigi di Cernusco Lombardone, tanto che dall'iniziale location delle scuole elementari ha dovuto spostarsi nella sala cineteatrale, data l'affluenza annunciata, ben oltre le aspettative.
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Un cuore matto, matto da... curare” è stato il titolo dell'incontro organizzato di concerto dal vomune di Cernusco e dalla biblioteca per la rassegna "Ipazia" su medicina, scienza e tecnologia, giunta alla sua seconda edizione.
Relatori d'eccezione per questo appuntamento, volto ad approfondire il tema delle malattie cardiovascolari e delle morti improvvise, la dottoressa Angela Tempesta (cardiologa presso l'Ospedale Mandic di Merate e l'ASST di Lecco) e il dottor Carlo Pappone (luminare in materia, ad oggi primario in cardiologia del Policlinico San Donato e docente presso l'Università Vita e Salute San Raffaele).
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La dottoressa Angela Tempesta

“Le malattie cardiovascolari sono la principale causa di morte nel mondo” ha spiegato la dottoressa Tempesta, nativa di Milano, ma residente a Cernusco da ormai vent'anni “si contano 18 milioni di morti all'anno e riguarda il 38% dei decessi: il 40% circa nelle donne e il 35% negli uomini”.

Si è quindi analizzata la cardiopatia ischemica, nelle sue cause e nei sintomi che si presentano in chi ne soffre: quando si presenta la malattia le coronarie si inspessiscono, fino a formare dei coaguli di colesterolo. Se le placche arterosclerotiche ostruiscono il flusso di sangue, è allora che iniziano a farsi sentire le prime avvisaglie di angina, se temporanee, o nel caso in cui perdurino, di infarto con la necrosi delle cellule cardiache: “sappiamo tutti che il sintomo più comune è il dolore al petto, che può irradiarsi alle braccia e al dorso, oppure allo stomaco. Alle volte può presentarsi unicamente con un dolore mandibolare. Spesso si associa all'affanno e al fiato corto, sudorazione fredda, nausea, vomito”. Nelle donne è da sottolineare che i primi sintomi sono differenti, con dolori tendenzialmente concentrati nella zona dorsale, meno intensi e frequenti e iniziano a comparire con la menopausa.
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Importantissima la tempestività in questi casi: “Se abbiamo un dolore toracico che perdura da almeno più di 10 minuti che cosa dobbiamo fare? Prima di tutto andare in ospedale, non in macchina, ma allertare il 112, perchè come prima cosa gli operatori eseguono un elettrocardiogramma e da lì si possono capire già molte cose”. Se necessario verrà eseguita d'urgenza un'angioplastica coronaria per ristabilire il flusso normale del sangue e l'inserimento dello “stent”. Fondamentali per la prevenzione – al di là dei casi in cui si parla di familiarità della malattia – sono l'eliminazione dei fattori di rischio quali il fumo, l'ipertensione e l'obesità, che tendono ad alterare la parete dei vasi.
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Sotto un secondo profilo, la dottoressa ha esposto anche i profili principali delle valvulopatie, che colpiscono almeno un milione di italiani: “dopo i 75 anni un paziente su otto ha una valvulopatia. Il problema potrebbe essere sia su una valvola che non si apre perfettamente, quindi parleremo di “stenosi valvolare” o di una valvola che non si chiude perfettamente, quindi avremo un ritorno di sangue a livello atriale o del ventricolo e parleremo di “insufficienza valvolare””.
Le cause di queste forme di patologie, gravi ma curabili, possono essere congenite, date dall'invecchiamento o conseguire ad altre malattie. Se affetti da valvulopatie i pazienti presenteranno come sintomi il fiato corto, svenimenti e palpitazioni.
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“Se ho uno di questi sintomi prima di tutto andrò dal medico di base, che mi dovrà auscultare” individuando il problema già con l'auscultazione, ha spiegato la dottoressa, il medico di base invierà il paziente ad una visita specialistica, da lì la diagnosi si effettuerà già attraverso un elettrocardiogramma.
Anche per le valvulopatie il problema si può risolvere, se già grave ed evoluto, con interventi chirurgici, con buoni risultati a lungo termine: si può operare o con l'eliminazione della valvola “malata” e la sua sostituzione con una protesi meccanica (di carbionio e polimeri, più durature ma che necessiteranno di una terapia anticoagulante a vita) o biologica (di pericardio bovino o suino, meno durature ma che non necessiteranno di terapie ulteriori), altrimenti il chirurgo può effettuare una plastica della valvola interessata.
Non solo, ma ad oggi esistono anche tecniche che non necessitano l'apertura toracica, rivolte soprattutto a quei pazienti che presentano un elevato rischio operatorio: in questi casi si potrà andare a toccare la valvola direttamente attraverso un catetere. Menzione speciale per l'intelligenza artificiale, che rappresenta un importantissimo apporto per i professionisti nella diagnosi e negli interventi stessi.
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Il consigliere Gerardo Biella

È stato quindi introdotto al pubblico il professor Carlo Pappone, che nel corso della serata ha illustrato al pubblico i propri studi in merito alle morti improvvise: sarebbero prevedibili, già scritte nel nostro albero genealogico e nel nostro DNA e, grazie alle sue ricerche in materia, oggi sarebbero perfino prevenibili. Nato a Benevento ma cernuschese d'adozione, il professor Pappone è uno specialista di fama internazionale, titolare di ben 44 brevetti, conosciuto per aver inventato “l'approccio Pappone” per il trattamento della fibrillazione atriale (il più usato al mondo e con più successo) noto anche alla cronaca per essere stato il primo ad aver operato un paziente in Italia, mentre si trovava a Boston.
“Prevenire la morte improvvisa significa evitare la morte di 20 milioni di persone ogni anno” ha dichiarato il medico “ogni giorno compare sui giornali la foto di un giovane che è morto mentre dormiva o mentre giocava a calcio, o ancora accade che un ragazzo muore, il fratello va al suo funerale e muore anche lui... una famiglia sfortunata? No: semplicemente erano due fratelli che avevano una malattia genetica che li predisponeva alla morte improvvisa”.
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Il chirurgo ha scoperto come identificare i soggetti che potrebbero essere colpiti da morti improvvise mentre analizzava la sindrome di Brugada, malattia (che colpisce almeno 70 milioni di individui ogni anno) scoperta negli anni '80, che si manifesta soprattutto di notte: “l'arresto cardiaco in chi ha questa malattia non proviene necessariamente dal cuore, ma da una malattia che abbiamo recentemente scoperto, che si chiama malattia letale autoimmune”.
Sappiamo che la malattia di Brugada è determinata da un'anomalia nelle cellule, specificatamente nel canale del sodio: “quando in una famiglia vi è un membro che è morto improvvisamente dovete raccontarvelo e raccontarlo al medico, perchè è il modo migliore per capire se anche voi potete incorrere in una malattia improvvisa: il cardiologo, oltre a fare altri esami, farà un test genetico, da cui sarà possibile capire se avete questa anomalia”.

Dalle ricerche effettuate dal professore risulta che la sindrome di Brugada sarebbe causata da anticorpi che il nostro organismo produce contro noi stessi: questi anticorpi impediscono il passaggio del sodio all'interno delle cellule, per poi indebolirle: Si arriverebbe così alla conclusione che le malattie cardiache e le valvulopatie sarebbero tutte malattie autoimmuni, determinate da un processo infiammatorio molto lento.
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Grazie all'aiuto dello scopritore della sindrome (che porta il suo nome), Joseph Brugada, ormai 10 anni fa il professor Pappone è anche riuscito nell'intento di mappare per la prima volta il punto del cuore che provoca la morte dei pazienti con sindrome di Brugada: “con una successiva pubblicazione così dimostriamo che è possibile guarire da questa sindrome con un intervento ed oggi tutto il mondo impara come curare i pazienti che ne sono affetti. Oggi molte centinaia di persone sono salve”. La cura, infatti, avviene con un'ablazione, ovvero chirurgicamente si vanno ad eliminare tutte le cellule responsabili delle morti improvvise.
Oggi il professor Pappone sta sviluppando con il supporto di alcune multinazionali il modo per anticipare la diagnosi della sindrome attraverso un biomarker: “attraverso un esame del sangue individuiamo alcune sostanze che ci dicono che un soggetto è affetto da malattia letale autoimmune. Sarà presto disponibile per tutti i bambini che nascono, per i ragazzi che fanno sport e muoiono sui campi da calcio, per le persone affette da cancro e malattie infiammatorie”.
Con uno sguardo al futuro il chirurgo ha ipotizzato che presto non sarà più necessaria nemmeno l'ablazione chirurgica, immaginando il perfezionamento e la distribuzione di un vaccino contro la sindrome di Brugada.
F.F.
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