Merate: un anno immobile tra silenzi, tasse e ideologia
È passato un anno dall’insediamento della nuova amministrazione comunale di Merate, e il bilancio — almeno quello politico, sociale e amministrativo — è impietoso. Una città immobile, spenta, priva di anima e visione. Nessuna opera pubblica avviata, nessun progetto strategico presentato, nessuna traccia di una programmazione che possa restituire slancio alla comunità. Il tempo scorre, e Merate resta ferma. Dove sono i sogni? Dove sono le idee per rilanciare il commercio, rigenerare gli spazi urbani, sostenere le famiglie, dare voce ai giovani, promuovere una cultura che unisca invece di dividere? Invece, si susseguono solo eventi culturali marginali, spesso segnati da un’impronta ideologica marcatamente di estrema sinistra, scollegati dal tessuto vivo della città. Attività estemporanee che non parlano ai cittadini, ma sembrano rivolte a una piccola cerchia autoreferenziale. E nel frattempo, mentre il vuoto amministrativo cresce, crescono anche le tasse comunali. Un aumento generalizzato e incondizionato della pressione fiscale che colpisce famiglie, imprese e professionisti senza che a ciò corrisponda alcun miglioramento nei servizi o nelle infrastrutture. Nessuna spiegazione, nessuna giustificazione concreta. Solo silenzio. Mentre la città si spegne lentamente, le tasse comunali si accendono. Un aumento incondizionato e trasversale: colpisce tutti, senza distinzioni, quasi fosse una forma di democrazia fiscale creativa. Il tutto, ovviamente, senza un piano preciso su come impiegare queste risorse. Perché sognare è bello, ma incassare è meglio. In un momento storico in cui le comunità locali dovrebbero essere il primo baluardo di partecipazione, visione e concretezza, Merate appare come una città disillusa e disorientata. Senza una guida. Senza un progetto. E la cultura? Presente, certo, ma con una certa tendenza monocromatica: iniziative sporadiche e rigorosamente di sinistra-sinistra, con buona pace del pluralismo culturale e del coinvolgimento della cittadinanza. Il dibattito pubblico? Sparito. Il confronto politico? Evaporato. La partecipazione? Ridotta a una manciata di like sotto i post Facebook del Comune. Merate oggi sembra una città anestetizzata, governata da una macchina amministrativa che si limita al minimo sindacale, quando va bene. Nessun orizzonte, nessuna scintilla, nessuna visione. Solo ordinaria amministrazione, spesso nemmeno troppo ordinata. Serve una scossa. Serve coraggio politico. Serve tornare a sognare, ma soprattutto serve tornare a lavorare con coraggio per il bene comune. La città ha bisogno di energie nuove, di confronto vero, di responsabilità e di passione. Non di amministratori invisibili, non di scelte imposte senza dialogo, non di immobilismo travestito da normalità. Un anno è passato. E ora? Aspettiamo un altro anno? O cominciamo a chiederci seriamente che fine abbia fatto l’ambizione di far crescere Merate, di renderla viva, inclusiva, innovativa? La città merita di più. Merita amministratori capaci e coraggiosi. Merita una politica che non si limiti a “galleggiare”, ma che abbia voglia di nuotare controcorrente, se necessario. Magari anche sognare un po’. Ma soprattutto, agire. Perché un’amministrazione che non sogna, non progetta, non ascolta e non costruisce, rischia di diventare solo un passacarte (dei responsabili amministrativi) con l’aria condizionata.
Il Meratese