La Valletta: Manlio Magni e la Resistenza nel meratese

Dopo la proiezione del film “Il partigiano Johnny”, nella serata di giovedì 10 aprile si è tenuto il secondo dei quattro appuntamenti proposti dal Comune, in collaborazione con il Gruppo Alpini Monte San Genesio, l'Associazione Nazionale del Fante Sezione Santa Maria Hoe', ANPI Comitato Provinciale Lecco, l'Istituto Comprensivo Statale "Don Piero Pointinger" e l'Associazione Musicale Licabella, in occasione della ricorrenza del 25 aprile 2025, 80° Anniversario della Liberazione.
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Protagonista della serata Manlio Magni, che ha presentato il suo libro “Tracce della Resistenza nel Meratese”, un racconto delle figure partigiane della zona, intervallato dalla lettura di documenti ufficiali da parte di Loredana Riva della Compagnia Sarabanda. Un'opera che si accosta alle parole di Italo Calvino “la Resistenza rappresentò la fusione tra persone e paesaggio” ha spiegato Alberto Magni, vicepresidente ANPI Lecco. Il libro parte difatti dai luoghi e dalle persone comuni che hanno dato vita alla storia del territorio, per creare una guida per le generazioni future, uno strumento di conoscenza per ricostruire il tessuto della memoria. Tra le pagine vengono raccontati, in ordine cronologico, i fatti che colpirono la zona del meratese e del casatese, passando da San Genesio a Verderio, Nibionno, Bulciago, Brivio e Beverate.
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Alberto Magni, Loredana Riva e Manlio Magni
Durante l'incontro, l'autore ha illustrato solamente alcuni degli episodi riportati nella sua opera, partendo dai tre rastrellamenti che interessarono San Genesio tra il 1943 e il 1945. Il primo fu il 30 settembre 1943 all'eremo, dove erano stati ospitati una trentina di ex militari, insieme a prigionieri slavi e inglesi. 350 SS perquisirono la collina, comportando la morte di un partigiano e la cattura di cinque. Il secondo fu l'11 ottobre 1943, quando i nazifascisti arrestarono don Riccardo Corti, che aveva dato rifugio ai cosiddetti banditi. Il parroco fu portato in paese con altri 8 prigionieri, due di loro furono uccisi, due spagnoli, ricordati dalla stele collocata fuori dalla scuola di Rovagnate. Il sacerdote fu arrestato e condannato a 16 anni di reclusione , trasferito in Germania a Kaisheim in un campo di lavoro, fu liberato il 9 febbraio 1945 e rientrò a Olgiate il 14 febbraio. L'ultimo rastrellamento fu l'8 marzo 1945 per scovare i partigiani raccolti sulla collina, che si concluse con il fermo di 5 persone.
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La narrazione si è dunque spostata a Verderio Superiore con i 10 fratelli Milla, 5 di loro, Ferruccio, Ugo, Laura, Lina e Amelia arrivarono l'11 dicembre 1943 ad Auschwitz dove furono immediatamente uccisi nelle camere a gas. A Osnago, nota è l'esecuzione di Gaetano Casiraghi, impiccato in via Roma il 28 ottobre 1943 per aver distrutto proprietà delle forze armate tedesche: aveva sottratto un pezzo di cavo telefonico del comando militare tedesco. A Olgiate, più precisamente a Mondonico, si è consumato l'arresto, il 23 gennaio 1944 del pittore Aldo Carpi , portato a Mauthausen e poi a Gusen, un'esperienza raccontata nel “Diario di Gusen”. Il pittore rientrò a casa nel luglio 1945, a differenza del quinto figlio Paolo, che era stato internato a Flossenbürg senza fare più ritorno. Solo nel 1954, dai registri del campo di concentramento di Gross-Rosen, i coniugi Carpi apprenderanno che il 25 febbraio 1945 il figlio era stato ucciso, a soli diciotto anni, da un’iniezione letale. Sempre di Olgiate era il mugnaio Ernesto Cattaneo, che dopo l'armistizio aiutò i partigiani fornendo scorte di farina, un atto di generosità che nel 1944 gli causò l'arresto e la prigionia a Mauthausen e poi a Gusen.   
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Ricordati inoltre i tre ragazzi della Corte Grande di Paderno, Guido Panzeri, Giuseppe Villa e Pasquale Brivio, periti, poco prima della liberazione, nei lager. Uno degli episodi più tragici in Brianza fu l'eccidio di Valaperta il 3 gennaio 1945, quando quattro partigiani vennero fucilati per rappresaglia dopo l’omicidio del repubblichino Gaetano Chiarelli da parte di Nazzaro Vitali, che fu giustiziato senza processo, insieme a Natale Beretta e Gabriele Colombo di Arcore e Mario Villa di Biassono. Infine, sono stati ricordati Carlo Locatelli e Francesco Motta, periti nella tarda serata del 26 aprile 1945 insieme ad altri 19 compagni, quando con altri volontari stavano tornando su due camion, verso Barzanò e Bulciago da Merate, dove poche ore prima avevano collaborato alle trattative per costringere alla resa la forte guarnigione tedesca. Sulla statale Bergamo-Como poco dopo Rovagnate, incappano in un'imboscata tesa da una colonna motorizzata fascista che si stava dirigendo alla volta di Como.
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“Oggi, nell'80° anno dalla Liberazione, i testimoni diretti della Resistenza sono rimasti pochi, è quindi sempre più importante tramandare questo pezzo di storia, di una Resistenza che è stato un atto non solo politico, ma etico e morale fondamentale, una scelta consapevole, fatta soprattutto da giovani, per ottenere la libertà. Il mio appello è anche alle Amministrazioni di conservare gli edifici, le piazze, le strade percorse dai partigiani e uomini del tempo per mantenere viva la memoria” ha concluso Alberto Magni.
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Il prossimo appuntamento verso l'anniversario della Liberazione, è per mercoledì 23 aprile con “Appunti resistenti”, la storia della 104^Brigata.
I.Bi.
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