I "Giovedì del Mandic": da cuore e polmoni si passa all'emergenza
Questa sera a Monticello si terrà il sesto incontro del ciclo “I giovedì del Mandic”. Sede dell’incontro sarà il comune di Monticello, presso il salone polivalente, e avrà come relatori il dottor Mario Cerino direttore AAT 118 di Asst Lecco, il dottor Giovanni Buonocore, Direttore della Struttura Complessa di Pronto Soccorso e il dottor Eugenio Scopinaro, direttore della struttura complessa delle cure primarie.
Il ciclo di approfondimenti, organizzato dall’azienda ospedaliera e dall’ambito, si avvia verso la conclusione, con l’evento di chiusura in calendario per l’8 maggio a Merate.


Ospiti della quinta serata, che si è svolta a Osnago, sono stati il dottor Stefano Maggiolini, primario di Cardiologia, il dottor Daniele Colombo, primario di pneumologia dell’Inrca con sede presso il Mandic e la dottoressa Martina Redaelli, medico di medicina generale, che hanno approfondito il tema delle cure di cuore e polmone nel territorio meratese.

La dottoressa Redaelli ha spiegato come lo scompenso cardiaco sia una malattia cronica, sempre più diffusa in occidente e si manifesta con il cuore che non riesce a pompare sangue nell’organismo, con evidenti difficoltà della persona a svolgere qualsiasi tipo di attività. Curato, lo scompenso può avere però anche delle fasi di peggioramento con tre sintomi manifesti: caviglie gonfie, difficoltà respiratorie, sensazione di affaticamento generale. A soffrirne è buona parte della popolazione e rappresenta la prima causa di morte in Italia oltre una delle voci di spesa importanti dal punto di vista sanitario. Lo scompenso, ha proseguito la dottoressa è una delle principali ragioni, per cui il paziente si reca dal medico di base. In provincia di Lecco si stimano tra i 4mila e i 4500 soggetti affetti da tale patologia. Su 1000 pazienti dimessi, 316 sono risultati, da una analisi svolta negli anni scorsi, in carico a Merate con il 60% ricoverato in Cardiologia, diversamente da Lecco dove la percentuale maggiore è stata appoggiata a medicina o sub acuti.
L’attività di prevenzione deve viaggiare sul monitoraggio e la cura dei parametri di colesterolo, ipertensione arteriosa, sovrappeso, eliminazione di fumo e alcool, dieta sana, regolare attività sportiva.

E’ stata poi la volta del dottor Stefano Maggiolini, direttore della struttura complessa di Cardiologia del presidio meratese. Da qualche tempo, ha spiegato, è stato avviato un progetto in collaborazione con i medici di medicina generale che hanno deciso di aderire, per la cura dello scompenso che è una patologia cronica importante, che in 5 anni può anche portare al decesso della persona. La terapia presenta fasi di “alti e bassi”, anche con peggioramenti seguiti da netti miglioramenti. Le statistiche dicono che un paziente su quattro torna in ospedale per un secondo ricovero, una volta dimesso. Una situazione che i medici tendono a scongiurare perché il rischio di contrarre infezioni in ospedale è morto alto. “La cura migliore è tenere la persona ricoverata il tempo che serve e poi mandarla a casa” ha ribadito Maggiolini “per questo si punta a una gestione multidisciplinare nella cura dell’insufficienza cardiaca, evitando ulteriori ospedalizzazioni, con l’assistenza del Dipartimento delle fragilità e delle cure palliative quando necessario”.
In quest’ottica si consolida il tema della continuità assistenziale, con uniformità di cura e criteri condivisi tra gli attori curanti in campo, da quelli ospedalieri a quelli al domicilio.
Su questa base è stato stilato un protocollo che fornisce delle linee guida operative per i pazienti dimessi dal reparto di Cardiologia di Merate: queste persone hanno una capacità contrattile del cuore ridotta del 40% e al primo episodio di scompenso o riacutizzazione hanno necessità di nuovi farmaci.

In questo lasso di tempo la persona è al domicilio seguita in modo puntuale dal proprio dottore. Questo è possibile proprio perché il percorso di terapia e cura del paziente è chiaro e condiviso, sotto stretta sorveglianza da parte di tutti gli attori in campo che sono informati delle condizioni in maniera aggiornata e in tempo reale. Il medico di base, che ha il compito di controllare peso, gonfiore, respiro del suo assistito nel momento in cui rileva una anomalia o ha necessità di un consulto, ha un accesso privilegiato a una mail a cui il cardiologo risponde entro 24 ore.

Dal cuore si è passati ai polmoni con il dottor Daniele Colombo che ha illustrato anzitutto la storia di INRCA Lombardia, la sua specializzazione sulla pneumologia, per acuti e per anziani, e l’arrivo a Casatenovo e al Mandic con 22 posti letto (16 a degenza ordinaria e 6 semi-intensiva) in un reparto esclusivo del presidio cittadino. La struttura, ha ricordato il primario, dal punto di vista strutturale è all’avanguardia, tra le più belle d’Italia per la semi-intensiva respiratoria. Ci sono, infatti, letti monitorati, teleassistiti, che possono trasformarsi in letti di Rianimazione di una intensiva vera e proprio, come è successo durante il Covid.
Qui c’è inoltre l’unico centro di gestione delle apnee nel sonno, per coloro che hanno disturbi importanti ed è un centro di riferimento per la SLA. Il reparto, in generale, conta 700 ricoveri l’anno con una età media di 70 anni.

La creazione di un dipartimento interaziendale ha portato la struttura a essere un tutt’uno con l’ospedale perché qui ha preso corpo e si è sviluppato il progetto DAMA dedicato ai pazienti disabili gravi fragili con più patologie. Raccolte le informazioni in una cartella, la persona può trovare l’assistenza in qualsiasi momento, con il medico aggiornato puntualmente sulla sua situazione e l’assistenza che viene data a 360 gradi da tutti gli specialisti. Qui inoltre è stata affinata la presa in carico e la gestione del paziente pediatrico con necessità di cure palliative, partendo anche da bambini di 11 mesi.

A chiudere l’incontro, alla presenza sia del sindaco di Osnago Felice Rocca che del referente per l’ambito Fabio Crippa, è stato il direttore generale Marco Trivelli che pur non nascondendo le difficoltà assistenziali, per via della carenza di personale specie quello infermieristico, ha confermato l’impegno per trovare soluzioni e continuare a garantire le prestazioni e la qualità di cui il Mandic è sempre stato portatore.
Il ciclo di approfondimenti, organizzato dall’azienda ospedaliera e dall’ambito, si avvia verso la conclusione, con l’evento di chiusura in calendario per l’8 maggio a Merate.

Daniele Colombo, Felice Rocca, Martina Redaelli, Fabio Crippa, Stefano Maggiolini

Ospiti della quinta serata, che si è svolta a Osnago, sono stati il dottor Stefano Maggiolini, primario di Cardiologia, il dottor Daniele Colombo, primario di pneumologia dell’Inrca con sede presso il Mandic e la dottoressa Martina Redaelli, medico di medicina generale, che hanno approfondito il tema delle cure di cuore e polmone nel territorio meratese.

La dottoressa Redaelli ha spiegato come lo scompenso cardiaco sia una malattia cronica, sempre più diffusa in occidente e si manifesta con il cuore che non riesce a pompare sangue nell’organismo, con evidenti difficoltà della persona a svolgere qualsiasi tipo di attività. Curato, lo scompenso può avere però anche delle fasi di peggioramento con tre sintomi manifesti: caviglie gonfie, difficoltà respiratorie, sensazione di affaticamento generale. A soffrirne è buona parte della popolazione e rappresenta la prima causa di morte in Italia oltre una delle voci di spesa importanti dal punto di vista sanitario. Lo scompenso, ha proseguito la dottoressa è una delle principali ragioni, per cui il paziente si reca dal medico di base. In provincia di Lecco si stimano tra i 4mila e i 4500 soggetti affetti da tale patologia. Su 1000 pazienti dimessi, 316 sono risultati, da una analisi svolta negli anni scorsi, in carico a Merate con il 60% ricoverato in Cardiologia, diversamente da Lecco dove la percentuale maggiore è stata appoggiata a medicina o sub acuti.
L’attività di prevenzione deve viaggiare sul monitoraggio e la cura dei parametri di colesterolo, ipertensione arteriosa, sovrappeso, eliminazione di fumo e alcool, dieta sana, regolare attività sportiva.

E’ stata poi la volta del dottor Stefano Maggiolini, direttore della struttura complessa di Cardiologia del presidio meratese. Da qualche tempo, ha spiegato, è stato avviato un progetto in collaborazione con i medici di medicina generale che hanno deciso di aderire, per la cura dello scompenso che è una patologia cronica importante, che in 5 anni può anche portare al decesso della persona. La terapia presenta fasi di “alti e bassi”, anche con peggioramenti seguiti da netti miglioramenti. Le statistiche dicono che un paziente su quattro torna in ospedale per un secondo ricovero, una volta dimesso. Una situazione che i medici tendono a scongiurare perché il rischio di contrarre infezioni in ospedale è morto alto. “La cura migliore è tenere la persona ricoverata il tempo che serve e poi mandarla a casa” ha ribadito Maggiolini “per questo si punta a una gestione multidisciplinare nella cura dell’insufficienza cardiaca, evitando ulteriori ospedalizzazioni, con l’assistenza del Dipartimento delle fragilità e delle cure palliative quando necessario”.
In quest’ottica si consolida il tema della continuità assistenziale, con uniformità di cura e criteri condivisi tra gli attori curanti in campo, da quelli ospedalieri a quelli al domicilio.
Su questa base è stato stilato un protocollo che fornisce delle linee guida operative per i pazienti dimessi dal reparto di Cardiologia di Merate: queste persone hanno una capacità contrattile del cuore ridotta del 40% e al primo episodio di scompenso o riacutizzazione hanno necessità di nuovi farmaci.

In questo lasso di tempo la persona è al domicilio seguita in modo puntuale dal proprio dottore. Questo è possibile proprio perché il percorso di terapia e cura del paziente è chiaro e condiviso, sotto stretta sorveglianza da parte di tutti gli attori in campo che sono informati delle condizioni in maniera aggiornata e in tempo reale. Il medico di base, che ha il compito di controllare peso, gonfiore, respiro del suo assistito nel momento in cui rileva una anomalia o ha necessità di un consulto, ha un accesso privilegiato a una mail a cui il cardiologo risponde entro 24 ore.

Dal cuore si è passati ai polmoni con il dottor Daniele Colombo che ha illustrato anzitutto la storia di INRCA Lombardia, la sua specializzazione sulla pneumologia, per acuti e per anziani, e l’arrivo a Casatenovo e al Mandic con 22 posti letto (16 a degenza ordinaria e 6 semi-intensiva) in un reparto esclusivo del presidio cittadino. La struttura, ha ricordato il primario, dal punto di vista strutturale è all’avanguardia, tra le più belle d’Italia per la semi-intensiva respiratoria. Ci sono, infatti, letti monitorati, teleassistiti, che possono trasformarsi in letti di Rianimazione di una intensiva vera e proprio, come è successo durante il Covid.
Qui c’è inoltre l’unico centro di gestione delle apnee nel sonno, per coloro che hanno disturbi importanti ed è un centro di riferimento per la SLA. Il reparto, in generale, conta 700 ricoveri l’anno con una età media di 70 anni.

La creazione di un dipartimento interaziendale ha portato la struttura a essere un tutt’uno con l’ospedale perché qui ha preso corpo e si è sviluppato il progetto DAMA dedicato ai pazienti disabili gravi fragili con più patologie. Raccolte le informazioni in una cartella, la persona può trovare l’assistenza in qualsiasi momento, con il medico aggiornato puntualmente sulla sua situazione e l’assistenza che viene data a 360 gradi da tutti gli specialisti. Qui inoltre è stata affinata la presa in carico e la gestione del paziente pediatrico con necessità di cure palliative, partendo anche da bambini di 11 mesi.

A chiudere l’incontro, alla presenza sia del sindaco di Osnago Felice Rocca che del referente per l’ambito Fabio Crippa, è stato il direttore generale Marco Trivelli che pur non nascondendo le difficoltà assistenziali, per via della carenza di personale specie quello infermieristico, ha confermato l’impegno per trovare soluzioni e continuare a garantire le prestazioni e la qualità di cui il Mandic è sempre stato portatore.
S.V.