La guerra dei dazi è un sintomo della post-globalizzazione
Psicologo e giornalista
C’è nell’aria qualcosa di fresco che puzza di vecchio, ma vecchio non è, che sta mettendo sottosopra il sistema di questo quarto di secolo.
L’artefice di questo processo è un ricco signore cresciuto dentro il sistema capitalistico, che ha fatto del moto self made man il principio cardine del suo stile di vita. Con una mossa, ha dato scacco al re, rompendo i paradigmi dell’economia capitalistica.
“Tutta la vita umana non è se non una commedia, in cui ognuno recita con una maschera diversa, e continua nella parte, finché il grand direttore di scena gli fa lasciare il “palcoscenico” (Erasmo da Rotterdam)
Il Presidente USA ha archiviato in soffitta economisti liberali come Adam Smith, David Ricardo, John Stura Mill, Milton Friedman, Friedrich Hayer (critico del socialismo, sostenitore del libero mercato), Paul Samuelson, John Maynard Keyenes e tanti altri sostenitori del libero mercato e delle frontiere aperte.
L’artefice di questo processo è un ricco signore cresciuto dentro il sistema capitalistico, che ha fatto del moto self made man il principio cardine del suo stile di vita. Con una mossa, ha dato scacco al re, rompendo i paradigmi dell’economia capitalistica.
“Tutta la vita umana non è se non una commedia, in cui ognuno recita con una maschera diversa, e continua nella parte, finché il grand direttore di scena gli fa lasciare il “palcoscenico” (Erasmo da Rotterdam)
Il Presidente USA ha archiviato in soffitta economisti liberali come Adam Smith, David Ricardo, John Stura Mill, Milton Friedman, Friedrich Hayer (critico del socialismo, sostenitore del libero mercato), Paul Samuelson, John Maynard Keyenes e tanti altri sostenitori del libero mercato e delle frontiere aperte.
Dopo politiche ostruttive, criminalizzanti, riguardanti i processi migratori, confini geopolitici, nazionalismi, questa politica autocentrica, isolazionistica, post globale ha evidenziato la fragilità del sistema (E. Magni Frammentazioni, psicologia politica e globalizzazione).
La globalizzazione intensificata, caratterizzata da una forte integrazione economica, culturale e sociale a livello mondiale - che ha avuto un impulso efficace dagli anni '90 fino agli anni 2000, con l’aumento di scambi commerciali, investimenti, mobilità delle persone - lascia il posto alla post-globalizzazione.
Il Presidente USA, con la ‘guerra dei dazi’, mette in atto una strategia politica difensiva, post global, per salvaguardare i propri interessi. Cambia l’oggetto ma si riscontra la stessa dinamica difensiva/aggressiva, con la guerra in Ucraina di Vladimir Putin ed è la stessa con la colonizzazione delle terre palestinesi e l’invasione di Gaza di Benjamin Netanyahu.
Il Presidente ha varato una politica egoica, narcisistica, megalomanica e onnipotentistica, convinto di potenziare e rinforzare il ruolo dominate dell’America.
La post-globalizzazione, in atto, segna un momento di cambiamento incrementando disuguaglianze economiche: infatti, il divario tra paesi ricchi e poveri è aumentato, così come sono cresciute le disuguaglianze interne. Con la perdita di posti di lavoro, si ritorna ai protezionismi, a politiche nazionalistiche. C’è un ritorno ai combustibili fossili, petrolio e gas: le politiche rinnovabili green sono messe in discussione. Identità, immigrazione, integrazione sociale e culturale sono al centro di un forte conflitto esistenziale. La digitalizzazione ha cambiato radicalmente le dinamiche dell'economia globale e non solo.
La post-globalizzazione è la faccia opposta della globalizzazione. É un processo sociale complesso che coinvolge arcipelaghi, confini geografici, dinamiche sociali, ambientali, politiche, economiche, antropologiche.
La guerra dei dazi è un sintomo patologico della post-globalizzazione: siamo solo all’inizio
di Enrico Magni