Merate: Adriana Sigilli racconta la Terra Santa e invita a tornare da turisti per aiutare le popolazioni
Il pellegrinaggio come via per far ripartire la Palestina: è questo il messaggio lanciato giovedì sera dalla scrittrice Adriana Sigilli nel corso della conferenza intitolata “Terra Santa... ripartiamo!”.

L'incontro, che ha avuto luogo nella sala del cineteatro Manzoni, fa parte della rassegna intitolata “Vite dentro il conflitto”, pensato in occasione dell'anno giubilare dalla parrocchia Sant'Ambrogio e dall'oratorio San Giovanni Bosco e San Filippo Neri di Merate.
Ad introdurre l'ospite della serata don Mauro Malighetti, che ha anche letto una missiva del Custode di Terra Santa padre Francesco Patton: “sosteneteci con la preghiera, sosteneteci tornando a visitare i luoghi santi come pellegrini secondo le possibilità, sosteneteci anche economicamente ricordando che tutto ciò che voi donate, il Signore ve lo restituirà centuplicato”. In questo senso, il parroco ha ricordato che le offerte quaresimali raccolte in parrocchia verranno devolute alle famiglie di Betlemme.

Con doppia cittadinanza, italiana ed israeliana, ed un vissuto trentennale fra la gente di Betlemme e Gerusalemme, Adriana Sigilli (titolare di un'agenzia di viaggi ed autrice del libro “La Terra Santa con i miei occhi”) ha offerto uno sguardo intimo di quella che è la situazione per chi vive nei territori palestinesi. “Con il 7 ottobre tutti i sogni di queste persone sono stati sepolti: la gente fa fatica a sognare in questo momento un futuro migliore. Soprattutto i cristiani che vivono a Betlemme, una città che già dal 2002 è chiusa da un muro di separazione. Un muro che sta diventando sempre più invalicabile”.
La chiusura della città implica non solo problemi economici, ma anche sanitari: negli scorsi due mesi solo due donne su cinquanta sono riuscite a ricevere i farmaci per poter proseguire la chemioterapia. Un circolo vizioso che potrebbe essere spezzato con l'arrivo dei turisti e dei pellegrini, non solo per far ripartire l'economia. “I checkpoint verrebbero aperti: si creerebbe una situazione di serenità, quasi di normalità”.

Anche a Gerusalemme, dove sembrerebbe non percepirsi la guerra, nella città vecchia ci si trova davanti a scene desolanti: “Nel quartiere cristiano tutti i negozi sono vuoti, si arriva al santo sepolcro ed è completamente vuoto. Non c'è nessuno”.
In una città come Betlemme, chiusa a qualsiasi stimolo esterno e dove i mezzi di comunicazione non fanno altro che alimentare l'odio verso lo Stato di Israele, diventa così necessario il sostegno dall'estero, non solo economico, ma per far sentire ai suoi cittadini, ormai rimasti isolati, la propria vicinanza.
L'hanno testimoniato Ronnie, un giovane papà, proprietario di un piccolo negozio di souvenir vicino alla Basilica della Natività e i neogenitori della piccola Sofia, nata il 5 di marzo, guide turistiche rimaste senza lavoro. “Pregate per noi e stateci vicino perchè questo ci dà una grande speranza” sono le parole che hanno affidato ad un videomessaggio trasmesso ieri sera.

“Si può tornare a Betlemme” ha spiegato l'autrice “ho fatto anche un pellegrinaggio da sola in tutta la Galilea poco dopo lo scoppio della guerra”.
In realtà, la situazione attuale sarebbe solo l'epilogo di anni di conflitti e graduali cambiamenti, quasi sempre passati in sordina. Un lungo periodo durante il quale la gente di Betlemme e della Palestina sarebbe riuscita ad andare avanti proprio grazie al continuo flusso di pellegrini.
“Anche a Gerusalemme la maggior parte delle persone non vuole questo” ha spiegato la Sigilli “la cosa più paradossale in tutta questa situazione è che la guerra è solo a Gaza: nelle altre città non abbiamo una guerra fatta di bombe, distruzione e carri armato, ma abbiamo una nuova guerra della vendetta e dell'odio che dobbiamo cancellare dalle persone, partendo dai bambini”.
Spezzare il circolo vizioso è possibile, secondo la scrittrice, proprio grazie ai pellegrini e ai turisti stranieri, che entrando nuovamente nelle città e nei territori martoriati dal conflitto, possono costituire un'apertura per quei popoli. “Il pellegrinaggio può diventare un ponte, uno strumento di grande dialogo e reciprocità: andiamo sì a pregare per la pace sui luoghi di Gesù, ma incontriamo anche la gente”.

La serata si è conclusa con un videomessaggio del Cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme, che ha rinnovato l'appello a tornare nei luoghi del Vangelo: “La situazione in Terra Santa è molto più tranquilla. Resta la fatica di molte famiglie cristiane che da mesi attendono la presenza dei pellegrini per poter tornare a vivere in maniera serena, per loro e per i loro figli. La vostra presenza è importante: è un momento in cui bisogna farsi coraggio ed avere fiducia.”
Infine spazio a domande e curiosità dal pubblico e un momento di raccoglimento.

L'incontro, che ha avuto luogo nella sala del cineteatro Manzoni, fa parte della rassegna intitolata “Vite dentro il conflitto”, pensato in occasione dell'anno giubilare dalla parrocchia Sant'Ambrogio e dall'oratorio San Giovanni Bosco e San Filippo Neri di Merate.
Ad introdurre l'ospite della serata don Mauro Malighetti, che ha anche letto una missiva del Custode di Terra Santa padre Francesco Patton: “sosteneteci con la preghiera, sosteneteci tornando a visitare i luoghi santi come pellegrini secondo le possibilità, sosteneteci anche economicamente ricordando che tutto ciò che voi donate, il Signore ve lo restituirà centuplicato”. In questo senso, il parroco ha ricordato che le offerte quaresimali raccolte in parrocchia verranno devolute alle famiglie di Betlemme.

Con doppia cittadinanza, italiana ed israeliana, ed un vissuto trentennale fra la gente di Betlemme e Gerusalemme, Adriana Sigilli (titolare di un'agenzia di viaggi ed autrice del libro “La Terra Santa con i miei occhi”) ha offerto uno sguardo intimo di quella che è la situazione per chi vive nei territori palestinesi. “Con il 7 ottobre tutti i sogni di queste persone sono stati sepolti: la gente fa fatica a sognare in questo momento un futuro migliore. Soprattutto i cristiani che vivono a Betlemme, una città che già dal 2002 è chiusa da un muro di separazione. Un muro che sta diventando sempre più invalicabile”.
La chiusura della città implica non solo problemi economici, ma anche sanitari: negli scorsi due mesi solo due donne su cinquanta sono riuscite a ricevere i farmaci per poter proseguire la chemioterapia. Un circolo vizioso che potrebbe essere spezzato con l'arrivo dei turisti e dei pellegrini, non solo per far ripartire l'economia. “I checkpoint verrebbero aperti: si creerebbe una situazione di serenità, quasi di normalità”.

Don Mauro Malighetti e Adriana Sigilli
Anche a Gerusalemme, dove sembrerebbe non percepirsi la guerra, nella città vecchia ci si trova davanti a scene desolanti: “Nel quartiere cristiano tutti i negozi sono vuoti, si arriva al santo sepolcro ed è completamente vuoto. Non c'è nessuno”.
In una città come Betlemme, chiusa a qualsiasi stimolo esterno e dove i mezzi di comunicazione non fanno altro che alimentare l'odio verso lo Stato di Israele, diventa così necessario il sostegno dall'estero, non solo economico, ma per far sentire ai suoi cittadini, ormai rimasti isolati, la propria vicinanza.
L'hanno testimoniato Ronnie, un giovane papà, proprietario di un piccolo negozio di souvenir vicino alla Basilica della Natività e i neogenitori della piccola Sofia, nata il 5 di marzo, guide turistiche rimaste senza lavoro. “Pregate per noi e stateci vicino perchè questo ci dà una grande speranza” sono le parole che hanno affidato ad un videomessaggio trasmesso ieri sera.

“Si può tornare a Betlemme” ha spiegato l'autrice “ho fatto anche un pellegrinaggio da sola in tutta la Galilea poco dopo lo scoppio della guerra”.
In realtà, la situazione attuale sarebbe solo l'epilogo di anni di conflitti e graduali cambiamenti, quasi sempre passati in sordina. Un lungo periodo durante il quale la gente di Betlemme e della Palestina sarebbe riuscita ad andare avanti proprio grazie al continuo flusso di pellegrini.
“Anche a Gerusalemme la maggior parte delle persone non vuole questo” ha spiegato la Sigilli “la cosa più paradossale in tutta questa situazione è che la guerra è solo a Gaza: nelle altre città non abbiamo una guerra fatta di bombe, distruzione e carri armato, ma abbiamo una nuova guerra della vendetta e dell'odio che dobbiamo cancellare dalle persone, partendo dai bambini”.
Spezzare il circolo vizioso è possibile, secondo la scrittrice, proprio grazie ai pellegrini e ai turisti stranieri, che entrando nuovamente nelle città e nei territori martoriati dal conflitto, possono costituire un'apertura per quei popoli. “Il pellegrinaggio può diventare un ponte, uno strumento di grande dialogo e reciprocità: andiamo sì a pregare per la pace sui luoghi di Gesù, ma incontriamo anche la gente”.

La serata si è conclusa con un videomessaggio del Cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme, che ha rinnovato l'appello a tornare nei luoghi del Vangelo: “La situazione in Terra Santa è molto più tranquilla. Resta la fatica di molte famiglie cristiane che da mesi attendono la presenza dei pellegrini per poter tornare a vivere in maniera serena, per loro e per i loro figli. La vostra presenza è importante: è un momento in cui bisogna farsi coraggio ed avere fiducia.”
Infine spazio a domande e curiosità dal pubblico e un momento di raccoglimento.
F.F.