Osnago: Lea Garofalo nelle interviste agli "studenti-testimoni" del processo. Il documentario

Sono state figure silenziose, presenti alle udienze nelle aule del tribunale per il processo a carico degli assassini di Lea Garofalo, mamma della loro coetanea, senza conoscere molto della mafia e delle sue ramificazioni anche in terre che sembravano pulite come quelle del Nord Italia.
Una presenza costante la loro che ha dato forza alla giovane Denise, non l’ha fatta sentire sola e ha reso visibile anche ai rei che qualcosa stava cambiando nel contesto dell’opinione pubblica. E, soprattutto, che la figlia di una vittima di mafia non era lasciata sola. Con lei c’erano i giovani.
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Oggi, una parte di quei ragazzi, è diventata il mezzo per raccontare da un punto di vista diverso e originale la storia di questa donna, uccisa a Milano il 29 novembre 2009 all’età di 35 anni, per essersi ribellata alla famiglia e avere consentito arresti e denunce a carico di parenti stretti, e il cui corpo carbonizzato fu trovato in un prato a Monza (oggi bene confiscato).

Un documentario, fortemente voluto da Valerio D’Ippolito di Libera Monza e concretizzatosi grazie all’incontro fortuito col regista meratese Jurij Razza che gli ha dato forma e concretezza e che lo sta portando a termine in vista proprio dell’anniversario dell’uccisione della donna.
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Valerio D'Ippolito, Jurij Razza, Anna Angelini, la vicesindaca di Osnago Maria Grazia Caglio,  Paolo Lanfranchi di Avviso Pubblico

20 in totale le interviste realizzate di cui 7 a studenti e 4 a docenti, 27 ore di parlato e 300 pagine di trascrizioni. Un lavoro importante, nato dal basso e che si è sviluppato forse più di quanto il regista stesso immaginasse. Sostenuto in forma libera da privati, sponsor, dalla Fondazione Monza e Brianza, ha bisogno ora di una ulteriore spinta economica per poter coprire i costi necessari per completare il lavoro nella sua forma migliore e non ridotta.
Da Milano a Modena, passando per la Sicilia e il Piemonte, incontrando anche persone sotto scorta e sostenendo spese di viaggio notevoli, regista e operatori non si sono risparmiati e hanno intervistato: Alessandra Cerreti (Sostituto Procuratore DDA Milano), Nando Dalla Chiesa (Sociologo, presidente onorario di Libera), Marika Demaria (autrice libro La scelta di Lea), Don Luigi Ciotti (fondatore di Libera), Roberto di Bella (Presidente tribunale dei minorenni di Reggio Calabria), Dina Lauricella (giornalista, autrice del libro Il codice del disonore), Enza Rando (avvocato, ufficio legale di Libera), infine gli studenti e i docenti del presidio durante il processo nonchè le giornaliste di Stampo Antimafioso.
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In occasione della giornata dedicata alle vittime di mafia il comune di Osnago, che da poco ha dedicato un’aula della biblioteca proprio a Lea Garofalo, ha organizzato una serata per parlare di questo documentario “La scelta di Lea” che si riallaccia anche alla festa della donna e al suo diritto di libertà e di vita vissuta senza vincoli né costrizioni.
Un pubblico attento e numeroso ha ascoltato la nascita e la produzione di questo lavoro direttamente dalle parole dei protagonisti.
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“Lea Garofalo è stata un esempio per molte donne” ha detto D’Ippolito “E la stessa figlia ha ereditato i valori della mamma. Quando andiamo nelle scuole la domanda che sorge spontanea è: ne è valsa la pena? Noi vogliamo parlare di Lea per parlare di tutte le donne che hanno seguito la sua strada. E sono tante. La donna nel mondo mafioso ha un ruolo fondamentale perché è colei che tiene i rapporti con l’esterno. Quando ci si accorge che queste relazioni sono dannose, allora viene rinchiusa e isolata”. Se una donna a quei livelli prende una strada diversa, è stato spiegato nel corso della serata, e inizia a parlare con la magistratura diventa pericolosa. Perché la mafia non si impara ma si eredita. E se la donna sceglie diversamente, quel mondo va in crisi.
Raccontare Lea Garofalo partendo dai compagni della figlia, che avevano vissuto il dramma della giovane Denise, tanto uguale a loro per età e sogni ma tanto diversa per opportunità e destino, è stata una intuizione geniale. La solitudine di Lea, infatti, è stata contrastata dalla presenza di questi giovani compagni che sono diventati la sua famiglia, pur non potendo interagire con lei. È attorno al concetto del “non essere solo” che ruota la testimonianza di questi ragazzi e il grande ruolo che, inconsapevoli, hanno avuto nel sostegno a Denise. 
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Il documentario nella versione da 50 minuti per le scuole per completarsi nella formula più esaustiva e piena necessita però di un aiuto economico. Chi vuole può sostenere la raccolta fondi a questo link
https://www.produzionidalbasso.com/project/la-scelta/
S.V.
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