"Montagnaterapia": il progetto del Cai di Calco e di Asst

Camminare all’aperto in mezzo al verde e possibilmente in compagnia è un toccasana per chiunque. Ma ci sono persone per cui può diventare una vera e propria terapia
E “montagnaterapia” è infatti il nome di un progetto che si sta riavviando dopo una lunga interruzione dovuta alla pandemia da Covid 19, promosso dall’Asst di Lecco e dal personale operativo della Comunità Riabilitativa ad Alta Assistenza di Cernusco Lombardone in collaborazione con la sezione Cai di Calco
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Gli utenti sono persone in cura presso il Centro psico-sociale di Merate e che frequentano il Centro diurno di Cernusco. Soffrono di patologie quali psicosi, schizofrenia o depressione. Dal progetto, che prevede un calendario di uscite in zona o luoghi limitrofi, traggono un grande beneficio. Attualmente il gruppo dei partecipanti è costituito da una decina di utenti, maschi, di età compresa tra i 30 e i 60 anni; le uscite si svolgono due volte al mese, generalmente occupano l’intera mattinata e saltuariamente un’intera giornata che prevede anche il pranzo al sacco o presso una struttura ricettiva, Finora ne sono state realizzate tre, l’ultima a Colle di Sogno, nel territorio comunale di Carenno.
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“Solitamente privilegiamo l’area del Parco del Curone, la zona dell’Adda o del Martesana”, dice il presidente della sezione Cai di Calco, Matteo Fumagalli. “Cerchiamo di realizzare un percorso che sia graduale, prima in piano e poi man mano aumentando il dislivello. Per noi il presupposto fondamentale è il volontariato, quel porsi al servizio e prendersi cura che costituisce il punto di forza di una società che, qualora dovesse basarsi unicamente su attività remunerate, non basterebbe a sé stessa. All’interno del Club Alpino Italiano nazionale hanno preso vita le attività di Montagnaterapia, abbinando conoscenza dei luoghi montani e capacità di accompagnamento a competenze medico-sociologiche, per avvicinare all’ambiente montano, o naturale in generale, persone che si confrontano con problematiche apparentemente inconciliabili con l’andare in montagna o semplicemente con il camminare. La montagna che cura è un’efficace metafora con cui si individua una peculiare forma di attenzione all’altro”. 
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Come si declini nel concreto questa metafora lo spiega in modo dettagliato Antonella Savini, educatrice presso il Centro diurno psichiatrico: “Camminare, e soprattutto camminare in montagna, richiede allenamento e comporta fatica in vista di un obiettivo quale può essere il raggiungere un luogo piacevole. Vale lo stesso per il percorso di cura. Inoltre la montagnaterapia accresce l’autostima e stimola la fiducia verso gli altri che, se sei in difficoltà, ti possono aiutare. E’ una terapia per la psiche ma anche per il corpo: i nostri pazienti, spesso a causa dell’assunzione di farmaci, soffrono di obesità, alterazione del livello di glicemia, insufficienza respiratoria e scarso tono muscolare. Inoltre, a causa dell’isolamento in cui vivono, hanno poche occasioni per praticare attività fisica”.
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I partecipanti all’attività sono tutti iscritti al Cai, un aspetto importante perché contribuisce a farli sentire maggiormente inseriti a livello sociale.
“Siamo molto grati a questa associazione”, tiene a sottolineare l’educatrice, “perché la loro presenza per noi è un valore aggiunto sia per le competenze tecniche dei volontari che per la presenza sul territorio”.
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La sezione Cai di Calco attualmente conta oltre 500 iscritti, che potrebbero aumentare considerato che il tesseramento non è ancora concluso. Molto apprezzata per le attività di alpinismo giovanile, svolge anche attività di manutenzione sentieristica sul Monte di Brianza in collaborazione con le Guardie ecologiche volontarie e al suo interno opera un Gruppo Età d’Oro (Geo) molto frequentato.
A.Vi.

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