Chi è padrone dello strumento ipermediatico (internet e non solo) possiede il potere.

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Sotto questo cielo balordo di marzo, sfiorati da qualche ombra di sole e pioggia, in questo lembo di terra lombarda, oppure sotto il cielo azzurro del Cairo, lungo le strade polverose, caotiche, si ha la sensazione di essere una molecola invisibile, impercettibile. Nei vicoli della vecchia Cairo, gruppi di cani randagi si abbandonano in silenzio sull’asfalto in attesa di qualcosa.  A differenza di quelli che si incontrano in quest’altra parte del cielo che, pur essendo al guinzaglio, accuditi come oggetti sostituenti, abbaiano e si mettono in una posizione di difesa/attacco, i randagi li puoi sfiorare, restano tranquilli assopiti, tacciono e sopportano la loro condizione. I bambini silenziosi tra i vicoli del Cairo offrono qualche piccolo gadget per carpire spiccioli che sballotta in tasca tra le dita della mano del visitatore. Sono gli stessi bimbi che si incontrano nelle strade di quest’altra parte del cielo. La miseria e la ricchezza si scontrano con ferocia e demenzialità. La povertà è presente al Cairo come a New York, Milano, Citta del Messico, San Paolo, Oslo, Pechino, Mosca. 

Le metropoli sono copie deformi e deformanti dello stesso paradigma economico; le differenze si trovano soltanto quando compaiono moschee, chiese cattoliche, protestanti, ortodosse, templi buddisti, scintoisti, induisti; sono delle strutture architettoniche che definiscono la storia, l’antropologia, la società e la soggettività di quella parte del cielo. 

Una grande ragnatela di cartelloni, manifesti, schermi pubblicitari, insieme a migliaia di antenne paraboliche distribuite in modo dissennato, deturpano e ingannano il loci originari e identitari: tutto è assimilato, omologato dall’ingordigia del capitale.

Ciò che rende massificante, globalizzante, omologante povertà e ricchezza è il grande schermo orwelliano dislocato in ogni angolo delle città e lo smartphone nelle mani di ogni individuo senza distinzione di ceto e appartenenza. È il grande oggetto illusionale che manipola e trasforma cielo in acqua, deserto in New York, miseria in ricchezza.

Possedere uno smart dà l’illusione protesica di essere un soggetto attivo e non marginale, dà la sensazione di governare le cose che ruotano sotto il cielo. È un po’ come possedere la lampada di Aladino, basta schiacciare un bottone per ottenere quello che si desidera.

Un detto cinese dice che: chi possiede la polvere da sparo del fucile possiede il potere; parafrasandolo, si può dire che, chi è padrone dello strumento ipermediatico (internet e non solo) possiede il potere. Non è un caso che, i nuovi signori del vapore della Sillicon Valley, fossero accanto al nuovo Presidente degli Stati Uniti, quando è stato nominato.

Chi detiene questo potere manipolante, è in grado di imporre condizioni sociali, economiche, questo è ciò che sta accadendo a livello globale. La comunicazione è usata come mezzo di pressione, condizionamento e minaccia. I messaggi generano incertezza, insicurezza e colpiscono maggiormente gli strati marginali, privi di strumenti cognitivi e economici per difendersi. La pressione mercantile dei dazi spaventa e mette in difficoltà la globalizzazione, non solo economica disegnando nuovi assetti geopolitici.  L’individuo si sente un’infinitesima particella di un mondo che sente ostile.

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Dr. Enrico Magni - Psicologo, giornalista
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