Una tradizione finita, sulla mia testa, il 'tric trac' a Verderio Inferiore
Mentre si avvicina il periodo pasquale, un ricordo, legato alla mia infanzia e alle tradizioni del mio paese, torna sempre alla mente, nonostante il mio attuale distacco dalla fede. Si tratta della tradizione del 'tric trac' a Verderio Inferiore, un rituale affascinante, legato al periodo di lutto tra il Venerdì Santo e la Domenica di Pasqua.
In quei giorni di silenzio delle campane, i chierichetti del paese si facevano portavoce del suono festoso, armati di un singolare strumento di legno: il 'tric trac'. Si trattava di un robusto tagliere di legno, dotato di una maniglia e due battenti di ferro. Scuotendolo con energia, produce un rumore secco e ritmico, che idealmente richiama il suono delle campane silenziate. Il sabato mattina, dopo la messa del Venerdì Santo, noi chierichetti ci ritrovavamo carichi di entusiasmo e, armati del nostro storico 'tric trac', intraprendevamo un giro che toccava ogni angolo del paese. Particolarmente suggestiva era il passaggio nella stretta via principale, dove al suono dei nostri 'tric trac' si mescolava il profumo fragrante del pane appena sfornato dai panettieri delle primissime luci dell'alba. Era un risveglio dei sensi, un annuncio che la vita, nonostante il lutto, continuava. Purtroppo, durante uno di questi giri, accadde un fatto che segnò la fine di questa usanza. Mentre eravamo intenti a suonare il 'tric trac', uno dei battenti di ferro si ruppe. Il pezzo rotto, recuperato da un mio amico, finì per essere dimenticato nello suo zaino. Durante la pausa pranzo, in un momento di gioco, quel pezzo di ferro mi colpì accidentalmente alla testa, provocandomi una ferita dalla quale cominciò a scorrere copioso sangue. Fortunatamente, eravamo vicino a casa e i miei genitori mi prestarono subito soccorso. Per non allarmare ulteriormente il mio amico, mi mandarono a messa senza ulteriori controlli. Da quel giorno, la tradizione del 'tric trac' a Verderio Inferiore si interruppe bruscamente. Un incidente banale, legato a un momento di gioco, pose fine a un rituale che aveva scandito per anni i giorni di attesa della Pasqua. La ferita alla testa, per fortuna, guarì senza conseguenze (forse). Ma la ferita al cuore per la perdita di una tradizione così bella e significativa è rimasta.
Il ricordo di quelle mattine, passate a suonare il 'tric trac' per le vie del paese con gli amici, è un tesoro prezioso che custodisco gelosamente. Non so da dove fosse nata quella tradizione e il motivo per cui fu instituita, però mi rammarica sapere che indirettamente ho contribuito ad eliminarla e non ne sarebbe rimasta traccia, così ho deciso di raccontare qui questa storia.
In quei giorni di silenzio delle campane, i chierichetti del paese si facevano portavoce del suono festoso, armati di un singolare strumento di legno: il 'tric trac'. Si trattava di un robusto tagliere di legno, dotato di una maniglia e due battenti di ferro. Scuotendolo con energia, produce un rumore secco e ritmico, che idealmente richiama il suono delle campane silenziate. Il sabato mattina, dopo la messa del Venerdì Santo, noi chierichetti ci ritrovavamo carichi di entusiasmo e, armati del nostro storico 'tric trac', intraprendevamo un giro che toccava ogni angolo del paese. Particolarmente suggestiva era il passaggio nella stretta via principale, dove al suono dei nostri 'tric trac' si mescolava il profumo fragrante del pane appena sfornato dai panettieri delle primissime luci dell'alba. Era un risveglio dei sensi, un annuncio che la vita, nonostante il lutto, continuava. Purtroppo, durante uno di questi giri, accadde un fatto che segnò la fine di questa usanza. Mentre eravamo intenti a suonare il 'tric trac', uno dei battenti di ferro si ruppe. Il pezzo rotto, recuperato da un mio amico, finì per essere dimenticato nello suo zaino. Durante la pausa pranzo, in un momento di gioco, quel pezzo di ferro mi colpì accidentalmente alla testa, provocandomi una ferita dalla quale cominciò a scorrere copioso sangue. Fortunatamente, eravamo vicino a casa e i miei genitori mi prestarono subito soccorso. Per non allarmare ulteriormente il mio amico, mi mandarono a messa senza ulteriori controlli. Da quel giorno, la tradizione del 'tric trac' a Verderio Inferiore si interruppe bruscamente. Un incidente banale, legato a un momento di gioco, pose fine a un rituale che aveva scandito per anni i giorni di attesa della Pasqua. La ferita alla testa, per fortuna, guarì senza conseguenze (forse). Ma la ferita al cuore per la perdita di una tradizione così bella e significativa è rimasta.
Il ricordo di quelle mattine, passate a suonare il 'tric trac' per le vie del paese con gli amici, è un tesoro prezioso che custodisco gelosamente. Non so da dove fosse nata quella tradizione e il motivo per cui fu instituita, però mi rammarica sapere che indirettamente ho contribuito ad eliminarla e non ne sarebbe rimasta traccia, così ho deciso di raccontare qui questa storia.
MC