Osnago: la donna al centro di tre "momenti simbolici"

Un 8 marzo ricco di eventi quello di Osnago iniziato alle 10 con l’inaugurazione della panchina rossa, dedicata alla lotta contro la violenza sulle donne, fresca di restauro. 
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Dedicata a Franca Viola, la ragazza che a soli 17 anni ebbe il coraggio di rifiutare il matrimonio riparatore con il nipote di un boss mafioso, la panchina era stata inaugurata nel 2017 ma necessitava di un intervento proprio all’immagine della donna-simbolo, realizzata dalla pittrice Laura Gerlini. L’inaugurazione è stata presieduta dall’assessora all’Istruzione, Pace e Legalità Maria Grazia Caglio insieme all’artista osnaghese. 
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Graziella Banfi Maria Grazia Caglio
La prima ha ricordato come la violenza si scateni spesso proprio per impedire l’affermazione della libertà femminile, mentre la seconda ha sottolineato l’importanza per le donne vittime di soprusi di non essere lasciate sole.

La cerimonia è poi proseguita all’interno della sede della Biblioteca per l’intitolazione di una sala a Lea Garofalo. 
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“Donna forte e coraggiosa ha scelto di rompere con le regole dell’omertà proprie della ‘ndrangheta, denunciando gli affari loschi di famiglia e pagando questa decisione con la vita”, ha ricordato l’assessora Caglio. “E’ stata uccisa a Milano, non in un paese della Locride, e questo ci deve far riflettere. Lea Garofalo è il simbolo del cambiamento femminile e della possibilità dell’affermarsi di una cultura diversa: ecco perché è significativo che le sia intitolata una sala della Biblioteca, che in ogni paese è il primo presidio culturale”. La vice-sindaca ha anche ricordato che Osnago ha aderito ad Avviso pubblico, l’associazione che riunisce gli amministratori che si impegnano per la difesa della legalità, anche perché in paese esiste una casa confiscata alla mafia.
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Sopra: Graziella Banfi, Norberto Ambrosiano, Maria Grazia Caglio
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All’intitolazione erano presenti anche la vice-presidente di Progetto Osnago, Graziella Banfi, e l’assessore alla Cultura Norberto Ambrosiano. Quest’ultimo ha voluto sottolineare l’importanza di difendere i diritti e non solo quelli delle donne ma anche di altre categorie, per esempio gli stranieri immigrati per i quali in Biblioteca si tiene un corso di lingua italiana.

Molto partecipato e festoso il flash mob che, a partire dalle 11, ha animato la piazza della Chiesa.
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Qui un folto gruppo di donne di tutte le età ha contribuito a costruire un muro simbolico, con contenitori su cui erano riportate frasi tipiche di stereotipi che riguardano le donne, come per esempio “Non è uno sport da femmina”, “Non puoi capire, sei una donna”, “Sei una donna, non serve che studi”, “Hai il ciclo?!”, “L’hanno eletta solo perché donna”, “Per una donna è sempre meglio lavorare part-time”… e molti altri.
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Un muro, quello dell’indifferenza, che deve essere abbattuto.
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La mattinata di mobilitazione è proseguita nella sede di Spazio Aperto con l’intitolazione di tre sale a tre donne. La sala-mostre è stata dedicata alla famosa fotografa Letizia Battaglia; la sala dove si riunisce l’associazione Arché alla clavicembalista Emila Fadini e quella in cui si ritrova Legambiente alla medica ambientalista Laura Conti.
A.Vi.
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