Merate: con "Dietro la lavagna", il coraggio di parlare di regole
Ci vuole coraggio a parlare di regole in un mondo in cui molti, troppi, si vantano di non rispettarle. Forse anche perché su questa parola si sono accumulati pregiudizi duri a morire.
Quale ne è allora il vero significato?
A spiegarlo in modo chiaro e appassionato è stato ieri (venerdì) sera il giurista Francesco Castelli, invitato insieme a Romano Limonta dell’associazione Sulle regole dal sodalizio meratese Dietrolalavagna.
Non molti gli ascoltatori nell’auditorium Giusi Spezzaferri, a conferma della scarsa attrattività di questo termine a causa di un grande equivoco come ha illustrato lo stesso Castelli.
Sì, perché, come ha ben spiegato il giurista, “le regole vengono viste solo come obbligo, imposizione, dovere, obbedienza, insomma come qualcosa di negativo e infatti spesso iniziano con un ‘non’”.
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Quale allora il vero significato?
“Le regole sono ciò che ci permette di relazionarci con gli altri, di stare insieme, di poterci fidare l’uno dell’altro”.
Una parola che invece piace molto, soprattutto ai giovani, è “libertà”. Ma, ha sottolineato Castelli, “proprio perché siamo in relazione con altre persone libertà non è fare quello che voglio. Libertà è conoscere le alternative possibili e le conseguenze che ciascuna di queste alternative comporta in modo da poter fare scelte consapevoli”.
Una sfida, soprattutto per gli insegnanti a cui più volte il relatore ha fatto riferimento nel corso della conferenza. Una sfida difficile ma che può dare i suoi frutti, perché “passare dal ‘tu devi’ al ‘tu puoi’ fa sì che le regole diventino l’albero attraverso cui la libertà del singolo può fiorire”.
Parlare di regole ha portato inevitabilmente a citare la nostra Costituzione, ovvero le norme fondanti che ci siamo dati agli albori della Repubblica.
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“Le riteniamo ancora valide oppure no?”, è stato chiesto più volte al pubblico seduto in platea.
Della Costituzione sono stati citati in modo particolare tre articoli: l’articolo 2 (La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale), l’articolo 3 (Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese) e l’articolo 21 (Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure… ).
In essi, si è fatto notare, si parla di diritti ma anche di doveri, gli uni non possono essere disgiunti dagli altri e insieme rimandano alla centralità della dignità della persona.
“Democrazia non è solo ‘una testa un voto’, questa è la democrazia formale, ma è pari dignità per tutti, questa è la democrazia sostanziale”, ha affermato il giurista che ha poi evidenziato come il cammino della pari dignità sia stato particolarmente difficile per le donne.
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In Italia, a differenza di altri Paesi, il voto femminile è stato possibile solo nel 1946 (nel 1893 in Nuova Zelanda e nel 1901 in Finlandia); prima del 1963 alle donne non era concesso esercitare la professione in Magistratura così come vietato era l’accesso nelle forze di polizia, nell’esercito e nel corpo dei carabinieri. Il delitto di adulterio, che era solo quello femminile, è stato dichiarato illegittimo nel 1968 e solo nel 1975 è stato approvato il nuovo diritto di famiglia in base al quale il capofamiglia non era più esclusivamente il padre. Del resto, ancora oggi in Italia vige un codice penale, il Codice Rocco, che risale al 1930!
Il giurista ha concluso il suo intervento con un accenno all’attualità parlando dei social network, veri e propri contratti di diritto privato che in quanto tali hanno un potere autonomo rispetto alla Costituzione.
“La rivoluzione digitale ha reso possibile la realizzazione della prima parte dell’articolo 21, ma questo richiede una vigilanza quotidiana sui possibili rischi che ne derivan0”, ha evidenziato,
Anche dal pubblico sono arrivate domande riguardanti problemi attuali come la manifestazione di tentativi autoritari, la globalizzazione e la mancata attuazione della parità tra uomo e donna.
“Non abbiamo altre armi se non le nostre vite”, ha risposto Castelli, “la sfida è alta e le forze in campo impari. Occorre una massa critica e per questo ogni singolo cittadino può fare la differenza”.
Quale ne è allora il vero significato?
A spiegarlo in modo chiaro e appassionato è stato ieri (venerdì) sera il giurista Francesco Castelli, invitato insieme a Romano Limonta dell’associazione Sulle regole dal sodalizio meratese Dietrolalavagna.
Non molti gli ascoltatori nell’auditorium Giusi Spezzaferri, a conferma della scarsa attrattività di questo termine a causa di un grande equivoco come ha illustrato lo stesso Castelli.
Sì, perché, come ha ben spiegato il giurista, “le regole vengono viste solo come obbligo, imposizione, dovere, obbedienza, insomma come qualcosa di negativo e infatti spesso iniziano con un ‘non’”.
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Quale allora il vero significato?
“Le regole sono ciò che ci permette di relazionarci con gli altri, di stare insieme, di poterci fidare l’uno dell’altro”.
Una parola che invece piace molto, soprattutto ai giovani, è “libertà”. Ma, ha sottolineato Castelli, “proprio perché siamo in relazione con altre persone libertà non è fare quello che voglio. Libertà è conoscere le alternative possibili e le conseguenze che ciascuna di queste alternative comporta in modo da poter fare scelte consapevoli”.
Una sfida, soprattutto per gli insegnanti a cui più volte il relatore ha fatto riferimento nel corso della conferenza. Una sfida difficile ma che può dare i suoi frutti, perché “passare dal ‘tu devi’ al ‘tu puoi’ fa sì che le regole diventino l’albero attraverso cui la libertà del singolo può fiorire”.
Parlare di regole ha portato inevitabilmente a citare la nostra Costituzione, ovvero le norme fondanti che ci siamo dati agli albori della Repubblica.
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Al tavolo Romano Limonta e Francesco Castelli entrambi dell'associazione Sulle regole. In piedi l'assessora Patrizia Riva con Paolo Lanfranchi, sindaco di Dolzago e coordinatore di Avviso Pubblico
“Le riteniamo ancora valide oppure no?”, è stato chiesto più volte al pubblico seduto in platea.
Della Costituzione sono stati citati in modo particolare tre articoli: l’articolo 2 (La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale), l’articolo 3 (Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese) e l’articolo 21 (Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure… ).
In essi, si è fatto notare, si parla di diritti ma anche di doveri, gli uni non possono essere disgiunti dagli altri e insieme rimandano alla centralità della dignità della persona.
“Democrazia non è solo ‘una testa un voto’, questa è la democrazia formale, ma è pari dignità per tutti, questa è la democrazia sostanziale”, ha affermato il giurista che ha poi evidenziato come il cammino della pari dignità sia stato particolarmente difficile per le donne.
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In piedi Maria Rosa Panzera presidente di Dietro La Lavagna
In Italia, a differenza di altri Paesi, il voto femminile è stato possibile solo nel 1946 (nel 1893 in Nuova Zelanda e nel 1901 in Finlandia); prima del 1963 alle donne non era concesso esercitare la professione in Magistratura così come vietato era l’accesso nelle forze di polizia, nell’esercito e nel corpo dei carabinieri. Il delitto di adulterio, che era solo quello femminile, è stato dichiarato illegittimo nel 1968 e solo nel 1975 è stato approvato il nuovo diritto di famiglia in base al quale il capofamiglia non era più esclusivamente il padre. Del resto, ancora oggi in Italia vige un codice penale, il Codice Rocco, che risale al 1930!
Il giurista ha concluso il suo intervento con un accenno all’attualità parlando dei social network, veri e propri contratti di diritto privato che in quanto tali hanno un potere autonomo rispetto alla Costituzione.
“La rivoluzione digitale ha reso possibile la realizzazione della prima parte dell’articolo 21, ma questo richiede una vigilanza quotidiana sui possibili rischi che ne derivan0”, ha evidenziato,
Anche dal pubblico sono arrivate domande riguardanti problemi attuali come la manifestazione di tentativi autoritari, la globalizzazione e la mancata attuazione della parità tra uomo e donna.
“Non abbiamo altre armi se non le nostre vite”, ha risposto Castelli, “la sfida è alta e le forze in campo impari. Occorre una massa critica e per questo ogni singolo cittadino può fare la differenza”.
A.Vi.