Giovedì del Mandic: sinergia tra medici nel monitoraggio di pazienti. Nuovo progetto

È proseguito a Olgiate Molgora nella serata del 20 febbraio il ciclo di incontri organizzato dalla Asst di Lecco e l’Ambito Distrettuale del Meratese intitolato “I Giovedì del Mandic”. Dopo gli eventi a Merate e Casatenovo, dove si è parlato rispettivamente della sanità nel territorio e dell’integrazione sociosanitaria, questa volta il focus è stato sul rapporto tra Specialistica Ospedaliera e Medicina Territoriale, seguito da un approfondimento sul reparto di Neurologia e stroke unit a cura del primario dottor Lorenzo Lorusso. 
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I dottori Laura e Paolo Rossi
I relatori della prima parte di incontro – come sempre introdotto dal presidente dell’Ambito Fabio Crippa, che ha ricordato il triste anniversario dallo scoppio della pandemia di Covid-19 in Italia – sono stati il dottor Paolo Rossi, Direttore S.C. Medicina Interna dell’ospedale Mandic e la dottoressa Laura Rossi, medico di medicina generale e referente AFT Merate. I due professionisti hanno parlato di un importante progetto sperimentale pronto a partire, ovvero il monitoraggio condiviso post-dimissione ospedaliera per pazienti anziani affetti da condizioni croniche complesse. 
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Il perché di questo progetto che vedrà lavorare in sinergia medici dell’ospedale con medici di medicina generale l’ha spiegato il dottor Paolo Rossi: “La percentuale di popolazione anziana (over 65 ndr) in Italia sta aumentando. L’Istat nel 2010 aveva già previsto che questa fetta di popolazione nel 2025 avrebbe raggiunto il 25% della popolazione complessiva. In realtà è di un punto percentuale inferiore, perché non erano stati considerati gli effetti del Covid. È previsto che nel 2050 questa percentuale raggiunga il 34%”.
Dati impressionati e che per certi versi preoccupano se si considera che la prevalenza di soggetti presenti in ospedale sono proprio gli anziani. Ad affollare il Pronto Soccorso e i reparti sono in grande percentuale persone over 65. Se si tralascia per un momento il non indifferente fatto che nascono sempre meno bambini e si guarda al futuro, si ha lo scenario di una popolazione sempre più composta da anziani che saranno anche pazienti che al momento non si hanno i mezzi per gestire.
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Solo a inizio 2025 è stato stimato che ci sono 4 milioni gli Italiani senza Medico di Medicina generale, questo perché a oggi manca il 30%  di questi professionisti. “Nel 2030 saranno 15 milioni gli italiani senza medico” ha fatto presente il dottor Rossi mostrando un grafico che indica il numero di borse di studio messe a disposizione negli ultimi due anni per ogni specializzazione e il numero di quelle realmente assegnate. La differenza tra i due dati per molte specializzazioni (tra cui quella di Medico di Medicina Generale) è elevata. Tante le borse non utilizzate.  
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Questo quadro, aggravato dalla cronicità delle patologie che colpiscono la stragrande maggioranza dei pazienti anziani e li portano al ricovero in ospedale quando si acutizzano, danno vita al cosiddetto fenomeno di “revolving door” (“porta girevole”, per dare l’idea del paziente che entra ed esce dal nosocomio). Ciò ha determinato la decisione di creare una rete di soggetti che possano meglio prendere in carico i pazienti “disaffollando” gli ospedali.  
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Si tratta di un vero e proprio dialogo tra medici ospedalieri e medici di medicina generale per una gestione ottimale dei pazienti anziani affetti da condizioni croniche complesse quando vengono dimessi. Quando questo avviene, infatti, nella lettera di dimissione vengono fornite delle indicazioni tra cui modifiche sostanziali della terapia farmacologica, la  richiesta di esami e delle indicazioni per il monitoraggio di parametri vitali. “Queste lettere concludono quasi sempre con la frase ‘si riaffida al medico curante" ha spiegato la dottoressa Laura Rossi, medico di medicina generale. 
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"Una frase che a noi non piace perché spesso non riusciamo a capire cosa ci sia dietro al cambio di terapia e anche lo stesso paziente, che si ritrova a dover cambiare medicine e può capitare che vada incontro a una nuova ospedalizzazione”. 
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Tra il 2018 e il 2023 dall’Ospedale Mandic sono stati dimessi 9.212 pazienti e 890 di questi sono stati ricoverati nuovamente entro 3 mesi. Con il nuovo progetto si intende passare da “si riaffida al medico curante” ad una presa in carico condivisa. Per pazienti con condizioni croniche avanzate o a fine vita saranno previsti precorsi di dimissione protetta attraverso Rsa, cure subacute, cure palliative o l’attivazione di servizi domiciliari; per i pazienti in condizioni croniche complesse ma di minore entità invece verrà attivato un monitoraggio post-ricovero per 3-4 mesi in collaborazione tra medico ospedaliero, che effettuerà visite ambulatoriali, il medico di medicina generale che farà visite di controllo e l’infermiere di famiglia e comunità che assisterà a domicilio o presso le Case o Ospedali di Comunità. Proprio quest’ultima figura avrà un ruolo fondamentale all’interno del progetto perché oltre che prendersi cura dei pazienti formerà, sosterrà e affiancherà anche i “caregiver”, ovvero quelle persone (genitori, figli, etc.) vicine al malato e che di lui si prendono cura. 
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Il progetto è già stato presentato e proposto a medici del territorio e 20 di loro hanno aderito all’idea di fare rete, lavorare in sinergia, avere maggior dialogo con i colleghi ospedalieri e soprattutto provare a portare maggior benefici nella vita dei loro pazienti. L’obbiettivo non è solo questo, ma anche quello di ridurre lo spreco di risorse, ottimizzare i costi, migliorare la qualità di cura e infine prevenire ulteriori episodi di riacutizzazione delle patologie croniche. 
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Come anticipato, la serata è proseguita con un intervento del primario di Neurologia del Mandic, dottor Lorusso, che ha offerto una panoramica sul reparto e la Stroke Unit, che si occupa della gestione del paziente con ictus. Nel 2024 la Neurologia ha registrato 483 pazienti per malattie cerebrovascolari, il 9% in più rispetto al 2023, 285 pazienti con patologia, 11 trombolisi ed effettuato ricoveri/prestazioni per 189 emorragie. L’attività ambulatoriale invece è stata rivolta a 13.000 pazienti totali, di cui 8.010 per Neurofisiopatologia, 1.800 per Neurologia Generale, 1.580 per neuropsicologia, 360 per declino cognitivo, 335 per disturbi del movimento, 295 per cefalea, 290 per epilessia, 135 per sclerosi multipla, 125 per cerebrovascolare e 73 per altri ambulatori.
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Ad affiancare il dottor Lorusso in reparto – che in primavera si arricchirà con l’apertura del Centro Disturbi del Sonno – sono diversi neurologi, ognuno specializzato in un determinato ambito. È anche con loro che periodicamente vengono organizzati percorsi di potenziamento-orientamento e incontri aperti alla cittadinanza per parlare di medicina generale e problematiche neurologiche. 
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Il presidente Fabio Crippa e il dottor Lorenzo Lorusso
Data l’alta presenza di medici e amministratori del territorio tra il pubblico, al termine è scaturito uno scambio di opinioni in merito al futuro della medicina. È intervenuto anche il Direttore Generale dottor Marco Trivelli che ha dato la sua opinione in merito alle Case di Comunità, "il luogo in cui devono lavorare anche medici specialisti affinché possano conoscere i medici di medicina generale e ricevere lì molti pazienti". 
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In piedi il dottor Marco Trivelli
Il direttore ha concluso dando la notizia che all’Ospedale Mandic negli ultimi mesi sono approdati 27 nuovi medici a fronte di 3 che ne sono andati. Il vero problema però continua ad essere la non semplice assunzione di infermieri.
E.Ma.
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