Carlo Acutis verso la santità. Il ricordo delle monache di Bernaga del 16 giugno 1998

Carlo Acutis sarè Santo. La canonizzazione avverrà in occasione del Giubileo degli adolescenti, dal 25 al 27 aprile, quando il Pontefice eleverà agli onori dell'altare il giovane identificato un po' come il patrono di internet.
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Il quadro di Carlo Acutis nel parlatorio del monastero di Bernaga

Classe 1991, appartenente a una famiglia benestante, morì a 15 anni. La sua vita fu caratterizzata da una profonda fede, tanto da avere ricevuto la Prima Comunione all'età di 7 anni e avere poi manifestato una profonda devozione verso la Madonna e l'Eucaristia
Appassionato di informatica, creò siti internet e attraverso la rete si impegno per approfondire la sua Fede e divulgarla. A stroncare la sua giovane esistenza fu una leucemia fulminante, con il decesso avvenuto il 12 ottobre 2006 a pochi giorni dalla diagnosi. Prima di morire manifestò il desideri di offrire le sue sofferenze per il Papa e la Chiesa e promise alla madre che le avrebbe dato tanti segni dal Cielo.
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L'ingresso del monastero

Per la profondità del suo cammino di Fede, in una esistenza tutto sommato “normale”, è stato portato a esempio dei giovani e tante sono le iniziative che in questi anni hanno portato le parrocchie a farlo conoscere. Ancor più in questo periodo a ridosso della canonizzazione.
A Merate le "Giornate Eucaristiche" saranno improntate sulla sua figura e partiranno, come da programma, giovedì 20 con la Messa solenne di apertura e prosegurianno sino a domenica.
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Ma Carlo Acutis ha radici nel territorio.
Al monastero della Bernaga (frazione di La Valletta brianza) nel 1998 ha ricevuto la Prima Comunione.
Oggi a 27 anni di distanza, alcune suore dell'ordine di sant'Ambrogio ad nemus hanno ancora ben presente e fervido il ricordo di quella giornata di sole quando alle 11 monsignor Locatelli, parroco della Chiesa di San Gottardoe conocente della mamma del bambino, aveva chiesto l'assistenza nella preghiera per impartirgli il sacramento che, da adolescente, Carlo definità come la sua "autostrada verso il Cielo".
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Sull'inginocchiatoio ricoperto di raso bianco accanto all'altare, il bambino aveva un volto "lieto, luminoso, aperto allo stupore e alla gioia per ciò che stava avvenendo.
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Una cerimonia riservata, con solo i genitori, la nonna, il celebrante e naturalmente le monache che avevano scelto dei canti molto delicati e profondi che poi, visto il corso della storia, si rivelarono quasi profetici.


In due ricordi testuali e in uno audio che proponiamo, le monache di clausura hanno rievocato quel giorno, con alcuni aneddoti che portano nel cuore e che hanno segnato il loro percorso, incrociatosi casualmente con quello di un giovane Santo.
La Prima Santa Comunione del Beato Carlo Acutis (16 giugno 1998)
Una sera, la nostra Madre ci comunicò una notizia inusuale: il Parroco della chiesa di Santa Maria Segreta di Milano, Mons. Aldo Locatelli, aveva chiesto di celebrare nella nostra cappella il sacramento della Prima S. Comunione per Carlo, un ragazzino di soli sette anni.
Egli, famoso teologo, aveva constatato che il desiderio ripetutamente espresso da Carlo era ardente e niente affatto un capriccio; la sua consapevolezza e preparazione erano segni forti che con-vincevano di acconsentire a questa eccezione.
Noi monache accogliemmo volentieri la richiesta e così il 16 giugno 1998, alle ore 11:00, in una giornata di sole, Mons. Locatelli, usando le preghiere della festa del Corpo e Sangue di Cristo, celebrò la Santa Messa durante la quale Carlo ricevette per la prima volta l’Eucarestia. Per lui era stato preparato un inginocchiato ricoperto di raso bianco situato vicino all’altare.
Noi monache, dal nostro posto all’interno della clausura, potevamo notare come il suo volto fosse lieto, luminoso, aperto allo stupore e alla gioia per ciò che stava avvenendo e come seguisse con grande attenzione la Celebrazione, alla quale erano presenti, oltre a noi, soltanto papà Andrea, mamma Antonia e la nonna materna, Signora Luana.
I canti della Santa Messa, eseguiti da noi, si rivelarono poi quasi profetici. Il motetto all’in-gresso ricordava le parole di Gesù nel Vangelo di Marco (Lasciate che i fanciulli vengano a me) e faceva risuonare ripetuti Osanna. Il canto dell’Offertorio recitava: “Che sia la nostra vita Ostia gradita a Te, offerta nel tuo Cristo”.
Il canto alla Comunione ricordava che il Pane degli angeli è diventato Pane degli uomini e, al termine, fu eseguita una lode alla Madre di Dio, Tempio Santo per custodire il Pane celeste.
Ricevuta la S. Comunione Carlo, dopo aver tenuto la testina tra le mani per breve tempo, in atteggiamento raccolto, incominciò a muoversi come se non riuscisse più a stare fermo. Sembrava fosse accaduto qualcosa in lui, a lui solo noto, qualcosa di grande che non riusciva a contenere.
A più di una di noi monache venne spontaneo pensare alle disposizioni di San Pio X, che volle fortemente concedere di ricevere Gesù da piccoli. È vero, forse non possono comprendere proprio tutto - nessuno, a dire il vero, lo può -, ma lo stupore, l’incanto per qualcosa di grande e bello, la freschezza dei sentimenti, la capacità di gioire, come sono vivi nei bambini!
Dopo la Santa Messa, i genitori scattarono a Carlo, nel giardino d’ingresso al monastero, al-cune fotografie che restano preziosa testimonianza di quel giorno felice.
Questi sono i ricordi di noi monache. La mamma e il papà ne custodiscono altri. Uno, in particolare, è significativo.
La Signora Acutis ha infatti raccontato: «Mentre salivamo al monastero, un pastore con un agnellino bianco attraversò la strada. Mio marito fu costretto a fermare la macchina. Ricordo il sorriso di Carlo, che amava tantissimo gli agnellini. Ci disse che quell’agnellino, spuntato dal nulla, gli sem-brava un segno piovuto per lui dal cielo, un piccolo regalo tutto e solo per lui».
Niente capita per caso, lo possiamo ripetere anche noi, riflettendo su quanto accadde quel giorno nel nostro monastero. È il Signore che dirige la nostra vita. Dalla semplice nostra disponibilità a che Carlo potesse ricevere la Prima Comunione in forma privata prima dell’età comunemente pre-vista, è scaturita una catena di grazie per lui, per noi, per tutta la Chiesa, che tra poco lo venererà come Santo.
Non lasciamo passare invano gli inviti e i doni di Dio. È l’augurio che esprimiamo, con tutta la gioia che il Signore ci dona.
Carlo… un inno alla gratuità e alla misericordia
Ripensando a Carlo, la prima immagine che riaffiora alla mente è quella di uno sguardo vivace e limpido, di un’espressione serena e, nel contempo, attenta. Era un ragazzo che amava la vita, perché si fidava pienamente del Signore della vita; l’apprezzava e, per questo, ha fatto del suo meglio per viverla in pienezza, per gustarla, donandosi nella gratuità.
Facilmente si sente dire, in relazione al giovane Beato, che era un bambino, un adolescente “normale”, il quale ha però vissuto fino in fondo la fede e la carità. Tutto ciò, a mio avviso, è vero solo in parte; in ogni caso, mi sembra una valutazione un po’ troppo semplicistica.
Carlo, come testimoniano i genitori, ha avuto, sin da piccolo, alcune esperienze particolari: uno speciale rapporto con l’angelo custode e soprattutto con il Signore Gesù e Maria Santissima; illuminazioni interiori riguardanti la Passione e alla presenza reale di Gesù nell’Eucaristia.
Io credo che la sua grandezza stia nel fatto di non avere sciupato questi doni, bensì di averli fatti fruttificare con impegno e perseveranza.
La mamma, la Signora Antonia, ha confidato un episodio molto eloquente a tal proposito. Quando, nei primi anni di scuola, i genitori decisero di trasferire il figlio un altro Istituto, il bambino certamente soffrì, ma non disse nulla: seppe riconoscere, in quell’evento inatteso e per lui doloroso, l’invito di Gesù ad obbedire ai genitori, vedendoli come rappresentanti della volontà di Dio. Il piccolo voleva, in sostanza, fare piacere a Gesù.
Carlo era molto disponibile nell’aiutare e nell’accompagnare il cammino degli amici e dei compagni di scuola. Questa è una verità confermata da tutti coloro che l’hanno conosciuto. Sono tuttavia convinta che si sia dovuto sforzare nel coltivare questa costante attitudine di apertura e di accoglienza.
La vita, infatti, ci dimostra che non tutti sono sempre benevoli o in grado di comprendere nel modo adeguato le nostre intenzioni e i nostri atteggiamenti.
Sono persuasa che il fatto che Carlo dedicasse del tempo all’adorazione ogni giorno dipende sicuramente dal suo amore per Gesù eucaristico, ma credo fosse pure un modo per attingere forza e grazia per poter vivere la giornata che lo attendeva nella fedeltà al Vangelo.
Tra l’altro, come ha dichiarato con onestà la Signora Antonia, come tutti, anche suo figlio aveva dei difetti: era tendenzialmente goloso e pigro. La pigrizia è tipica delle persone molto intelligenti, che quindi non hanno necessità di sforzarsi eccessivamente per raggiungere buoni risultati. Ad ogni modo, è evidente che anche lui ha dovuto lottare per superare questi limiti.
Forse ci si chiederà, a questo punto, qual è lo scopo di questa breve esposizione. Desidero semplicemente ribadire il concetto che ho sopra appena accennato: la santità di questo giovane si esprime nella fedeltà alle richieste d’amore, agli inviti alla generosità che sentiva risuonare nella propria anima, momento per momento, nel corso della giornata.
Carlo non ha mai lasciato cadere nel vuoto le ispirazioni del Signore. E riuscire a custodire questa disposizione sempre, giorno dopo giorno, è qualcosa di veramente eroico, tanto più per un bambino e un adolescente.
Se infatti è difficile risalire la china, ossia passare dal male al bene, ritengo sia altrettanto difficile, se non di più, rimanere ad un alto livello di corrispondenza e di bontà. A tutti capitano quei momenti in cui si avverte forte l’impulso a reagire negativamente in una determinata situazione che ci infastidisce o ci fa notevolmente soffrire. Riuscire in queste circostanze ad attuare, a rendere cosa concreta le parole che Carlo ripeteva frequentemente. “Dio e non io”, è davvero straordinario; possiamo senza dubbio affermare che si tratta di una magnifica manifestazione della potenza della grazia, che gli ha permesso di vincere continuamente se stesso pur di essere un’autentica trasparenza della bontà e della misericordia di Dio.
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