Italcementi: i "comitati" dopo la sentenza del TAR

Abbiamo appreso dalla stampa che l’annosa vicenda che vedeva contrapposte la Società Heidelberg Materials Italia Cementi S.p.A. (ex Italcementi) di Calusco d’Adda, con la sua richiesta di triplicare il quantitativo di rifiuti da bruciare nel ciclo produttivo dell’impianto, e sette comuni limitrofi all’impianto, oltre alla Provincia di Lecco, è giunta a un nuovo giro di boa.
Dopo le autorizzazioni concesse dalla Provincia di Bergamo - 2023 VIA e 2024 AIA - e dagli Enti preposti alla tutela della salute (ATS e ARPA), Comuni e Provincia avevano promosso un ricorso al TAR, sezione staccata di Brescia, in opposizione alla determina dirigenziale che aveva concesso l’autorizzazione all’azienda.
Infatti i consulenti dei Comuni, prof Fabrizio Bianchi e dott. Stefano Scarselli, avevano evidenziato la debolezza, sotto diversi profili, dello studio commissionato e pagato da Italcementi Heidelberg all’università di Roma Tor Vergata. Debolezza che, a detta dei due consulenti, rendeva lo studio inadeguato a consentire agli Enti pubblici una corretta valutazione della situazione sanitaria del territorio e dell’impatto che l’eventuale accoglimento della richiesta della ditta avrebbe prodotto. Per questo motivo i Comuni avevano richiesto, ma non ottenuto, una integrazione allo studio che potesse restituire con maggiore puntualità la condizione sanitaria della popolazione esposta da decenni ai fumi di ricaduta dell’impianto.
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I giudici amministrativi, con Sentenza n. 00009/2025 pubblicata l’08.01.2025, hanno confermato la correttezza dell’operato degli enti competenti legittimando perciò l’incremento del quantitativo di rifiuti da incenerire nel forno dell’impianto da 30.000 a 110.000 tonnellate/anno.
E’ difficile descrivere l’amarezza, lo sconforto e la rabbia che proviamo a fronte dell’esito di questa lunga vicenda che abbiamo seguito dal suo inizio nel 2014 : Italcementi è libera dunque di trasformarsi - di fatto - in un inceneritore , il quarto della provincia di Bergamo.
Ancora una volta il profitto del privato e l’interesse dell’industria vengono prima degli interessi e della salute della popolazione.
E’ evidente infatti che l’impatto di 110.000 tonnellate di rifiuti non può essere equivalente a quello di 30.000 tonnellate e sostenerlo è un insulto alla scienza e all’intelligenza dei cittadini. Lo studio presentato da Italcementi ha enormi limiti: non considera la gravidanza, i cui esiti sono notoriamente condizionati dall’inquinamento atmosferico e in particolare dalla combustione dei rifiuti (studio Moniter, 2011); non considera specificamente il tumore al seno quando uno studio di ATS Bergamo ha dimostrato un aumento dell’87% di questa patologia nelle donne di Calusco d’Adda rispetto alle donne residenti nell’Isola Bergamasca; i dati sul tumore al polmone erano aggiornati al 2010 mentre lo studio considerava gli eventi dal 2009 al 2015. E questo solo per citare i dati più macroscopici.
Peraltro ci preme ricordare come nella fase di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) Italcementi abbia ricorso al TAR in opposizione alla richiesta di svolgimento dell’indagine epidemiologica fattale dalla Provincia e che il contenzioso giudiziale si è risolto solo dopo cinque anni quando ormai era stato reso pubblico lo studio commissionato a Tor Vergata.
Per 10 anni a fianco dei comuni abbiamo portato le nostre osservazioni alle periodiche Conferenze dei Servizi, dove la nostra presenza era sempre subordinata alla discrezionalità dell’ente decisore, sempre senza diritto di parola e ciò a fronte di linee guida nazionali che assegnano alla partecipazione dei portatori di interesse un ruolo centrale e imprescindibile nel processo decisionale.
Tale atteggiamento, tutt’altro che collaborativo, prosegue ancora vista l’indisponibilità sia della Provincia di Bergamo che di ARPA a mettere a disposizione dei Comuni che vogliono svolgere in autonomia l’indagine epidemiologica le mappe di ricaduta dei fumi.
Non solo: le stesse ATS a cui era stata fatta richiesta dai Comuni di fornire, anonimizzati, i dati sanitari della popolazione (ricordiamo che l’indagine epidemiologica elabora dati sanitari e mappe di ricaduta dei fumi così da fare emergere, ove presenti, correlazioni e criticità) hanno negato loro in un primo momento la disponibilità, addivenendo a più miti consigli solo dopo che la questione era stata sottoposta dai Comuni alla valutazione dei Giudici amministrativi.
Imbarazzante se si pensa che le ATS dovrebbero agire nell’ESCLUSIVO interesse della collettività e in stretta collaborazione con altri Enti, quali sono i Comuni.
E’ questa la democrazia partecipata, bandiera della civile Europa?
Ci sembra proprio di no.
La realtà è che le decisioni sulla salute dei cittadini vengono prese senza un adeguato coinvolgimento degli stessi o addirittura, come in questo caso, nonostante l’aperta e argomentata opposizione della popolazione e dei loro rappresentanti.
Poco ci rincuora che il TAR stabilisca che la legge è stata rispettata nella sua forma, se a questa forma non corrisponde la sostanza dei fatti.
La realtà è che da oggi respireremo un’aria ancora peggiore e che la nostra salute sarà ancora più a rischio di quanto già non lo sia, dato che la zona in cui abitiamo viene definita nello studio di Tor Vergata “una tra le più inquinate del territorio Italiano”.
Questa non è la sconfitta solo dei sindaci e dei comitati, è la sconfitta dei diritti dei cittadini.
La nostra battaglia però non si ferma.
Saremo al fianco dei nostri amministratori nel presidiare gli spazi di controllo introdotti con il procedimento di Autorizzazione Integrata Ambientale, con particolare attenzione all’indagine epidemiologica indipendente che i Comuni hanno dichiarato di voler realizzare.
La nostra attenzione si allarga poi all’ intera Lombardia che vanta un triste primato nazionale quanto a numero e potenza dei suoi inceneritori (12 su 37 complessivi in Italia) e che brucia ogni anno 2 milioni di tonnellate di rifiuti, il 36% dei quali proviene da fuori regione.
Un assurdo e un azzardo per la salute a cui non ci rassegneremo mai.
Comitato La Nostra Aria - Rete Rifiuti Zero Lombardia
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