Vi racconto il mio ricovero al Mandic, dove mi sono sentito aiutato e protetto
Buongiorno Direttore,
Volevo condividere con Lei ed i suoi lettori la mia recente esperienza presso il Presidio Ospedaliero San Leopoldo Mandic, il nostro Ospedale di Merate. La mia esperienza ha avuto inizio con il ricovero il giorno 4 dicembre dello scorso anno per un intervento pianificato da tempo. Senza dilungarmi nei dettagli, purtroppo ho avuto delle complicazioni gravi a seguito dell’intervento che mi hanno portato a prolungare il mio ricovero fino al 31 di dicembre, passando per due ulteriori interventi in regime di urgenza ed alcuni giorni in rianimazione, in un quadro clinico che in alcuni momenti ha fatto temere esiti fatali. Ci tengo innanzitutto a ringraziare il Dottor Costanzi e la sua equipe per essersi presi cura di me con grande professionalità e competenza, senza mai trascurare l’aspetto umano del paziente. Nel reparto dove ho trascorso molti giorni, alcuni dei quali estremamente difficili, ho scoperto una realtà dove la difficoltà e le quotidiane sofferenze del paziente sono trattate con estrema capacità, compassione ed umanità. Io in prima persona ho vissuto un processo di guarigione che non è passato solo attraverso medicina e terapia, ma anche e soprattutto attraverso infermiere ed infermieri, OSS, e personale di reparto che mi hanno sempre ed amorevolmente guidato in questo percorso con una vicinanza dolce, professionale ed incoraggiante, spingendomi sempre a non lasciarmi andare e a reagire. Essere malato, sentirsi debole e fragile non è facile, e spesso ti porta a manifestare atteggiamenti ostili nei confronti del prossimo, anche e soprattutto nei confronti di chi lo vuole aiutare. A Merate ho potuto constatare in prima persona come il personale tutto operi con grande comprensione, professionalità e preparazione. Un ammalto clinicamente è un insieme di valori: pressione, saturazione, temperatura ed altro; numeri su fogli con cui i medici valutano lo stato del paziente. A Merate ho visto dottori che oltre ai dati rendono parte delle loro valutazioni mediche la risposta ad un: “Come si sente oggi?” chiesto guardandoti negli occhi, una domanda semplice, ma che ti fa sentire più di un paziente, una persona. Un paziente inoltre entrando in ospedale porta con sé un ingombrante appendice, che spesso occupa di prepotenza i reparti; la sua famiglia ed i suoi affetti, portando spesso chi si occupa dei pazienti a doverli gestire, ma anche in questo ho trovato estrema disponibilità e comprensione da parte di tutto il personale, e nel mio caso specifico ad una collaborazione nell’interesse del malato. Il Presidio Ospedaliero San Leopoldo Mandic, l’ Ospedale di Merate, è un punto di riferimento del nostro territorio, sono molti i comuni che hanno sempre fatto capo a questa struttura e sono moltissime le persone che hanno trovato il conforto che ho trovato io, ma soprattutto come la mia famiglia ed i miei affetti che hanno avuto la possibilità di essermi quotidianamente vicini, senza dover affrontare spostamenti complicati e lunghi in un epoca dove il tempo è sempre poco per qualunque cosa, anche per quelle importanti. Oggi mentre proseguo nel il mio percorso di ripresa, posso affermare di sentirmi fortunato per un ospedale che ho sentito e sento vicino geograficamente ed umanamente. Questa è la mia esperienza, ho sentito il bisogno di condividerla per aggiungere un tassello alle discussioni su quello che è lo stato del presidio e su quello che sarà il suo futuro. Non sarò mai abbastanza grato per tutto l’aiuto che ho ricevuto, e spero che chi legge quanto ho scritto capisca che realtà come quella dell’Ospedale di Merate devono essere protette, valorizzate, supportate e potenziate, perché sono un elemento fondamentale per il territorio. Grazie per La sua attenzione e per lo spazio.
Saluti,
Volevo condividere con Lei ed i suoi lettori la mia recente esperienza presso il Presidio Ospedaliero San Leopoldo Mandic, il nostro Ospedale di Merate. La mia esperienza ha avuto inizio con il ricovero il giorno 4 dicembre dello scorso anno per un intervento pianificato da tempo. Senza dilungarmi nei dettagli, purtroppo ho avuto delle complicazioni gravi a seguito dell’intervento che mi hanno portato a prolungare il mio ricovero fino al 31 di dicembre, passando per due ulteriori interventi in regime di urgenza ed alcuni giorni in rianimazione, in un quadro clinico che in alcuni momenti ha fatto temere esiti fatali. Ci tengo innanzitutto a ringraziare il Dottor Costanzi e la sua equipe per essersi presi cura di me con grande professionalità e competenza, senza mai trascurare l’aspetto umano del paziente. Nel reparto dove ho trascorso molti giorni, alcuni dei quali estremamente difficili, ho scoperto una realtà dove la difficoltà e le quotidiane sofferenze del paziente sono trattate con estrema capacità, compassione ed umanità. Io in prima persona ho vissuto un processo di guarigione che non è passato solo attraverso medicina e terapia, ma anche e soprattutto attraverso infermiere ed infermieri, OSS, e personale di reparto che mi hanno sempre ed amorevolmente guidato in questo percorso con una vicinanza dolce, professionale ed incoraggiante, spingendomi sempre a non lasciarmi andare e a reagire. Essere malato, sentirsi debole e fragile non è facile, e spesso ti porta a manifestare atteggiamenti ostili nei confronti del prossimo, anche e soprattutto nei confronti di chi lo vuole aiutare. A Merate ho potuto constatare in prima persona come il personale tutto operi con grande comprensione, professionalità e preparazione. Un ammalto clinicamente è un insieme di valori: pressione, saturazione, temperatura ed altro; numeri su fogli con cui i medici valutano lo stato del paziente. A Merate ho visto dottori che oltre ai dati rendono parte delle loro valutazioni mediche la risposta ad un: “Come si sente oggi?” chiesto guardandoti negli occhi, una domanda semplice, ma che ti fa sentire più di un paziente, una persona. Un paziente inoltre entrando in ospedale porta con sé un ingombrante appendice, che spesso occupa di prepotenza i reparti; la sua famiglia ed i suoi affetti, portando spesso chi si occupa dei pazienti a doverli gestire, ma anche in questo ho trovato estrema disponibilità e comprensione da parte di tutto il personale, e nel mio caso specifico ad una collaborazione nell’interesse del malato. Il Presidio Ospedaliero San Leopoldo Mandic, l’ Ospedale di Merate, è un punto di riferimento del nostro territorio, sono molti i comuni che hanno sempre fatto capo a questa struttura e sono moltissime le persone che hanno trovato il conforto che ho trovato io, ma soprattutto come la mia famiglia ed i miei affetti che hanno avuto la possibilità di essermi quotidianamente vicini, senza dover affrontare spostamenti complicati e lunghi in un epoca dove il tempo è sempre poco per qualunque cosa, anche per quelle importanti. Oggi mentre proseguo nel il mio percorso di ripresa, posso affermare di sentirmi fortunato per un ospedale che ho sentito e sento vicino geograficamente ed umanamente. Questa è la mia esperienza, ho sentito il bisogno di condividerla per aggiungere un tassello alle discussioni su quello che è lo stato del presidio e su quello che sarà il suo futuro. Non sarò mai abbastanza grato per tutto l’aiuto che ho ricevuto, e spero che chi legge quanto ho scritto capisca che realtà come quella dell’Ospedale di Merate devono essere protette, valorizzate, supportate e potenziate, perché sono un elemento fondamentale per il territorio. Grazie per La sua attenzione e per lo spazio.
Saluti,
Gabriele Gavazzi