Lettera aperta ai sindaci di La Valletta e S. Maria

Giovedì 16 gennaio abbiamo partecipato alla santa messa presieduto dall'arcivescovo Delpini in occasione dell'anniversario della Costituzione della comunità pastorale di Sant'Antonio Abate. Nell'omelia l'arcivescovo ha insistito molto sul fatto che nei paesi piccoli ci sono pensieri piccoli dove si pensa in piccolo ci si accontenta di cose piccole si perdono di vista le cose più grandi i motivi fondanti di una comunità Cristiana e il risultato spesso sono invidie, gelosie, piccoli desideri, maldicenze, lamentele costanti, eccetera e ha consigliato anzi ha auspicato di volare alto. Ovviamente parlava della comunità pastorale. Alla celebrazione in prima fila, oltre ad altri amministratori erano presenti con tanto di fascia tricolore i due sindaci di Santa Maria Hoè e di La Valletta Brianza, Efrem Brambilla e Marco Panzeri e dopo un esame di coscienza personale ci siamo chiesti cosa avranno recepito di tale discorso tenuto conto della situazione conflittuale attuale esistente tra le due amministrazioni. Leggendo le varie comunicazioni che ci pervengono anche tramite la stampa locale abbiamo la sensazione che non ci sia dialogo, ognuno rimane sulle proprie posizioni. Come un divorzio in disaccordo, tramite i rispettivi legali, si discute del servizio buono della nonna o delle transenne. Chissà sulle cose più consistenti il costo che ricadrà sulle due comunità. Parlando con persone non schierate ci sentiamo quasi sempre dire, Indipendentemente dalle ragioni, che sbagliano entrambi. Noi però porremmo la questione del futuro di detta comunità, perché al di là delle cose pratiche esistono le persone, soprattutto le nuove generazioni, che cosa apprendono da questa situazione? Da tanti anni sono stati fatti passi importanti affinché due paesi piccoli trovassero un'armonia e imparassero convivere Dopo anni di campanilismo esagerato la scuola media, la casa di Santa Caterina, gli oratori assieme, la stessa Unione eccetera. Ora stiamo mostrando alle nuove generazioni che contano di più i principi, le ragioni, il diritto, i soldi, le transenne anziché la capacità e la volontà di collaborare e trovare soluzioni assieme nel rispetto reciproco. Inevitabile quindi la domanda: quale futuro sttende i due paesi? Si era  prospettato una fusione poi naufragata sempre per interessi di parte. Certamente legittimi ma con uno sguardo a nostro avviso miope. Siamo certi che per ragioni economiche di bilancio, organizzative non ci troveremo costretti a fare quello che non abbiamo voluto fare magari da qualche commissario nominato da enti superiori nel caso di difficoltà economiche? Indipendentemente da ciò non vale la pena di costruire comunque due comunità eventualmente dialoganti? Questo è volare alto ma stiamo al contingente, guardiamo solo davanti al naso ossia la pacificazione sistematica della chiusura completa della unità dell'Unione dei comuni. Visto che ormai è irreversibile, tenuto conto che i due sindaci non riescono a dialogare costruttivamente tra loro.  Tra l'altro si ricordino che non sono sindaci perpetui e non sanno chi verrà dopo di loro come la penserà. Nei rispettivi Consigli Comunali non c'è qualcuno che alzi il dito per prospettare soluzioni diversa? Considerando che Il passato è passato? Sommessamente ci permettiamo suggerire: non si potrebbero trovare degli sherpa, magari esterni al consiglio comunale o anche qualcuno dei rispettivi consigli che prepari il terreno per trovare soluzioni non legali? Abbiamo scritto queste considerazioni perché riteniamo che la cosa più importante sia andare d'accordo. Poi ognuno, ovviamente, agirà come meglio crede.
Un gruppo di amici di La Valletta e S. Maria
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