Church pocket/47. Chiesa alla deriva: nessun santo ci può più salvare. Evoluzione o involuzione della Chiesa?
Avevo deciso di trattenermi, davvero. Prima Sant'Antonio Abate, poi San Paolo: mi avevano quasi convinto a evitare certi argomenti. Mi sembrava di sentirlo sulla via di Osnago: "Lascia perdere, dedicati a noi santi, quelli veri, quelli che non si abbassano a queste miserie terrene". Ma oggi né San Giovanni Bosco, con la sua pazienza salesiana, né tantomeno San Ciro, santo tra i più venerati dai partenopei, sempre pronto a intervenire nei guai, sono riusciti più a trattenermi. A quanto pare, nemmeno il buon vecchio santo di Alessandria, abituato alle processioni affollate e alle richieste più disparate dei napoletani, è riuscito a impedirmi di mettere nero su bianco quanto segue. La prossima volta provo con San Gennaro o forse Sant'Ambrogio, che ha la giurisdizione della Lombardia. E quindi, eccomi qua, senza più santi a cui appellarmi, a raccontarvi l'ennesima perla di questo pontificato.
Domenica 19 gennaio 2025, Papa Francesco è apparso nuovamente in televisione nel programma "Che Tempo Che Fa" di Fabio Fazio. Ormai il Pontefice da Fazio è di casa, tanto che potrebbe ottenere la residenza a Santa Marta. Probabilmente l'accesso del conduttore è stato facilitato dalla fondatrice della Comunità Nuovi Orizzonti, una figura piuttosto chiacchierata per abusi di coscienza. E chi se ne importa? L'importante è che ci siano soldi a palate, e infatti Francesco sembra affascinato più dai bilanci che dalla dottrina. Ha appena firmato il decreto di soppressione del Sodalizio della Vita Cristiana, una comunità gemella di Nuovi Orizzonti, coinvolta in scandali analoghi. Ma mentre una chiude, l'altra prospera.
Torniamo all’intervista. Durante la trasmissione, Francesco ha colto l'occasione per promuovere la sua autobiografia. Sì, avete capito bene: un Papa che si pubblicizza come un influencer qualunque. Fazio, con il suo solito zelo da fanboy, mostrava il libro a intervalli imbarazzanti, quasi fosse la soluzione ai problemi del mondo. Ma la verità è che gli editori si stanno arrampicando sugli specchi: i libri di Bergoglio non si vendono più. "Scrive troppo, dice sempre le stesse cose" sussurrano dietro le quinte. Allora, giù con il marketing aggressivo: video su TikTok, meme motivazionali, e magari anche una sponsorizzazione con qualche influencer religioso.
Peccato che così facendo la figura del Papa scenda di livello, diventando più una celebrity da talk show che il Vicario di Cristo.
Ma il vero colpo di scena della serata è stato l'annuncio della nomina di Suor Raffaella Petrini a capo del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano a partire da marzo 2025. Una decisione che, manco a dirlo, infrange le stesse leggi che il Vaticano si è dato. Ma a Francesco le regole piacciono quanto le critiche: per nulla. Firma una norma oggi, la straccia domani. Tanto, chi gli può dire qualcosa? Intanto, nel Governatorato, c'è chi già scommette su quanto tempo passerà prima che il caos amministrativo esploda.
Nel corso di questo pontificato, la Chiesa è diventata un cantiere perenne: leggi scritte, cancellate, riscritte peggio e infine ignorate. La Sala Stampa Vaticana? Ormai serve solo per i comunicati delle previsioni meteo, visto che le notizie importanti le dà il Papa in diretta TV. E poi ci sono le incongruenze del Codice di Diritto Canonico, pieno di errori come il mio compito di Economia Politica.
La nomina del Governatorato arriva solo seconda, dopo quella del più atteso nuovo Prefetto del Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica di Suor Simona Brambilla, brianzola, non tanto dalle solite firme giornalistiche, quanto da chi vive e lavora sotto l'egida di questo Dicastero e conosce bene le sfide lasciate dalla gestione del brasiliano De Aviz. Ma questa scelta risponde davvero alle esigenze della Chiesa? Oppure si tratta dell’ennesimo tentativo di soddisfare le aspettative dei media, sempre pronti a celebrare la “prima donna prefetto/a”?
C’è la questione più spinosa: le suore ai vertici. Perché, diciamocelo, c'è un piccolo problema di coerenza teologica. La Chiesa si regge sui famosi tria munera, cioè le tre funzioni di Cristo: insegnare (munus docendi), santificare (munus sanctificandi) e governare (munus regendi), come stabilito dal Can. 129 §1, solo i chierici possono esercitare la potestà di governo ecclesiastico. Questi tre compiti derivano direttamente dall'ufficio di Cristo come Sacerdote, Profeta e Re, e sono stati trasmessi ai suoi apostoli e ai loro successori nella gerarchia della Chiesa. La potestà di insegnare riguarda la trasmissione della dottrina e del magistero autentico della Chiesa, mentre quella di santificare si manifesta principalmente attraverso l'amministrazione dei sacramenti. Infine, la potestà di governare implica la guida della Chiesa secondo la disciplina ecclesiastica e il diritto canonico. Secondo la dottrina cattolica del diritto canonico, questi compiti sono legati al sacramento dell'ordine (Can. 274 §1). Traduzione: se non sei prete, certe cose non le puoi fare. Il problema non è il sesso ma l’ordine sacro. Anche se L’Arcivescovo di Milano Delpini facesse me Amministratore di Cernusco Lombardone, sarebbe un atto non valido perché, pur avendo conseguito gli studi teologici, avendo frequentato il seminario e pur essendo – ancora – celibe mi manca la comunione con il sacro ordine: non sono prete! Ma a Roma evidentemente qualcuno pensa che il diritto canonico sia un'opinione, e così si trovano soluzioni creative come nominare il cardinale salesiano Ángel Fernández Artime al fianco di Suor Brambilla. Però, come si dice, "ha giocato una partita di scacchi senza conoscere le regole" della teologia.
Morale della favola? La Chiesa di oggi rincorre il mondo, invece di guidarlo. Il Vaticano sembra sempre più un'enorme macchina senza conducente, mentre fuori le luci della civiltà occidentale si affievoliscono sotto il peso di guerre, crisi economiche e un relativismo dilagante. In questo scenario di disorientamento, i parroci rappresentano ormai l'unico vero faro di credibilità e fede nei territori, continuando a essere punto di riferimento per le comunità locali nonostante il caos istituzionale che li circonda. E mentre la società affonda nella confusione, la Chiesa, che dovrebbe essere bussola e guida, si trasforma in una barca alla deriva. Facendo indegnamente mie le parole di Dante “Ahi serva *Chiesa*, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincie, ma bordello!”, che naviga in balìa delle onde della confusione, senza guida né direzione. Intanto lo show va avanti, i fedeli si ritrovano sempre più smarriti, chiedendosi se la Chiesa stia davvero cercando anime o solo share televisivi. La verità è che, mentre si cerca di attirare l'attenzione del mondo con strategie mediatiche, si rischia di perdere l'essenza stessa della fede. Alla fine, il rischio più grande non è la perdita di ascolti, ma la perdita di credibilità.
Domenica 19 gennaio 2025, Papa Francesco è apparso nuovamente in televisione nel programma "Che Tempo Che Fa" di Fabio Fazio. Ormai il Pontefice da Fazio è di casa, tanto che potrebbe ottenere la residenza a Santa Marta. Probabilmente l'accesso del conduttore è stato facilitato dalla fondatrice della Comunità Nuovi Orizzonti, una figura piuttosto chiacchierata per abusi di coscienza. E chi se ne importa? L'importante è che ci siano soldi a palate, e infatti Francesco sembra affascinato più dai bilanci che dalla dottrina. Ha appena firmato il decreto di soppressione del Sodalizio della Vita Cristiana, una comunità gemella di Nuovi Orizzonti, coinvolta in scandali analoghi. Ma mentre una chiude, l'altra prospera.
Torniamo all’intervista. Durante la trasmissione, Francesco ha colto l'occasione per promuovere la sua autobiografia. Sì, avete capito bene: un Papa che si pubblicizza come un influencer qualunque. Fazio, con il suo solito zelo da fanboy, mostrava il libro a intervalli imbarazzanti, quasi fosse la soluzione ai problemi del mondo. Ma la verità è che gli editori si stanno arrampicando sugli specchi: i libri di Bergoglio non si vendono più. "Scrive troppo, dice sempre le stesse cose" sussurrano dietro le quinte. Allora, giù con il marketing aggressivo: video su TikTok, meme motivazionali, e magari anche una sponsorizzazione con qualche influencer religioso.
Peccato che così facendo la figura del Papa scenda di livello, diventando più una celebrity da talk show che il Vicario di Cristo.
Ma il vero colpo di scena della serata è stato l'annuncio della nomina di Suor Raffaella Petrini a capo del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano a partire da marzo 2025. Una decisione che, manco a dirlo, infrange le stesse leggi che il Vaticano si è dato. Ma a Francesco le regole piacciono quanto le critiche: per nulla. Firma una norma oggi, la straccia domani. Tanto, chi gli può dire qualcosa? Intanto, nel Governatorato, c'è chi già scommette su quanto tempo passerà prima che il caos amministrativo esploda.
Nel corso di questo pontificato, la Chiesa è diventata un cantiere perenne: leggi scritte, cancellate, riscritte peggio e infine ignorate. La Sala Stampa Vaticana? Ormai serve solo per i comunicati delle previsioni meteo, visto che le notizie importanti le dà il Papa in diretta TV. E poi ci sono le incongruenze del Codice di Diritto Canonico, pieno di errori come il mio compito di Economia Politica.
La nomina del Governatorato arriva solo seconda, dopo quella del più atteso nuovo Prefetto del Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica di Suor Simona Brambilla, brianzola, non tanto dalle solite firme giornalistiche, quanto da chi vive e lavora sotto l'egida di questo Dicastero e conosce bene le sfide lasciate dalla gestione del brasiliano De Aviz. Ma questa scelta risponde davvero alle esigenze della Chiesa? Oppure si tratta dell’ennesimo tentativo di soddisfare le aspettative dei media, sempre pronti a celebrare la “prima donna prefetto/a”?
C’è la questione più spinosa: le suore ai vertici. Perché, diciamocelo, c'è un piccolo problema di coerenza teologica. La Chiesa si regge sui famosi tria munera, cioè le tre funzioni di Cristo: insegnare (munus docendi), santificare (munus sanctificandi) e governare (munus regendi), come stabilito dal Can. 129 §1, solo i chierici possono esercitare la potestà di governo ecclesiastico. Questi tre compiti derivano direttamente dall'ufficio di Cristo come Sacerdote, Profeta e Re, e sono stati trasmessi ai suoi apostoli e ai loro successori nella gerarchia della Chiesa. La potestà di insegnare riguarda la trasmissione della dottrina e del magistero autentico della Chiesa, mentre quella di santificare si manifesta principalmente attraverso l'amministrazione dei sacramenti. Infine, la potestà di governare implica la guida della Chiesa secondo la disciplina ecclesiastica e il diritto canonico. Secondo la dottrina cattolica del diritto canonico, questi compiti sono legati al sacramento dell'ordine (Can. 274 §1). Traduzione: se non sei prete, certe cose non le puoi fare. Il problema non è il sesso ma l’ordine sacro. Anche se L’Arcivescovo di Milano Delpini facesse me Amministratore di Cernusco Lombardone, sarebbe un atto non valido perché, pur avendo conseguito gli studi teologici, avendo frequentato il seminario e pur essendo – ancora – celibe mi manca la comunione con il sacro ordine: non sono prete! Ma a Roma evidentemente qualcuno pensa che il diritto canonico sia un'opinione, e così si trovano soluzioni creative come nominare il cardinale salesiano Ángel Fernández Artime al fianco di Suor Brambilla. Però, come si dice, "ha giocato una partita di scacchi senza conoscere le regole" della teologia.
Morale della favola? La Chiesa di oggi rincorre il mondo, invece di guidarlo. Il Vaticano sembra sempre più un'enorme macchina senza conducente, mentre fuori le luci della civiltà occidentale si affievoliscono sotto il peso di guerre, crisi economiche e un relativismo dilagante. In questo scenario di disorientamento, i parroci rappresentano ormai l'unico vero faro di credibilità e fede nei territori, continuando a essere punto di riferimento per le comunità locali nonostante il caos istituzionale che li circonda. E mentre la società affonda nella confusione, la Chiesa, che dovrebbe essere bussola e guida, si trasforma in una barca alla deriva. Facendo indegnamente mie le parole di Dante “Ahi serva *Chiesa*, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincie, ma bordello!”, che naviga in balìa delle onde della confusione, senza guida né direzione. Intanto lo show va avanti, i fedeli si ritrovano sempre più smarriti, chiedendosi se la Chiesa stia davvero cercando anime o solo share televisivi. La verità è che, mentre si cerca di attirare l'attenzione del mondo con strategie mediatiche, si rischia di perdere l'essenza stessa della fede. Alla fine, il rischio più grande non è la perdita di ascolti, ma la perdita di credibilità.
Rubrica a cura di Pietro Santoro