Cernusco: inaugurato il cippo in onore dei fratelli Valagussa

“Abbiamo deciso di porre un cippo con una targa in memoria dei due fratelli Valagussa nel luogo della loro nascita e della loro breve permanenza, perchè anche dalla loro scelta di lottare contro la tirannia è nata la libertà, la democrazia, la pace che, una parte del mondo fortunata come la nostra, ha goduto negli ultimi ottanta anni”. Queste sono state le parole pronunciate da Liliana Rota di Anpi meratese e dell’associazione culturale Puntorosso nella mattinata della Giornata della Memoria per ricordare, con l'inaugurazione di un cippo, Angelo e Ferruccio Valagussa.
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I due fratelli sono nati proprio a cascina Moscoro, luogo in cui è stata posata la pietra in memoria, nel 1922 e 1924, trascorrendo qui i primi anni dell'infanzia prima di trasferirsi a Milano Affori per il lavoro del padre. Nel 1943 entrambi erano entrati nel terzo Gap Milano, gruppo di azione patriottica impegnato nella liberazione dell'Italia dal Fascismo e Nazismo.
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Alle fine del '43 i due tornarono a Cernusco per chiedere asilo nella casa dello zio Tommaso che li nascose insieme ad altri quattro compagni. Nel febbraio del 1944 Angelo venne fermato dai fascisti e rinchiuso prima a San Vittore, poi nel campo di smistamento a Fossoli. Da qui fu spostato prima a Bolzano e poi a Mauthausen dove fu condannato ai lavori forzati, che lo uccisero all'età di 22 anni nel marzo del 1945. Ferruccio, alla cattura del fratello, lasciò il rifugio del Moscoro e si unì alla Brigata Valdossola che combatteva nella zona dell'Ossola, sopra la sponda piemontese del lago Maggiore. Qui vi era una forte presenza partigiana, ma anche dell'esercito nazista e delle Brigate Nere. Un territorio tempestato da retate, che colpirono anche Ferruccio con la sua brigata. Il cernuschese venne fucilato, all'età di vent'anni, con altri sedici compagni, nel giugno del 1944 a Baveno, vicino a Verbania. 
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“I partigiani hanno lottato per la vita, perché la amavano e volevano che fosse più libera e giusta, hanno lottato per le pace, anche quelli che hanno usato le armi, perché come scriveva il comandante Armando Calzavara 'oltre quelle idee che a volte ci dividono, ci ritroviamo solidamente vicini e d'accordo quando si tratta di mantenere la libertà, che ci consente di avere idee diverse. La pace, che della liberà è la vita, quell'esigenza di giustizia senza la quale le idee sono egoismo” ha concluso Rota, rivolgendosi principalmente agli studenti presenti della classe 3d della scuola secondaria di primo grado, rimarcando come loro siano il  futuro del paese, ereditando la responsabilità di vigilare e impedire che si possa ripetere quel periodo buio della storia italiana. 
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A portare una testimonianza della famiglia Valagussa è stato Marco Iacoianni, nipote di Roberto Valagussa, fratello di Angelo e Ferruccio. “Penso che come per tante altre famiglie partigiane, io e i miei parenti non abbiamo mai vissuto a fondo questi eventi, perché il racconto dei fratelli del nonno è sempre stato motivo di tristezza”. Iacoianni ha voluto però riflettere sulla figura del partigiano, 
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spesso vista come molto lontana e mistificata, quando in realtà si trattava di persone “normali”, che semplicemente hanno combattuto per rimanere fedeli ai loro ideali e principi. “Questo per me è il più grande insegnamento, più di qualsiasi atto eroico di lotta armata” ha sottolineato il giovane prima di ricordare le parole del nonno, che si domandava se, in fin dei conti, il sacrificio dei fratelli e dei loro compagni sia servito a qualcosa. “Vedendo oggi tante persone di tutte le età riunite per parlare di loro si sta dando un significato al loro sacrificio. Per questo vi ringrazio”.
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Anche il sindaco di Cernusco Gennaro Toto ha voluto spendere qualche parola, in primis per ringraziare Anpi e Punto Rosso per aver pensato al momento di ricordo e le sorelle Ancarani che hanno accolto l'iniziativa, aprendo le loro porte ai cittadini per ridare la dignità storica a una cascina che è stata un punto fondante per la comunità. “È giusto parlare della memoria, ricordare questi momenti che devono essere i principi fondanti della nostra democrazia. Tutto ciò che è successo nel passato è frutto di violenza e di odio, noi tutti dobbiamo ripudiarli dando spazio al dialogo, alla comunicazione, al confronto civile, dobbiamo essere liberi di esprimerci in qualsiasi forma. Voi ragazzi dovete ricordare che la liberà che abbiamo oggi è frutto di azioni del passato da non sminuire bensì da valorizzare. È vostro dovere perseverare nei valori sani e duraturi dei nostri padri e delle nostre madri fondanti e non nel perpetrare la violenza che è solo un modo veloce per affermarsi e che non porta mai a nulla di buono”.
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Presente inoltre una delle sorelle Ancarani, la cui storia famigliare gira attorno alla cascina Moscoro da tante generazioni. “Moscoro ha rappresentato un microcosmo per il comune per aver ospitato tante famiglie e i loro vissuti. La targa posata fuori dal cancello significa un ritorno a casa per i due ragazzi nati e vissuti tra queste mura. Oggi è importante dare testimonianza della battaglia portata avanti per difendere i loro ideali e le drammatiche vicende che hanno toccato il nostro paese in quel periodo”. 
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Marco Iacoianni e la madre, il sindaco di Montevecchia Ivan Pendeggia, il sindaco di Cernusco Gennaro Toto, la sindaca di Lomagna Cristina Citterio e Liliana Rota
Al termine degli interventi i presenti hanno intonato in coro la canzone “Bella Ciao” per poi spostarsi fuori dal cortile dove è stato scoperto il cippo dedicato ai due fratelli. I ragazzi della classe 3d hanno concluso l'incontro leggendo dei pensieri di Giuseppe Ungaretti e Pietro Calamandrei in onore della lotta partigiana.
I.Bi.
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