Processo alla Iena Pelazza. A fine febbraio si discuterà
Questa mattina nell'aula del giudice Gianluca Piantadosi, sono sfilati gli ultimi due testimoni del procedimento a carico della “Iena” Lugi Pelazza, accusato di diffamazione per un post apparso sulla pagina facebook a lui riconducibile a corredo di un video di un servizio andato in onda nel 2018.
Un post che i querelanti avrebbero ritenuto lesivo della loro dignità in quanto “additati” di avere circuito un anziano, ora deceduto.
A deporre è stata una autrice del programma di Mediaset che aveva conosciuto Pelazza nel 2016 durante la registrazione di un documentario in Libano.
Dalla frequentazione di quelle settimane, era nata una collaborazione proseguita un paio di anni con l'incarico alla teste odierna di prendersi in gestione la pagina facebook di Pelazza per divulgare video, articoli, fotografie sull'attività giornalistica svolta.
In particolare, ha spiegato al giudice, a parte messaggi personali di cui si faceva carico l'imputato, settimanalmente monitorava i servizi andati in onda e postati sulla pagina delle Iene per fare un “re-post” sul profilo personale di Pelazza. Un “copia e incolla” pari pari di video e messaggio a corredo, senza aggiungere alcunchè a quanto edito dalla trasmissione.
Una operazione che faceva in autonomia, senza consultarsi con l'imputato, e finalizzata solamente a divulgare sul profilo di Pelazza quanto già apparso sulla pagina della trasmissione. Diverso il caso di eventuale materiale che era la stessa Iena a inviarle, con le indicazioni per la pubblicazione.
Dopo l'autrice c'è stato spazio per la breve audizione del responsabile di una società che si occupa di produzione e distribuzione di materiale cinematografico, estranea in quegli anni alla gestione della pagina social della Iena.
Il giudice si è riservato di esprimersi sulla produzione di materiale richiesto dagli avvocati e ha rinviato per l'eventuale discussione all'udienza di fine febbraio.
Un post che i querelanti avrebbero ritenuto lesivo della loro dignità in quanto “additati” di avere circuito un anziano, ora deceduto.
A deporre è stata una autrice del programma di Mediaset che aveva conosciuto Pelazza nel 2016 durante la registrazione di un documentario in Libano.
Dalla frequentazione di quelle settimane, era nata una collaborazione proseguita un paio di anni con l'incarico alla teste odierna di prendersi in gestione la pagina facebook di Pelazza per divulgare video, articoli, fotografie sull'attività giornalistica svolta.
In particolare, ha spiegato al giudice, a parte messaggi personali di cui si faceva carico l'imputato, settimanalmente monitorava i servizi andati in onda e postati sulla pagina delle Iene per fare un “re-post” sul profilo personale di Pelazza. Un “copia e incolla” pari pari di video e messaggio a corredo, senza aggiungere alcunchè a quanto edito dalla trasmissione.
Una operazione che faceva in autonomia, senza consultarsi con l'imputato, e finalizzata solamente a divulgare sul profilo di Pelazza quanto già apparso sulla pagina della trasmissione. Diverso il caso di eventuale materiale che era la stessa Iena a inviarle, con le indicazioni per la pubblicazione.
Dopo l'autrice c'è stato spazio per la breve audizione del responsabile di una società che si occupa di produzione e distribuzione di materiale cinematografico, estranea in quegli anni alla gestione della pagina social della Iena.
Il giudice si è riservato di esprimersi sulla produzione di materiale richiesto dagli avvocati e ha rinviato per l'eventuale discussione all'udienza di fine febbraio.
S.V.