Osnago: il prof. Travaini e i "rischi" dell'adolescenza

Una serata dedicata alla comprensione del ruolo dell'adulto nel periodo dell'adolescenza, quella tenutasi venerdì 17 gennaio, presso il cine-teatro Sironi.
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Il professore e pedagogista Fabrizio Travaini ha accolto l'invito del Centro culturale Lazzati e della parrocchia di Osnago per mostrare un orientamento nuovo rispetto alla tradizionale domanda “cosa dobbiamo fare con i giovani?”, mostrando, partendo dal suo recente libro “Non sono cristallo ma diamante”, come debba essere l'adulto a porsi il quesito “Come devo pormi davanti a un adolescente? Come devo mettermi in gioco?”. La risposta è racchiusa nella parola “postura”, il modo, l'esempio che l'adulto deve dare ai ragazzi per renderli protagonisti della vita contemporanea complessa che li aspetta.
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Barbara, collaboratrice della pastorale giovanile parrocchiale e il professore Fabrizio Travaini
Il discorso Travaini è partito con un ribaltamento dalla tipica frase “mio figlio è come un elefante in un negozio di cristalli”, usata per descrivere l'adolescente come quell'individuo goffo e iperattivo che distrugge tutto ciò che lo circonda, in una concezione stessa del giovane come “cristallo in un negozio di elefanti”, travolto da pressioni e trappole che ostacolano il percorso di crescita. L'adolescente dovrebbe, invece, uscire da questa dimensione grezza, coltivare, con il sostegno di figure di riferimento, le proprie potenzialità per arrivare a brillare come un diamante, una percezione verso la quale devono essere guidati. “Oggi è sempre più difficile far capire ai ragazzi di essere diamanti, perché al modello di adolescente 'edipico', rappresentato dai nonni e genitori ribelli e scontrosi che in gioventù lottavano contro l’autorità, si è sostituito l'adolescente 'narciso', che non combatte contro il soffocamento perché si percepisce più confuso e spaventato, con un forte senso di fragilità che spinge a forme di trasgressione rivolte spesso verso di sè”. L'impegno politico e la lotta contro l'autorità sono scomparse, perché l'autorità non esiste più né nelle case, né nei contesti istituzionali, abbandonando gli adolescenti in un vuoto identitario dal quale uscire grazie allo sguardo di un adulto, in grado di guidare verso la riscoperta della propria preziosità. 
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Il colloquio è dunque virato sull'accettazione del fallimento e del suo superamento, come ha fatto Sant'Ignazio, trasformando la sua vita da soldato a religioso, fondatore dell'ordine dei gesuiti. Travaini ha sottolineato come in una società della performance e dagli standard elevatissimi, il fallimento, spesso considerato come una tragedia insuperabile, sia invece un'opportunità euristica, capace di portare un insegnamento non ritrovabile in nessun altro aspetto della vita: l'esistenza di una seconda possibilità. “I genitori sono i primi ad avere la mentalità 'io non cado mai, io non sbaglio mai', una convinzione che non aiuta, soprattutto i ragazzi, che si sentono completamente responsabili e quindi in colpa di fronte ad un fiasco, anche quando questo non dipende da loro”. Anche il mito di non perdere l'opportunità, così come la possibilità di ottenere sempre tutto ciò che si vuole, devono essere sfatati: la vita non è come un film, ha scherzato il pedagogista. I ragazzi respirano queste concezioni che risultano nocive per loro, perché l'educazione è ciò che si fa e non ciò che si dice. “Nella vita bisogna fare i conti con quello che succede e con il fatto che non si è padroni di niente, mostrando ai ragazzi che sbagliare è umano e che dunque occorre imparare a rimediare senza andare in crisi”. 
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Travaini ha poi spiegato come anche l'iper-protettivismo e l'iper-permissivismo, vigenti come non mai tra le nuove generazioni di genitori, così come l'analfabetismo dialogico, scaturito dal sopravvento dei social network, sono ciò che hanno portato i giovani a sentirsi come di cristallo. In un mondo nuovo e in continua evoluzione, le necessità degli adolescenti sono cambiate. Oggi occorre educare sull'intelligenza emotiva, sull'affettività e sessualità, ora accessibili con un clic a individui di tutte le età senza limiti, così come la spiritualità, che deve trovare nuove modalità per rendersi più appetibile, permettendo ai più piccoli di riconoscersi e potersi esprimere attraverso un linguaggio nel quale attualmente tanti non si identificano. 

La serata si è conclusa con riflessioni e interventi da parte del pubblico e da un ringraziamento da parte di don Alessandro Fusetti, prima di lasciare spazio ad un firma copie dell'opera di Travaini. 
I.Bi.
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