Merate: gli Alpini ricordano la battaglia di Nikolajewka con una solenne cerimonia
Anche quest’anno, come da tradizione, centinaia di Penne Nere provenienti da tutta la provincia e non solo si sono radunate in piazza degli Eroi a Merate, nei pressi del monumento ai caduti, per ricordare l’anniversario della battaglia di Nikolajewka.
Nel 2025 ricorrono 82 anni dal lontano e fatidico 26 gennaio 1943, quando, dopo una marcia di duecento chilometri a temperature di quarantacinque gradi sotto zero, e dopo aver raccolto soldati di altri reparti ed eserciti, gli Alpini della Tridentina giunsero davanti a Nikolajewka, in Russia, completamente circondati da truppe sovietiche. Nonostante tutte le avversità, i valorosi Alpini riuscirono a rompere l’accerchiamento. Un fatto, questo, che costò di migliaia di vite.
La grande cerimonia per commemorare quel tragico momento si è tenuta nella serata di venerdì 17 gennaio, come sempre organizzata dalla sezione di Merate, coordinati dal capogruppo Claudio Ripamonti. A prenderne parte anche il presidente Provinciale ANA Emiliano Invernizzi, il comandante Federico Vaia del Battaglione Morbegno, il Luogotenente della Stazione dei Carabinieri di Merate Edonio Pecoraro, il tenente Gianluca Mazzei della Guardia di Finanza di Cernusco Lombardone, la presidente della Provincia Alessandra Hofmann e molti sindaci del territorio
Ammassate davanti al monumento, le autorità hanno reso omaggio ai caduti posando una corona d’alloro sulle note del Piave, suonate dalla Banda Sociale Meratese che ha accompagnato la cerimonia.
La celebrazione è proseguita nella chiesa parrocchiale di sant’Ambrogio, dove tutte le penne nere sono giunte sfilando ordinatamente tra le vie centrali della città reggendo delle fiaccole. Ad attenderle in chiesa, don Mario Malighetti, nuovo parroco di Merate, che come il sindaco Salvioni si è trovato per la prima volta a rendere onore ai caduti di Nikolajewka.
Durante l’omelia il parroco, dicendosi commosso per la grande partecipazione alla cerimonia, ha ricordato un fatto curioso. Il numero di gruppi Alpini nella provincia di Lecco è 73, proprio come il numero di libri che compongono la Bibbia e che “insieme narrano la storia della salvezza”. I libri fanno parte del Nuovo e dell’Antico testamento. “Il nuovo trova pienezza se si conosce l’antico” ha detto don Mauro, trasponendo il concetto alla memoria che gli Alpini sono chiamati a tramandare alle nuove generazioni.
Ripercorrendo alcuni dolorosi passi del testo “Cristo con gli Alpini” di don Carlo Gnocchi, che riporta la cruda realtà di ciò che fu Nikolajewka per come la visse il cappellano militare che scampò alla battaglia, don Mauro ha invitato tutti a praticare “una memoria che sia grata”. “Non siamo più capaci di dire grazie. Il bene che c’è è messo da parte”. Parlando poi di “preghiera di ricordo per le vite donate”, ha invitato a riflettere e a fare in modo che guerre e sofferenza non siano ancora mezzi in mano agli uomini per sistemare le cose. “Chiedo al Signore che impariamo da questa memoria grata una lezione da consegnare a chi viene dopo di noi”.
La funzione religiosa è stata arricchita dai canti delle voci del Coro Stelutis di Brivioe e al termine l’ex sindaco di Merate e Alpino, Massimo Panzeri, ha dato lettura della preghiera dell’Alpino. Conclusa la cerimonia il sindaco Mattia Salvioni ha voluto condividere una breve riflessione sul senso della commemorazione e lanciare un forte messaggio. “Tacciano le armi” ha detto, parlando di importanti sfide ambientali, sociali ed educative che meritano e devono essere affrontare in un clima di serenità e pace.
Anche la presidente di Provincia, Alessandra Hofmann, ha condiviso un pensiero. “È sempre emozionante essere con gli Alpini e ogni volta mi stupisco della tenacia che avete nello stare in piedi per ore alle cerimonie”. Ha poi menzionato una riflessione a lei caro di Mario Rigoni Stern, quando lo scrittore raccontò di aver ricevuto cibo dai russi a pochi giorni da Nikolajewka. “«Una volta le circostanze avevano portato gli uomini a saper rimanere uomini» ha detto. Se questo è successo una volta, può continuare a succedere e diventare un modo di vivere”.
Portando i saluti del colonnello Riccardo Venturini, il comandante Federico Vaia del Battaglione Morbegno ha ribadito che le catene di comando del Battaglione sentono fortemente l’impegno di trasmettere ai giovani Alpini il “ricordo”. “Cerchiamo di trasferire senso della comunità e senso delle nostre origini – ha spiegato. – Ci impegnammo per creare collegamento tra chi ci ha preceduto e le nuove generazioni”.
Ha parlato infine il presidente provinciale ANA, Emiliano Invernizzi, invitando gli amici a riflettere su cosa si intenda veramente per “fare memoria”. Non una semplice cerimonia, ma il mettere in pratica quegli stessi valori e la fede che gli Alpini al fronte avevano tramandato e acquisito e dalle loro famiglie e dalle loro terre. “Questo è fare memoria. Senza quei valori non saremmo diventati quello che siamo adesso”. Parlando di attualità ha proseguito: “La guerra è qui, perché stiamo perdendo quei valori che hanno permesso di andare avanti. Si stanno dissolvendo. La pace parte dalla famiglia e la nostra grande famiglia alpina è un esempio. Fede e amore sono le nostre armi”.
Sul sagrato è stato allestito un banchetto con bevande calde, servite agli alpini per concludere la cerimonia con un momento di convivialità.
Nel 2025 ricorrono 82 anni dal lontano e fatidico 26 gennaio 1943, quando, dopo una marcia di duecento chilometri a temperature di quarantacinque gradi sotto zero, e dopo aver raccolto soldati di altri reparti ed eserciti, gli Alpini della Tridentina giunsero davanti a Nikolajewka, in Russia, completamente circondati da truppe sovietiche. Nonostante tutte le avversità, i valorosi Alpini riuscirono a rompere l’accerchiamento. Un fatto, questo, che costò di migliaia di vite.
La grande cerimonia per commemorare quel tragico momento si è tenuta nella serata di venerdì 17 gennaio, come sempre organizzata dalla sezione di Merate, coordinati dal capogruppo Claudio Ripamonti. A prenderne parte anche il presidente Provinciale ANA Emiliano Invernizzi, il comandante Federico Vaia del Battaglione Morbegno, il Luogotenente della Stazione dei Carabinieri di Merate Edonio Pecoraro, il tenente Gianluca Mazzei della Guardia di Finanza di Cernusco Lombardone, la presidente della Provincia Alessandra Hofmann e molti sindaci del territorio
Ammassate davanti al monumento, le autorità hanno reso omaggio ai caduti posando una corona d’alloro sulle note del Piave, suonate dalla Banda Sociale Meratese che ha accompagnato la cerimonia.
La celebrazione è proseguita nella chiesa parrocchiale di sant’Ambrogio, dove tutte le penne nere sono giunte sfilando ordinatamente tra le vie centrali della città reggendo delle fiaccole. Ad attenderle in chiesa, don Mario Malighetti, nuovo parroco di Merate, che come il sindaco Salvioni si è trovato per la prima volta a rendere onore ai caduti di Nikolajewka.
Durante l’omelia il parroco, dicendosi commosso per la grande partecipazione alla cerimonia, ha ricordato un fatto curioso. Il numero di gruppi Alpini nella provincia di Lecco è 73, proprio come il numero di libri che compongono la Bibbia e che “insieme narrano la storia della salvezza”. I libri fanno parte del Nuovo e dell’Antico testamento. “Il nuovo trova pienezza se si conosce l’antico” ha detto don Mauro, trasponendo il concetto alla memoria che gli Alpini sono chiamati a tramandare alle nuove generazioni.
Ripercorrendo alcuni dolorosi passi del testo “Cristo con gli Alpini” di don Carlo Gnocchi, che riporta la cruda realtà di ciò che fu Nikolajewka per come la visse il cappellano militare che scampò alla battaglia, don Mauro ha invitato tutti a praticare “una memoria che sia grata”. “Non siamo più capaci di dire grazie. Il bene che c’è è messo da parte”. Parlando poi di “preghiera di ricordo per le vite donate”, ha invitato a riflettere e a fare in modo che guerre e sofferenza non siano ancora mezzi in mano agli uomini per sistemare le cose. “Chiedo al Signore che impariamo da questa memoria grata una lezione da consegnare a chi viene dopo di noi”.
La funzione religiosa è stata arricchita dai canti delle voci del Coro Stelutis di Brivioe e al termine l’ex sindaco di Merate e Alpino, Massimo Panzeri, ha dato lettura della preghiera dell’Alpino. Conclusa la cerimonia il sindaco Mattia Salvioni ha voluto condividere una breve riflessione sul senso della commemorazione e lanciare un forte messaggio. “Tacciano le armi” ha detto, parlando di importanti sfide ambientali, sociali ed educative che meritano e devono essere affrontare in un clima di serenità e pace.
Anche la presidente di Provincia, Alessandra Hofmann, ha condiviso un pensiero. “È sempre emozionante essere con gli Alpini e ogni volta mi stupisco della tenacia che avete nello stare in piedi per ore alle cerimonie”. Ha poi menzionato una riflessione a lei caro di Mario Rigoni Stern, quando lo scrittore raccontò di aver ricevuto cibo dai russi a pochi giorni da Nikolajewka. “«Una volta le circostanze avevano portato gli uomini a saper rimanere uomini» ha detto. Se questo è successo una volta, può continuare a succedere e diventare un modo di vivere”.
Portando i saluti del colonnello Riccardo Venturini, il comandante Federico Vaia del Battaglione Morbegno ha ribadito che le catene di comando del Battaglione sentono fortemente l’impegno di trasmettere ai giovani Alpini il “ricordo”. “Cerchiamo di trasferire senso della comunità e senso delle nostre origini – ha spiegato. – Ci impegnammo per creare collegamento tra chi ci ha preceduto e le nuove generazioni”.
Ha parlato infine il presidente provinciale ANA, Emiliano Invernizzi, invitando gli amici a riflettere su cosa si intenda veramente per “fare memoria”. Non una semplice cerimonia, ma il mettere in pratica quegli stessi valori e la fede che gli Alpini al fronte avevano tramandato e acquisito e dalle loro famiglie e dalle loro terre. “Questo è fare memoria. Senza quei valori non saremmo diventati quello che siamo adesso”. Parlando di attualità ha proseguito: “La guerra è qui, perché stiamo perdendo quei valori che hanno permesso di andare avanti. Si stanno dissolvendo. La pace parte dalla famiglia e la nostra grande famiglia alpina è un esempio. Fede e amore sono le nostre armi”.
Sul sagrato è stato allestito un banchetto con bevande calde, servite agli alpini per concludere la cerimonia con un momento di convivialità.
E.Ma.