Merate: l'ex sindaco Panzeri a processo con l'accusa di diffamazione a Anna Ronchi

Non più sindaco di Merate dal giugno scorso, Massimo Panzeri - attuale capogruppo di minoranza - ha raggiunto stamani il tribunale di Lecco, per prendere parte (in veste di imputato) ad un'udienza penale.
L'ex borgomastro deve infatti rispondere dell'accusa di diffamazione aggravata (secondo l'articolo 595 comma 3 del codice penale) nei confronti di Anna Ronchi, ex dipendente di Retesalute. E' stata proprio quest'ultima, costituitasi parte civile tramite l'avvocato Antonino De Benedetti del Foro di Monza, a presentare querela nei confronti dell'allora primo cittadino per alcune affermazioni rese dallo stesso il 9 giugno 2020, in consiglio comunale.
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Oggetto della seduta era, come immaginabile, proprio lo stato dell'azienda speciale, che in quel periodo stava vivendo un momento particolarmente difficile, a causa dei problemi finanziari venuti a galla in pieno Covid.
Una situazione ben nota alle cronache, che ha richiesto particolare attenzione ai comuni soci, impegnati a lungo in un percorso finalizzato in sostanza a dare nuova vita all'azienda, importantissima per il territorio in quanto gestore ed erogatore dei servizi socio sanitari nell'Ambito di Merate.
In quella sede Panzeri avrebbe fatto riferimento a ''manipolazioni contabili gravi'' e ad una ''contabilità non veritiera'' ai danni di Retesalute. Affermazioni che sarebbero state altresì accompagnate da una presunta gestualità, ritenute diffamanti dalla dottoressa Ronchi, allora impiegata amministrativa dell'asp.
Tornando al processo odierno, intorno a mezzogiorno l'ex primo cittadino si è accomodato dinnanzi alla presidente della sezione penale del foro lecchese, la dottoressa Bianca Maria Bianchi, assistito dall'avvocato Elena Barra, suo difensore di fiducia.
Un'udienza piuttosto breve per la verità; il giudice ha innanzitutto invitato il vice procuratore onorario Pietro Bassi, a riformulare il capo di imputazione, ritenuto poco chiaro e preciso in un paio di passaggi. In sostanza oltre alla diffamazione, viene contestata quale aggravante la massima diffusione delle dichiarazioni rese e la permanenza delle stesse. Il riferimento è alla videoregistrazione della seduta, trasmessa in diretta (e poi pubblicata) sulla piattaforma Youtube.
Presa la parola, l'avvocato Elena Barra ha chiesto l'acquisizione di due documenti: la delibera di consiglio comunale del 9 giugno 2020 - facendo dunque notare un errore nel capo di imputazione che riportava una data errata - e la sentenza della Corte dei Conti che ha recentemente condannato la dottoressa Ronchi per danno erariale. Il tutto sostenendo il non doversi procedere nei confronti del proprio assistito poichè ''il fatto non costituisce reato''.
La dottoressa Ronchi, come la dottoressa Milani erano state assolte dal tribunale di Lecco dalle accuse mosse loro da Retesalute, la quale, al contrario, era stata condannata a indennizzare le due imputate con 11mila euro cadauna. Assolte anche davanti al Giudice del lavoro. Soltanto lo scorso novembre la Corte dei Conti, a fronte di una richiesta di risarcimento danni alla Ronchi di due milioni da parte della procura, l'aveva condannata, assieme alla Milani, all'ex presidente Salvioni e il revisore dell'epoca Perego a 26 mila euro ciascuno. Puntando nella sentenza l'indice contro l'assemblea dei comuni soci di cui lo stesso Massimo Panzeri era presidente all'epoca dei fatti.
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Secondo Barra l'ex sindaco Panzeri - tenendo conto anche della funzione istituzionale all'epoca rivestita e dell'oggetto della seduta consiliare - avrebbe infatti esercitato un proprio legittimo diritto di critica. Sostenendo il principio di continenza e l'assenza dell'elemento soggettivo, il legale ha infine richiamato la memoria già agli atti e datata 27 marzo 2024.
Una posizione rigettata tuttavia dal vpo Bassi - quest'oggi in aula in rappresentanza della Procura - e alla quale si è associato l'avvocato di parte civile De Benedetti. Quest'ultimo ha infatti evidenziato come l'allora sindaco Panzeri innanzitutto avesse affermato ''fatti non veritieri''. Concetti che peraltro, a detta della toga, avrebbero potuto essere espressi in un altro modo.
Ascoltate le parti il giudice Bianchi ha poi rinviato l'udienza a marzo, rivendicando la necessità di doversi prendere del tempo per dare lettura di tutti gli atti contenuti nel fascicolo, oltre che di esaminare le considerazioni espresse quest'oggi in aula.
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