Osnago: Delpini celebra il 20mo della "parrocchiale"
Era il 9 gennaio del 2005 quando a Osnago avveniva la solenne consacrazione della chiesa parrocchiale dedicata a Santo Stefano a opera del cardinale Dionigi Tettamanzi. All’epoca il parroco era don Giovanni Rigamonti.
A distanza di 20 anni, l’attuale parroco, don Alessandro Fusetti, ha voluto che fosse ancora l’arcivescovo di Milano a celebrare l’importante anniversario. Così nella serata di mercoledì 8 gennaio l’edificio religioso di piazza Vittorio Emanuele, costruito secoli fa, si è gremito di fedeli che hanno atteso l’arrivo di monsignor Mario Delpini, che ha officiatola santa Messa alla presenza di diversi sacerdoti del decanato e di membri dell’amministrazione comunale.
“Siamo contenti di essere qui a vivere questa celebrazione” ha detto don Alessandro, facendosi portavoce dei tanti parrocchiani presenti. “Il 9 gennaio 2005 il Cardinale Tettamanzi aveva invitato tutti a essere consapevoli che la vita cristiana è bella, è grande ed è seria. Cerchiamo di coltivare queste tre cose” ha proseguito, esprimendo gratitudine all’arcivescovo: “Siamo contenti di camminare e rinnovare con Lei la decisione di seguire Gesù e imparare da lui la grandezza del pensiero e la serietà della carità”.
Monsignor Delpini ha incentrato la sua omelia sulla casa di Zaccheo, quella casa in cui non vuole entrare mai nessuno, ma in cui Gesù invece fa il suo ingresso. “Gesù desidera entrare proprio nelle stanze che rendono imbarazzante la casa, nell’umiliazione e nella sofferenza” ha detto, trasponendo l’immagine alla chiesa parrocchiale di Osnago. “Questa casa, che da secoli ospita la pregherà e che 20 anni fa è stata dedicata dal cardinale Tettamanzi, è il segno che Gesù vuole entrare nella vita della comunità, nelle case di questo paese, nell’intimità di ciascuno di noi. Non per curiosità, per forza, non per giudicare, ma perché vuole portare la salvezza, come infatti commenta alla fine di questa pagina: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché egli è il figlio di Abramo»”.
Gesù vuole arrivare in quella parte di noi stessi, in quel tempo della nostra vita o in quella vicenda della nostra comunità in cui noi abbiamo vergogna di entrare. Monsignor Delpini ha ricordato che la comunità cristiana è segno visibile del desiderio di Gesù di entrare in tutte le case, nella vita, nella gloria e nella miseria di ogni esistenza e di ogni famiglia.
“Gesù non è l’ospite di pochi giorni. Proprio la chiesa – con la sua antichità, con quello che le generazioni hanno aggiunto per abbellire o hanno custodito per far riprendere – ecco proprio questa casa dedicata vent’anni fa e costruita secoli fa è per dire «Gesù rimane»”. L’arcivescovo ha poi sintetizzato tre insegnamenti e li ha consegnati alla comunità parrocchiale di Osnago.
Gesù che prende l’iniziativa a partire da un desiderio e da un comportamento persino imbarazzante. Anche da cose piccole, Egli prende spunto per entrare nelle case. Poi c'è il tema della gioia. “Per quanto possa sembrare improbabile e motivo di vero stupore, la gioia nasce dall’accogliere Gesù, anche in un contesto pettegolo come era Gerico. Zaccheo è pieno di gioia. Dobbiamo domandarci: sono contenti quelli che vengono qui nella casa del Signore? Possono dire, ho accolto Gesù pieno di gioia? Basta con quel modo di essere cristiani tristi, cristiani lamentosi, scoraggiati. Dobbiamo essere pieni di gioia. Non perché tutto va bene, ma perché c’è Gesù pieno di gioia nella nostra casa”.
Infine l'alto prelato ha parlato della conversione di Zaccheo e del cambiar vita, donando parte dei suoi averi e offrendo quattro volte quanto aveva rubato. “Aver sofferto aiuta a consolare chi soffre. Aver subito un’offesa e imparare a perdonare. cambia la vita”. Concludendo l’omelia, ha ribadito: “Noi non vogliamo essere quella casa in cui non entra nessuno, ma accogliamo il Signore Gesù e scriviamo così la storia di questa comunità e di ciascuno di noi”.
Al termine della celebrazione don Alessandro lo ha ringraziato nuovamente per la sua presenza e la comunità ha espresso la propria gratitudine con un forte applauso. L’arcivescovo si è quindi fermato per alcune fotografie con i sacerdoti del decanato e i chierichetti, con i membri dell’amministrazione comunale, a cui ha donato un piccolo pensiero, i ragazzi e le ragazze dell’oratorio, i componenti della corale e del Consiglio Pastorale.
A distanza di 20 anni, l’attuale parroco, don Alessandro Fusetti, ha voluto che fosse ancora l’arcivescovo di Milano a celebrare l’importante anniversario. Così nella serata di mercoledì 8 gennaio l’edificio religioso di piazza Vittorio Emanuele, costruito secoli fa, si è gremito di fedeli che hanno atteso l’arrivo di monsignor Mario Delpini, che ha officiatola santa Messa alla presenza di diversi sacerdoti del decanato e di membri dell’amministrazione comunale.
“Siamo contenti di essere qui a vivere questa celebrazione” ha detto don Alessandro, facendosi portavoce dei tanti parrocchiani presenti. “Il 9 gennaio 2005 il Cardinale Tettamanzi aveva invitato tutti a essere consapevoli che la vita cristiana è bella, è grande ed è seria. Cerchiamo di coltivare queste tre cose” ha proseguito, esprimendo gratitudine all’arcivescovo: “Siamo contenti di camminare e rinnovare con Lei la decisione di seguire Gesù e imparare da lui la grandezza del pensiero e la serietà della carità”.
Monsignor Delpini ha incentrato la sua omelia sulla casa di Zaccheo, quella casa in cui non vuole entrare mai nessuno, ma in cui Gesù invece fa il suo ingresso. “Gesù desidera entrare proprio nelle stanze che rendono imbarazzante la casa, nell’umiliazione e nella sofferenza” ha detto, trasponendo l’immagine alla chiesa parrocchiale di Osnago. “Questa casa, che da secoli ospita la pregherà e che 20 anni fa è stata dedicata dal cardinale Tettamanzi, è il segno che Gesù vuole entrare nella vita della comunità, nelle case di questo paese, nell’intimità di ciascuno di noi. Non per curiosità, per forza, non per giudicare, ma perché vuole portare la salvezza, come infatti commenta alla fine di questa pagina: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché egli è il figlio di Abramo»”.
Gesù vuole arrivare in quella parte di noi stessi, in quel tempo della nostra vita o in quella vicenda della nostra comunità in cui noi abbiamo vergogna di entrare. Monsignor Delpini ha ricordato che la comunità cristiana è segno visibile del desiderio di Gesù di entrare in tutte le case, nella vita, nella gloria e nella miseria di ogni esistenza e di ogni famiglia.
“Gesù non è l’ospite di pochi giorni. Proprio la chiesa – con la sua antichità, con quello che le generazioni hanno aggiunto per abbellire o hanno custodito per far riprendere – ecco proprio questa casa dedicata vent’anni fa e costruita secoli fa è per dire «Gesù rimane»”. L’arcivescovo ha poi sintetizzato tre insegnamenti e li ha consegnati alla comunità parrocchiale di Osnago.
Gesù che prende l’iniziativa a partire da un desiderio e da un comportamento persino imbarazzante. Anche da cose piccole, Egli prende spunto per entrare nelle case. Poi c'è il tema della gioia. “Per quanto possa sembrare improbabile e motivo di vero stupore, la gioia nasce dall’accogliere Gesù, anche in un contesto pettegolo come era Gerico. Zaccheo è pieno di gioia. Dobbiamo domandarci: sono contenti quelli che vengono qui nella casa del Signore? Possono dire, ho accolto Gesù pieno di gioia? Basta con quel modo di essere cristiani tristi, cristiani lamentosi, scoraggiati. Dobbiamo essere pieni di gioia. Non perché tutto va bene, ma perché c’è Gesù pieno di gioia nella nostra casa”.
Infine l'alto prelato ha parlato della conversione di Zaccheo e del cambiar vita, donando parte dei suoi averi e offrendo quattro volte quanto aveva rubato. “Aver sofferto aiuta a consolare chi soffre. Aver subito un’offesa e imparare a perdonare. cambia la vita”. Concludendo l’omelia, ha ribadito: “Noi non vogliamo essere quella casa in cui non entra nessuno, ma accogliamo il Signore Gesù e scriviamo così la storia di questa comunità e di ciascuno di noi”.
Al termine della celebrazione don Alessandro lo ha ringraziato nuovamente per la sua presenza e la comunità ha espresso la propria gratitudine con un forte applauso. L’arcivescovo si è quindi fermato per alcune fotografie con i sacerdoti del decanato e i chierichetti, con i membri dell’amministrazione comunale, a cui ha donato un piccolo pensiero, i ragazzi e le ragazze dell’oratorio, i componenti della corale e del Consiglio Pastorale.
E.Ma.