Church pocket/42. Giubileo: un vento di Speranza che spalanca le porte dei cuori
Il passaggio tra il vecchio e il nuovo anno è sempre un momento di bilanci: bilanci personali, approvazione dei bilanci comunali, nuovi propositi e tanta speranza verso il nuovo anno alle porte, per non parlare dei buoni propositi di Capodanno o di diete che durano una settimana. Oggi parliamo però di un vero reset: un momento in cui tutto si ferma, si azzera e si riparte. Ecco, questo è lo spirito del Giubileo. Un evento antico ma straordinariamente attuale, che attraversa le tradizioni ebraica e cristiana, portando con sé un messaggio potente: liberazione, perdono e speranza.
Il Giubileo ebraico, chiamato Yovel (יוֹבֵל), trova le sue radici nel Libro del Levitico, al capitolo 25,8-13. Veniva celebrato ogni 50 anni, dopo sette cicli di anni sabbatici (7x7=49 anni), ed era un tempo dedicato alla liberazione, alla giustizia sociale e al riposo della terra.
Il primo Giubileo cristiano fu proclamato nel 1300 da Papa Bonifacio VIII, che stabilì inizialmente una cadenza centenaria. I pellegrini che si recavano a Roma potevano ricevere l'indulgenza plenaria, ossia la remissione totale della pena temporale dovuta ai peccati già confessati e perdonati, seguendo alcuni precetti e norme. Successivamente Papa Clemente VI, nel 1350, ridusse l'intervallo a 50 anni. Papa Paolo II, nel 1470, ridusse ancora la cadenza, portandola a 25 anni, permettendo così a ogni generazione di vivere almeno un Giubileo. Oltre ai Giubilei ordinari, i papi possono proclamare Giubilei straordinari in circostanze particolari, come fece Papa Francesco nel 2015-2016, con il Giubileo della Misericordia.
1. L’indulgenza plenaria
Il Giubileo non è solo un evento liturgico, ma un tempo favorevole per l’Indulgenza plenaria: di cosa stiamo parlando? È la remissione totale della pena temporale, dovuta ai peccati già confessati e perdonati, attraverso il sacramento della riconciliazione. Commettere un peccato comporta due conseguenze spirituali: la colpa e la pena temporale. La colpa viene cancellata tramite la confessione sacramentale e l'assoluzione. La pena temporale è un effetto che rimane anche dopo il perdono della colpa, anche dopo la confessione: è una conseguenza spirituale che richiede purificazione, sia in questa vita con atti di penitenza, sia dopo la morte nel Purgatorio. L'indulgenza plenaria cancella completamente anche la pena temporale. Il Codice di Diritto Canonico disciplina le indulgenze nei canoni 992-997. Ogni fedele può lucrare indulgenze per sé o applicarle ai defunti, a modo di suffragio. La concessione delle indulgenze è riservata alla suprema autorità della Chiesa e a coloro che hanno ricevuto tale potestà dal Romano Pontefice. Per lucrare un'indulgenza, il fedele deve essere battezzato, non scomunicato, in stato di grazia almeno al termine delle opere prescritte - che dopo vedremo nel dettaglio - avere l'intenzione di acquistarla e adempiere le opere ingiunte. L’indulgenza si riceve quindi a determinate condizioni, cioè avendo compiuto dei gesti che sono:
2. La Porta Santa
Molti di noi avranno sicuramente visto il solenne rito dell’Apertura della Porta Santa della Basilica di san Pietro in Vaticano, il 24 dicembre sera. Un evento sempre carico di emozioni, che ha subito un’evoluzione del corso del 900. Sul web possiamo trovare l’apertura della Porta Santa del 1949, di Pio XII, quella di San Paolo VI del 1974 e quella del Grande Giubileo dei Millenni di San Giovanni Paolo II, nella notte di Natale del 1999. Prima del 1974, il rito di apertura della Porta Santa prevedeva l’abbattimento del muro composto da centinaia di mattoni sovrapposti senza calce, con impresso lo stemma della Fabbrica di San Pietro, la datazione e il nome del Pontefice che aveva chiuso la porta. Dopo i tre simbolici colpi di martello inferti dal Papa sul lato anteriore del muro questo veniva abbattuto: un gesto suggestivo che ora non ha più luogo durante la notte di Natale poiché Paolo VI rischiò di essere colpito dai calcinacci della Porta. Giovanni Paolo II inaugurò questa nuova ritualità, ripetuta martedì scorso da Papa Francesco. La liturgia prevede una celebrazione in italiano e latino che culmina nell'atrio di San Pietro con la richiesta del Papa: “Aperite mihi portas iustitiæ” (Apritemi le porte della giustizia).Ma perché apriamo una Porta Santa? Cristo è la Porta. La Porta Santa simboleggia Gesù Cristo, che nel Vangelo di Giovanni afferma: «Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo». (Gv 10,9). Passare attraverso la Porta Santa rappresenta l'incontro personale con Cristo, che è la via per la salvezza e simboleggia l’ingresso in una vita convertita, un passaggio attraverso la libertà dal peccato. Analogamente, potremmo dire che è quasi come quel passaggio di Mosè attraverso il Mar Rosso, che segna la libertà del popolo ebraico dalla schiavitù del Faraone.
L’attuale porta a san Pietro, è stata realizzata nel 1949 e donata dalla Svizzera. Fu commissionata da Papa Pio XII e realizzata dallo scultore toscano Vico Consorti in appena dieci mesi di intenso lavoro, a partire dalla data dell’incarico ufficiale, del febbraio del 1949. Le formelle raccontano la storia della salvezza dalla cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso terrestre alla Conversione di San Paolo Apostolo. Non è l’unica Porta Santa a disposizione dei fedeli. Saranno aperte quelle delle altre basiliche maggiori di Roma, San Giovanni in Laterano il 29 Dicembre, Santa Maria Maggiore il 1° gennaio, San Paolo fuori le Mura il 5 gennaio e anche una speciale, allestita nel carcere di Rebibbia, una prima volta storica, il 26 dicembre.
Che il Giubileo bussi alle porte dei potenti, con mani leggere, ma con la forza del vento di Bora. Che porti con sé parole antiche e nuove, che squarciano cieli e dissolvono prove. Che parli ai cuori di pietra, spezzi le catene moderne della facile popolarità, lenisca le ferite dell’odio e della sopraffazione, cancelli le pene. Faccia che la speranza, fragile e pura, diventi certezza, promessa che dura. Insegni il perdono, dolce e deciso, come un fiume che scende e tutto rinfresca. Che l'orgoglio si pieghi, che il rancore si sciolga, che l’eco delle armi smetta di rimbombare nelle menti dei piccoli e dei fanciulli. Che sia ponte tra terra e cielo, spalanchi le porte del nostro cuore in un mondo pervaso da un amore sincero. Non sia solo un rito, non siano solo parole, ma un soffio di vita che tutto consola. Un tempo di pace, dove i fucili diventino forchette per un banchetto di pace, dove i cannoni siano fuochi di artificio che illuminano la notte, alla stessa mensa, lupo e pecora, leone e zebra. E così, con mani unite e sguardi al cielo, faremo del mondo un eterno banchetto di pace.
Buon Giubileo a tutti, buon anno di grazia e speranza!
Il Giubileo ebraico, chiamato Yovel (יוֹבֵל), trova le sue radici nel Libro del Levitico, al capitolo 25,8-13. Veniva celebrato ogni 50 anni, dopo sette cicli di anni sabbatici (7x7=49 anni), ed era un tempo dedicato alla liberazione, alla giustizia sociale e al riposo della terra.
Il primo Giubileo cristiano fu proclamato nel 1300 da Papa Bonifacio VIII, che stabilì inizialmente una cadenza centenaria. I pellegrini che si recavano a Roma potevano ricevere l'indulgenza plenaria, ossia la remissione totale della pena temporale dovuta ai peccati già confessati e perdonati, seguendo alcuni precetti e norme. Successivamente Papa Clemente VI, nel 1350, ridusse l'intervallo a 50 anni. Papa Paolo II, nel 1470, ridusse ancora la cadenza, portandola a 25 anni, permettendo così a ogni generazione di vivere almeno un Giubileo. Oltre ai Giubilei ordinari, i papi possono proclamare Giubilei straordinari in circostanze particolari, come fece Papa Francesco nel 2015-2016, con il Giubileo della Misericordia.
1. L’indulgenza plenaria
Il Giubileo non è solo un evento liturgico, ma un tempo favorevole per l’Indulgenza plenaria: di cosa stiamo parlando? È la remissione totale della pena temporale, dovuta ai peccati già confessati e perdonati, attraverso il sacramento della riconciliazione. Commettere un peccato comporta due conseguenze spirituali: la colpa e la pena temporale. La colpa viene cancellata tramite la confessione sacramentale e l'assoluzione. La pena temporale è un effetto che rimane anche dopo il perdono della colpa, anche dopo la confessione: è una conseguenza spirituale che richiede purificazione, sia in questa vita con atti di penitenza, sia dopo la morte nel Purgatorio. L'indulgenza plenaria cancella completamente anche la pena temporale. Il Codice di Diritto Canonico disciplina le indulgenze nei canoni 992-997. Ogni fedele può lucrare indulgenze per sé o applicarle ai defunti, a modo di suffragio. La concessione delle indulgenze è riservata alla suprema autorità della Chiesa e a coloro che hanno ricevuto tale potestà dal Romano Pontefice. Per lucrare un'indulgenza, il fedele deve essere battezzato, non scomunicato, in stato di grazia almeno al termine delle opere prescritte - che dopo vedremo nel dettaglio - avere l'intenzione di acquistarla e adempiere le opere ingiunte. L’indulgenza si riceve quindi a determinate condizioni, cioè avendo compiuto dei gesti che sono:
- La confessione sacramentale: il fedele deve confessare tutti i peccati con sincerità, attraverso il sacramento della riconciliazione. Basta una confessione valida, entro circa una settimana prima o dopo aver compiuto l'opera indulgenziata;
- La comunione eucaristica, ricevuta con devozione e in grazia di Dio, cioè confessato;
- La preghiera per il Papa, che consta di un Pater, Ave e Gloria e della recita del Credo;
- L’esclusione di ogni affezione al peccato, ossia il fedele deve essere completamente distaccato da ogni peccato, anche veniale. Questa è la condizione più difficile, poiché richiede un sincero desiderio di non peccare più;
- La visita delle Basiliche Papali o altri luoghi giubilari. Per la Diocesi di Milano, nella nostra Zona Pastorale III -Lecco, le chiese giubilari sono il Santuario di Nostra Signora della Vittoria, a Lecco e il Santuario della Madonna del Bosco, a Imbersago.
2. La Porta Santa
Molti di noi avranno sicuramente visto il solenne rito dell’Apertura della Porta Santa della Basilica di san Pietro in Vaticano, il 24 dicembre sera. Un evento sempre carico di emozioni, che ha subito un’evoluzione del corso del 900. Sul web possiamo trovare l’apertura della Porta Santa del 1949, di Pio XII, quella di San Paolo VI del 1974 e quella del Grande Giubileo dei Millenni di San Giovanni Paolo II, nella notte di Natale del 1999. Prima del 1974, il rito di apertura della Porta Santa prevedeva l’abbattimento del muro composto da centinaia di mattoni sovrapposti senza calce, con impresso lo stemma della Fabbrica di San Pietro, la datazione e il nome del Pontefice che aveva chiuso la porta. Dopo i tre simbolici colpi di martello inferti dal Papa sul lato anteriore del muro questo veniva abbattuto: un gesto suggestivo che ora non ha più luogo durante la notte di Natale poiché Paolo VI rischiò di essere colpito dai calcinacci della Porta. Giovanni Paolo II inaugurò questa nuova ritualità, ripetuta martedì scorso da Papa Francesco. La liturgia prevede una celebrazione in italiano e latino che culmina nell'atrio di San Pietro con la richiesta del Papa: “Aperite mihi portas iustitiæ” (Apritemi le porte della giustizia).Ma perché apriamo una Porta Santa? Cristo è la Porta. La Porta Santa simboleggia Gesù Cristo, che nel Vangelo di Giovanni afferma: «Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo». (Gv 10,9). Passare attraverso la Porta Santa rappresenta l'incontro personale con Cristo, che è la via per la salvezza e simboleggia l’ingresso in una vita convertita, un passaggio attraverso la libertà dal peccato. Analogamente, potremmo dire che è quasi come quel passaggio di Mosè attraverso il Mar Rosso, che segna la libertà del popolo ebraico dalla schiavitù del Faraone.
L’attuale porta a san Pietro, è stata realizzata nel 1949 e donata dalla Svizzera. Fu commissionata da Papa Pio XII e realizzata dallo scultore toscano Vico Consorti in appena dieci mesi di intenso lavoro, a partire dalla data dell’incarico ufficiale, del febbraio del 1949. Le formelle raccontano la storia della salvezza dalla cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso terrestre alla Conversione di San Paolo Apostolo. Non è l’unica Porta Santa a disposizione dei fedeli. Saranno aperte quelle delle altre basiliche maggiori di Roma, San Giovanni in Laterano il 29 Dicembre, Santa Maria Maggiore il 1° gennaio, San Paolo fuori le Mura il 5 gennaio e anche una speciale, allestita nel carcere di Rebibbia, una prima volta storica, il 26 dicembre.
Che il Giubileo bussi alle porte dei potenti, con mani leggere, ma con la forza del vento di Bora. Che porti con sé parole antiche e nuove, che squarciano cieli e dissolvono prove. Che parli ai cuori di pietra, spezzi le catene moderne della facile popolarità, lenisca le ferite dell’odio e della sopraffazione, cancelli le pene. Faccia che la speranza, fragile e pura, diventi certezza, promessa che dura. Insegni il perdono, dolce e deciso, come un fiume che scende e tutto rinfresca. Che l'orgoglio si pieghi, che il rancore si sciolga, che l’eco delle armi smetta di rimbombare nelle menti dei piccoli e dei fanciulli. Che sia ponte tra terra e cielo, spalanchi le porte del nostro cuore in un mondo pervaso da un amore sincero. Non sia solo un rito, non siano solo parole, ma un soffio di vita che tutto consola. Un tempo di pace, dove i fucili diventino forchette per un banchetto di pace, dove i cannoni siano fuochi di artificio che illuminano la notte, alla stessa mensa, lupo e pecora, leone e zebra. E così, con mani unite e sguardi al cielo, faremo del mondo un eterno banchetto di pace.
Buon Giubileo a tutti, buon anno di grazia e speranza!
Rubrica a cura di Pietro Santoro