La Giustizia dopo Salvini
Al netto di polemiche, strumentalizzazioni, esaltazioni ed esultazioni, la sentenza che ha assolto l’ex-ministro dell’Interno (oggi ministro dei Trasporti) Matteo Salvini sulla vicenda Open Arms è politicamente un punto fermo.
Non è chiaro se il nostro ministro avrebbe gradito una condanna piuttosto che un’assoluzione, ma siccome a noi interessa la politica della giustizia, per come la stessa viene applicata, questa chiarezza ci tange marginalmente.
Dopo le prime reazioni del mancato colpevole, una cosa è certa: la Giustizia è politicamente più forte (soprattutto come potere separato rispetto a quello esecutivo) e quelle che la parte politica di Salvini chiama “toghe rosse”, continueranno ad essere chiamate e considerate tali.
Sia chiaro, la sentenza di per sé non ha cambiato di una virgola il nostro sistema istituzionale e, tantomeno, lo ha fatto diventare più o meno garantista o giustizialista. Ci sono anche degli "strani" politici (spesso della destra e sinistra giustizialiste) che sembrano corroborati perché dicono che hanno vinto, ma E’ SOLO una sentenza. Come tante altre e che non è detto che non sarà impugnata nei successivi due gradi di giudizio e - financo - di fronte alla Corte europea.
Lasciamo i trionfatori e i delusi a godere dei loro fantasmi ideologici. I giudici di Palermo hanno SOLO fatto i giudici. Domani, in altro o nel merito, potrebbero anche sentenziare il contrario.
Occorre che tutti comprendano che questo accade, ed è sintomaticamente bene che accada, in un regime democratico e garantista.
La Giustizia a Palermo ha funzionato, come avrebbe funzionato se avesse emesso una sentenza di condanna del ministro Salvini.
Ovviamente ogni parte è giusto che dica la sua, pro o contro che sia, anche con mobilitazioni popolari, ma una cosa non dovrebbe esser tollerata: LA DELEGITTIMAZIONE.
Purtroppo sappiamo che la “parte” di Salvini era pronta alla delegittimazione in caso di condanna, e questo dovrebbe allertare. Ma oggi non è accaduto e crediamo che la lezione di garantismo e separazione dei poteri sia poco stata acquisita da chi considera la giustezza della giustizia solo quando fa i propri interessi. Ma intanto è così.
Ricordiamocelo quando, come utenti dei servizi della giustizia, pur con meno popolarità e clamore del caso del nostro ministro, avremo a che fare con la giustizia (magari per il ricorso di una multa). Quello che noi potremo considerare ingiustizia può e deve essere contestata solo coi metodi della Giustizia.
Anche se abbiamo un capo del governo che, quando non le torna, dice che i giudici sbagliano perché non seguono i dettami del governo e della maggioranza che lo esprime…. chi sbaglia è il capo del governo e i suoi sodali, non la legge che abbiamo scelto per il nostro regime democratico basato sulla separazione dei poteri.
Non è chiaro se il nostro ministro avrebbe gradito una condanna piuttosto che un’assoluzione, ma siccome a noi interessa la politica della giustizia, per come la stessa viene applicata, questa chiarezza ci tange marginalmente.
Dopo le prime reazioni del mancato colpevole, una cosa è certa: la Giustizia è politicamente più forte (soprattutto come potere separato rispetto a quello esecutivo) e quelle che la parte politica di Salvini chiama “toghe rosse”, continueranno ad essere chiamate e considerate tali.
Sia chiaro, la sentenza di per sé non ha cambiato di una virgola il nostro sistema istituzionale e, tantomeno, lo ha fatto diventare più o meno garantista o giustizialista. Ci sono anche degli "strani" politici (spesso della destra e sinistra giustizialiste) che sembrano corroborati perché dicono che hanno vinto, ma E’ SOLO una sentenza. Come tante altre e che non è detto che non sarà impugnata nei successivi due gradi di giudizio e - financo - di fronte alla Corte europea.
Lasciamo i trionfatori e i delusi a godere dei loro fantasmi ideologici. I giudici di Palermo hanno SOLO fatto i giudici. Domani, in altro o nel merito, potrebbero anche sentenziare il contrario.
Occorre che tutti comprendano che questo accade, ed è sintomaticamente bene che accada, in un regime democratico e garantista.
La Giustizia a Palermo ha funzionato, come avrebbe funzionato se avesse emesso una sentenza di condanna del ministro Salvini.
Ovviamente ogni parte è giusto che dica la sua, pro o contro che sia, anche con mobilitazioni popolari, ma una cosa non dovrebbe esser tollerata: LA DELEGITTIMAZIONE.
Purtroppo sappiamo che la “parte” di Salvini era pronta alla delegittimazione in caso di condanna, e questo dovrebbe allertare. Ma oggi non è accaduto e crediamo che la lezione di garantismo e separazione dei poteri sia poco stata acquisita da chi considera la giustezza della giustizia solo quando fa i propri interessi. Ma intanto è così.
Ricordiamocelo quando, come utenti dei servizi della giustizia, pur con meno popolarità e clamore del caso del nostro ministro, avremo a che fare con la giustizia (magari per il ricorso di una multa). Quello che noi potremo considerare ingiustizia può e deve essere contestata solo coi metodi della Giustizia.
Anche se abbiamo un capo del governo che, quando non le torna, dice che i giudici sbagliano perché non seguono i dettami del governo e della maggioranza che lo esprime…. chi sbaglia è il capo del governo e i suoi sodali, non la legge che abbiamo scelto per il nostro regime democratico basato sulla separazione dei poteri.
Vincenzo Donvito Maxia - presidente Aduc