Brivio: Caritas, Retesalute e l’Ambito Distrettuale ospiti a “Le attese delle periferie”
Nel corso dell’ultimo ciclo di incontri organizzato dalla Parrocchia di Brivio e Beverate si è parlato di “attese”: dei Comuni, della chiesa, delle industrie e dei lavoratori. Ma quali saranno quelle delle persone meno fortunate, di coloro che vivono ai margini, abitano le periferie e spesso risultano quasi invisibili?
Ne hanno parlato durante l’ultimo evento della rassegna, il Direttore di Caritas Ambrosiana, Luciano Gualzetti, il Presidente di Retesalute, Roberto Corbetta, e il Presidente del Distretto Meratese, Fabio Crippa. L’incontro, anche grazie alle capacità comunicative dei relatori, ha toccato il pubblico presente in oratorio a Beverate e ha fatto luce sui problemi che attanagliano molte famiglie italiane, quello che i Comuni, associazioni e altri enti fanno per aiutarle, ma soprattutto su tutto quello che ancora si può fare.
Caritas quest’anno compie 50 anni, e oggi come al momento della sua costituzione si impegna non solo ad aiutare i fragili, ma soprattutto a riconoscere – attraverso i numerosi centri di ascolto – le cause che portano all’emarginazione delle persone. Il Direttore Gualzetti, anche presidente di Fondazione San Carlo, Fondazione San Bernardino e della Cooperativa Oltre, ha ricordato un principio su cui si basa l'operato: “Non dare per carità ciò che è previsto per Giustizia”.
Stando ai dati Istat, il numero di persone in difficoltà è in aumento e il vero problema è che molti dei richiedenti aiuto, un lavoro ce l’hanno. “Una persona su quattro è ‘working poor’” ha spiegato Gualzetti. “Questo va contro il principio che se porti una persona povera a lavorare, questa acquisisce autonomia. Purtroppo, invece, molti arrivano a impiegarsi in modo precario, indegno o con contratti fasulli. Siamo in un’epoca di ricchezza, ma polarizzata a pochi”.
Ma cosa possono fare i Comuni per andare incontro alle difficoltà dei cittadini? A rispondere è stato Fabio Crippa, presidente dell’Ambito Distrettuale del Meratese, quell’organo che, su indicazione di Regione, si occupa di gestire i servizi sociali nel territorio sorvegliandone la qualità.
Crippa ha ricordato che il benessere di un individuo si basa su tre livelli: fisico, mentale e sociale. “Se ho pessime relazioni sociali, non sto bene. È una malattia, anche se non ancora bene inquadrata”. Per far fronte a questo problema, l’Ambito sviluppa un Piano di Zona in cui sono inseriti i ‘fronti’ su cui lavorare: politiche giovanili, politiche contro la povertà, a favore di minori e famiglie, di contrasto alla violenza di genere, a favore dell’integrazione di migranti e persone con disabilità.
Un Piano di Zona vale 3 anni e il prossimo 31 dicembre scadrà quello in vigore nel Meratese. Per rinnovarlo, l’Ambito ha incontrato Comuni, associazioni, famiglie e volontari per raccogliere spunti. “Sono tre le emergenze emerse dagli incontri – ha spiegato il presidente Crippa – La violenza di genere, fenomeno che tutti i Comuni ci hanno segnalato, l’emergenza legata alle abitazioni, poiché case non se ne trovano soprattutto in affitto perché la gente che le ha paura di non venire pagata, e infine l’emergenza legata ai minori, ragazzi e bambini fragili”.
Per i minori è stato attivato il servizio “15-24”, che offre supporto a giovani di quella fascia d’età. Una sorta di consultorio libero e gratuito. “Abbiamo parlato anche con i ragazzi e molti hanno espresso il bisogno di un aiuto psicologico a prezzo ridotto”.
Per quanto riguarda il problema della concessione di case, Crippa ha spiegato che l’Ambito ha deciso di dotarsi di un’agenzia per proporre un servizio di intermediazione tra persone che cercano casa e persone che affittano.
Ma chi eroga effettivamente i servizi sociali nel Meratese? È l’azienda speciale Retesalute, rappresentata all’evento dal presidente avv. Roberto Corbetta, già sindaco di Santa Maria Hoè, che ha ripercorso brevemente la nascita della realtà che a oggi conta 55 dipendenti e un fatturato annuo di 10milioni di euro.
Oltre a fornire assistenti sociali ai Comuni, Retesalute si occupa anche dell’assistenza nelle scuole per alunni con difficoltà e propone diversi progetti ai giovani, come “Utilestate”. “L’Ambito Distrettuale fa l’analisi del bisogno. Retesalute è il braccio operativo” ha detto il presidente, spiegando che i servizi vengono dedicati anche a disabili e anziani. Per questi ultimi vengono fornito il telesoccorso e altri strumenti che aiutano a fare in modo che l’anziano, anche se solo o in cura, resti nel proprio domicilio. Per le persone con disabilità Retesalute invece opera nei Centri Diurni, mentre per i giovani, oltre a i già citati servizi, offre assistenza domiciliare, counseling attraverso psicologi e consulte giovanili attivate dai Comuni.
Ma guardando al 2025 e al futuro in generale, cosa si può fare per aiutare ancora di più le persone in difficoltà? “Bisogna ripensare un nuovo ‘patto sociale’ – ha detto il Direttore Gualzetti. – Enfatizziamo le reti e ripartiamo dalle periferie”. Ha concordato il presidente Distrettuale Fabio Crippa: “Il benessere deve essere garantito a tutti e la responsabilità è di tutti, da sanità a scuola, associazioni, famiglie e cittadini. Nella Bibbia c’è una domanda che dice, ‘sono forse io il custode di mio fratello?’ Ebbene, la risposta è sì”. Guardando al futuro, il presidente di Retesalute Corbetta, ha detto: “La vera attesa delle periferie è che siano un po’ meno periferie”.
I relatori sono stati ringraziati da don Emilio Colombo e Ugo Panzeri, organizzatori della rassegna, per aver dipinto una situazione tutt’altro che rosea ma per cui molta gente opera ogni giorno per fare in modo che migliori.
Ne hanno parlato durante l’ultimo evento della rassegna, il Direttore di Caritas Ambrosiana, Luciano Gualzetti, il Presidente di Retesalute, Roberto Corbetta, e il Presidente del Distretto Meratese, Fabio Crippa. L’incontro, anche grazie alle capacità comunicative dei relatori, ha toccato il pubblico presente in oratorio a Beverate e ha fatto luce sui problemi che attanagliano molte famiglie italiane, quello che i Comuni, associazioni e altri enti fanno per aiutarle, ma soprattutto su tutto quello che ancora si può fare.
Caritas quest’anno compie 50 anni, e oggi come al momento della sua costituzione si impegna non solo ad aiutare i fragili, ma soprattutto a riconoscere – attraverso i numerosi centri di ascolto – le cause che portano all’emarginazione delle persone. Il Direttore Gualzetti, anche presidente di Fondazione San Carlo, Fondazione San Bernardino e della Cooperativa Oltre, ha ricordato un principio su cui si basa l'operato: “Non dare per carità ciò che è previsto per Giustizia”.
Stando ai dati Istat, il numero di persone in difficoltà è in aumento e il vero problema è che molti dei richiedenti aiuto, un lavoro ce l’hanno. “Una persona su quattro è ‘working poor’” ha spiegato Gualzetti. “Questo va contro il principio che se porti una persona povera a lavorare, questa acquisisce autonomia. Purtroppo, invece, molti arrivano a impiegarsi in modo precario, indegno o con contratti fasulli. Siamo in un’epoca di ricchezza, ma polarizzata a pochi”.
Ma cosa possono fare i Comuni per andare incontro alle difficoltà dei cittadini? A rispondere è stato Fabio Crippa, presidente dell’Ambito Distrettuale del Meratese, quell’organo che, su indicazione di Regione, si occupa di gestire i servizi sociali nel territorio sorvegliandone la qualità.
Crippa ha ricordato che il benessere di un individuo si basa su tre livelli: fisico, mentale e sociale. “Se ho pessime relazioni sociali, non sto bene. È una malattia, anche se non ancora bene inquadrata”. Per far fronte a questo problema, l’Ambito sviluppa un Piano di Zona in cui sono inseriti i ‘fronti’ su cui lavorare: politiche giovanili, politiche contro la povertà, a favore di minori e famiglie, di contrasto alla violenza di genere, a favore dell’integrazione di migranti e persone con disabilità.
Un Piano di Zona vale 3 anni e il prossimo 31 dicembre scadrà quello in vigore nel Meratese. Per rinnovarlo, l’Ambito ha incontrato Comuni, associazioni, famiglie e volontari per raccogliere spunti. “Sono tre le emergenze emerse dagli incontri – ha spiegato il presidente Crippa – La violenza di genere, fenomeno che tutti i Comuni ci hanno segnalato, l’emergenza legata alle abitazioni, poiché case non se ne trovano soprattutto in affitto perché la gente che le ha paura di non venire pagata, e infine l’emergenza legata ai minori, ragazzi e bambini fragili”.
Per i minori è stato attivato il servizio “15-24”, che offre supporto a giovani di quella fascia d’età. Una sorta di consultorio libero e gratuito. “Abbiamo parlato anche con i ragazzi e molti hanno espresso il bisogno di un aiuto psicologico a prezzo ridotto”.
Per quanto riguarda il problema della concessione di case, Crippa ha spiegato che l’Ambito ha deciso di dotarsi di un’agenzia per proporre un servizio di intermediazione tra persone che cercano casa e persone che affittano.
Ma chi eroga effettivamente i servizi sociali nel Meratese? È l’azienda speciale Retesalute, rappresentata all’evento dal presidente avv. Roberto Corbetta, già sindaco di Santa Maria Hoè, che ha ripercorso brevemente la nascita della realtà che a oggi conta 55 dipendenti e un fatturato annuo di 10milioni di euro.
Oltre a fornire assistenti sociali ai Comuni, Retesalute si occupa anche dell’assistenza nelle scuole per alunni con difficoltà e propone diversi progetti ai giovani, come “Utilestate”. “L’Ambito Distrettuale fa l’analisi del bisogno. Retesalute è il braccio operativo” ha detto il presidente, spiegando che i servizi vengono dedicati anche a disabili e anziani. Per questi ultimi vengono fornito il telesoccorso e altri strumenti che aiutano a fare in modo che l’anziano, anche se solo o in cura, resti nel proprio domicilio. Per le persone con disabilità Retesalute invece opera nei Centri Diurni, mentre per i giovani, oltre a i già citati servizi, offre assistenza domiciliare, counseling attraverso psicologi e consulte giovanili attivate dai Comuni.
Ma guardando al 2025 e al futuro in generale, cosa si può fare per aiutare ancora di più le persone in difficoltà? “Bisogna ripensare un nuovo ‘patto sociale’ – ha detto il Direttore Gualzetti. – Enfatizziamo le reti e ripartiamo dalle periferie”. Ha concordato il presidente Distrettuale Fabio Crippa: “Il benessere deve essere garantito a tutti e la responsabilità è di tutti, da sanità a scuola, associazioni, famiglie e cittadini. Nella Bibbia c’è una domanda che dice, ‘sono forse io il custode di mio fratello?’ Ebbene, la risposta è sì”. Guardando al futuro, il presidente di Retesalute Corbetta, ha detto: “La vera attesa delle periferie è che siano un po’ meno periferie”.
I relatori sono stati ringraziati da don Emilio Colombo e Ugo Panzeri, organizzatori della rassegna, per aver dipinto una situazione tutt’altro che rosea ma per cui molta gente opera ogni giorno per fare in modo che migliori.
E.Ma.