Processo alla Iena Pelazza: in aula uno degli autori TV
Si potrebbe chiudere con l'arrivo del nuovo anno il procedimento penale a carico di Luigi Pelazza, storico inviato della trasmissione “Le Iene” residente nel meratese, accusato di diffamazione dalla Procura della Repubblica di Lecco.
La vicenda giudiziaria scaturisce da un servizio della trasmissione mandato in onda a gennaio 2018: le telecamere di Mediaset erano approdate a Genova per seguire un'inchiesta sulla presunta “circonvenzione” perpetrata da alcuni cittadini rumeni ai danni di un anziano. La segnalazione era partita dall'affittuario (anch'egli rumeno) del 96enne, che nel corso del tempo aveva notato “strani movimenti”: non solo A.P. e C.F. (all'epoca dei fatti moglie e marito), amici stretti di “nonno Giuseppe”, si sarebbero fatti costruire una casa in Romania a spese dell'anziano con la promessa di riservargli una stanza tutta per lui, ma si sarebbero anche preoccupati di allontanare dalla sua abitazione la ex compagna, nonché vicina di casa, impedendole di andarlo a trovare.
In più il 96enne era stato portato – controvoglia secondo il denunciante – in Romania per vedere come procedevano i lavori della casa: da quel viaggio, durante il quale avrebbe subito anche un ricovero, sarebbe tornato particolarmente deperito e non si sarebbe più ripreso. Pare che nemmeno all'anziano fosse chiaro il motivo per cui era stato male e non gli sarebbe stato mostrato nemmeno un referto medico.
Una volta giunti sul posto, la troupe televisiva, oltre a intervistare il segnalante, si era recata presso l'abitazione di “nonno Giuseppe” per parlare con lui ed indagare oltre.
All'indomani della messa in onda, allertata l'autorità giudiziaria e i servizi sociali, era stato quindi aperto un fascicolo nei confronti degli stranieri, poi archiviato in fase di indagini preliminari dal gip del Tribunale di Genova per infondatezza della notizia di reato, su richiesta del sostituto procuratore Gabriella Dotto.
L'anziano purtroppo era venuto a mancare poche settimane dopo la registrazione della puntata.
Quel che viene contestato oggi alla “iena” è la pubblicazione sul profilo Facebook a lui riconducibile (nel marzo del 2018) di un link al servizio mandato in onda soli due mesi prima con la descrizione “Nonno Giuseppe non c'è più. Un gruppetto di rumeni si era stabilito in casa di quest'uomo di 96 anni, prendendogli le chiavi dell'appartamento e i risparmi di una vita”.
I querelanti A.P. e C.F. si sono costituiti parti civili in questo processo e sono rappresentati dagli avvocati Alession Conti e Andrea Tonnarelli del foro di Genova.
Quest'oggi è proseguita l'istruttoria dibattimentale al cospetto del giudice Gianluca Piantadosi con l'escussione di uno degli autori televisivi del programma, all'epoca dei fatti “coordinatore”. “Ricordo che l'autore che stava lavorando sul servizio era alle prime armi, per cui ho supervisionato il lavoro: abbiamo valutato insieme a Pelazza le cose da fare e vagliato la storia, verificando che la segnalazione fosse fondata”.
In merito al post pubblicato su Facebook il teste ha dichiarato che Mediaset ha delle linee guida precise sulla condivisione delle puntate sui social, ma “non avendo io i social in questo momento non ve le saprei dire”. Inoltre ha commentato che, conoscendo l'inviato, “Luigi non credo sia il tipo di persona che sta dietro ai social”.
Con l'escussione degli ultimi testimoni della difesa (gli avvocati Stefano Toniolo e Susanna Gallazzi del foro di Milano) il dibattimento potrebbe già chiudersi al termine del prossimo mese.
La vicenda giudiziaria scaturisce da un servizio della trasmissione mandato in onda a gennaio 2018: le telecamere di Mediaset erano approdate a Genova per seguire un'inchiesta sulla presunta “circonvenzione” perpetrata da alcuni cittadini rumeni ai danni di un anziano. La segnalazione era partita dall'affittuario (anch'egli rumeno) del 96enne, che nel corso del tempo aveva notato “strani movimenti”: non solo A.P. e C.F. (all'epoca dei fatti moglie e marito), amici stretti di “nonno Giuseppe”, si sarebbero fatti costruire una casa in Romania a spese dell'anziano con la promessa di riservargli una stanza tutta per lui, ma si sarebbero anche preoccupati di allontanare dalla sua abitazione la ex compagna, nonché vicina di casa, impedendole di andarlo a trovare.
In più il 96enne era stato portato – controvoglia secondo il denunciante – in Romania per vedere come procedevano i lavori della casa: da quel viaggio, durante il quale avrebbe subito anche un ricovero, sarebbe tornato particolarmente deperito e non si sarebbe più ripreso. Pare che nemmeno all'anziano fosse chiaro il motivo per cui era stato male e non gli sarebbe stato mostrato nemmeno un referto medico.
Una volta giunti sul posto, la troupe televisiva, oltre a intervistare il segnalante, si era recata presso l'abitazione di “nonno Giuseppe” per parlare con lui ed indagare oltre.
All'indomani della messa in onda, allertata l'autorità giudiziaria e i servizi sociali, era stato quindi aperto un fascicolo nei confronti degli stranieri, poi archiviato in fase di indagini preliminari dal gip del Tribunale di Genova per infondatezza della notizia di reato, su richiesta del sostituto procuratore Gabriella Dotto.
L'anziano purtroppo era venuto a mancare poche settimane dopo la registrazione della puntata.
Quel che viene contestato oggi alla “iena” è la pubblicazione sul profilo Facebook a lui riconducibile (nel marzo del 2018) di un link al servizio mandato in onda soli due mesi prima con la descrizione “Nonno Giuseppe non c'è più. Un gruppetto di rumeni si era stabilito in casa di quest'uomo di 96 anni, prendendogli le chiavi dell'appartamento e i risparmi di una vita”.
I querelanti A.P. e C.F. si sono costituiti parti civili in questo processo e sono rappresentati dagli avvocati Alession Conti e Andrea Tonnarelli del foro di Genova.
Quest'oggi è proseguita l'istruttoria dibattimentale al cospetto del giudice Gianluca Piantadosi con l'escussione di uno degli autori televisivi del programma, all'epoca dei fatti “coordinatore”. “Ricordo che l'autore che stava lavorando sul servizio era alle prime armi, per cui ho supervisionato il lavoro: abbiamo valutato insieme a Pelazza le cose da fare e vagliato la storia, verificando che la segnalazione fosse fondata”.
In merito al post pubblicato su Facebook il teste ha dichiarato che Mediaset ha delle linee guida precise sulla condivisione delle puntate sui social, ma “non avendo io i social in questo momento non ve le saprei dire”. Inoltre ha commentato che, conoscendo l'inviato, “Luigi non credo sia il tipo di persona che sta dietro ai social”.
Con l'escussione degli ultimi testimoni della difesa (gli avvocati Stefano Toniolo e Susanna Gallazzi del foro di Milano) il dibattimento potrebbe già chiudersi al termine del prossimo mese.
F.F.