Parco: Zardoni, anni di attesa per poi essere eletto dalla minoranza
Lunedì sera, 16 dicembre si scriverà la peggiore pagina della quarantennale storia del Parco di Montevecchia e della Valle del Curone. La pervicacia della destra, sostenuta da una Provincia, indegna di tale rango istituzionale, porterà all’elezione di Giovanni Zardoni alla presidenza. I sindaci di centrosinistra con molta probabilità si asterranno. Non tutti e sette se la sentono di abbandonare la seduta dell’assemblea della Comunità del Parco per far mancare il numero legale. Del resto sono state innumerevoli le pressioni su alcuni primi cittadini affinché scegliessero la via dell’astensione.
La destra di oggi è affetta da bulimia del potere. Qualsiasi posto, anche di scarso rilievo, anche senza remunerazione è oggetto di accaparramento.
Se poi a questa destra si aggiungono la Provincia, solitamente estranea ai giochi di partito e il comune di La Valletta Brianza che, al contrario, ha robusti interessi a spazzare via il “gendarme” Molgora per avere poi mano libera nella gestione del proprio territorio – sia pure nel quadro delle normative del Parco, regionali e Europee – il gioco è fatto.
Zardoni non è il classico “utile idiota”, sia chiaro. E’ una persona competente che ha dedicato decenni al territorio. Per questo avrebbe meritato una nomina all’unanimità.
Ma è anche ingenuo cadendo nella trappola tesagli soprattutto dal suo sindaco, Gennaro Toto che, a nostro sindacabile parere non è certo un falco della notte, ma in queste cosette ci sa fare. Indicando Zardoni come candidato di Cernusco, subito appoggiato da Pendeggia di Montevecchia, ha di fatto appiccicato sulla divisa del capo delle guardie ecologiche volontarie le mostrine della destra. E lui, Zardoni, ci è cascato, accecato forse dall’ambizione: o stavolta o mai più presidente del Parco.
Se il giro dell’oca lo avesse fatto al contrario, prima assicurandosi della volontà di Molgora di lasciargli il passo, poi offrendo la propria disponibilità ai sindaci d’area, avrebbe forse ottenuto un consenso pieno. In fondo la destra voleva la testa di Marco Molgora e quando Marco Panzeri da Rovagnate si è proposto come “boia”, subito dall’alto hanno urlato: “testuggine”. Tutti e quattro i comuni di centrodestra a fare quadrato attorno al gladiatore, Alessandra Hofmann, per sconfiggere i sette comuni di centrosinistra.
A Giovanni i nostri migliori auguri. La partenza è pessima, speriamo che il cammino sia meno irto di quanto si prospetta oggi.
Una nota per il sindaco di Merate, Mattia Salvioni, l’unico a avanzare candidature terze per smorzare lo scontro furibondo: quattro candidature tutte di valore, tre sono state cortesemente respinte dai destinatari, la quarta è stata bocciata dalla destra.
E si trattava di una candidatura di peso, quella di Andrea Ambrogio Robbiani, leghista, quindi di centrodestra (proposto da un sindaco ex segretario di circolo del PD), con accertata lunga esperienza in campo ambientale come sindaco, come rappresentante in seno a Silea, come assessore all’ecologia, sempre con la schiena diritta.
Ecco forse il problema è proprio quello: la schiena diritta. Questa destra vuole soggetti permeabili, buoni esecutori di ordini. In una parola, vuole soltanto portaborracce.
La destra di oggi è affetta da bulimia del potere. Qualsiasi posto, anche di scarso rilievo, anche senza remunerazione è oggetto di accaparramento.
Se poi a questa destra si aggiungono la Provincia, solitamente estranea ai giochi di partito e il comune di La Valletta Brianza che, al contrario, ha robusti interessi a spazzare via il “gendarme” Molgora per avere poi mano libera nella gestione del proprio territorio – sia pure nel quadro delle normative del Parco, regionali e Europee – il gioco è fatto.
Zardoni non è il classico “utile idiota”, sia chiaro. E’ una persona competente che ha dedicato decenni al territorio. Per questo avrebbe meritato una nomina all’unanimità.
Ma è anche ingenuo cadendo nella trappola tesagli soprattutto dal suo sindaco, Gennaro Toto che, a nostro sindacabile parere non è certo un falco della notte, ma in queste cosette ci sa fare. Indicando Zardoni come candidato di Cernusco, subito appoggiato da Pendeggia di Montevecchia, ha di fatto appiccicato sulla divisa del capo delle guardie ecologiche volontarie le mostrine della destra. E lui, Zardoni, ci è cascato, accecato forse dall’ambizione: o stavolta o mai più presidente del Parco.
Se il giro dell’oca lo avesse fatto al contrario, prima assicurandosi della volontà di Molgora di lasciargli il passo, poi offrendo la propria disponibilità ai sindaci d’area, avrebbe forse ottenuto un consenso pieno. In fondo la destra voleva la testa di Marco Molgora e quando Marco Panzeri da Rovagnate si è proposto come “boia”, subito dall’alto hanno urlato: “testuggine”. Tutti e quattro i comuni di centrodestra a fare quadrato attorno al gladiatore, Alessandra Hofmann, per sconfiggere i sette comuni di centrosinistra.
A Giovanni i nostri migliori auguri. La partenza è pessima, speriamo che il cammino sia meno irto di quanto si prospetta oggi.
Una nota per il sindaco di Merate, Mattia Salvioni, l’unico a avanzare candidature terze per smorzare lo scontro furibondo: quattro candidature tutte di valore, tre sono state cortesemente respinte dai destinatari, la quarta è stata bocciata dalla destra.
E si trattava di una candidatura di peso, quella di Andrea Ambrogio Robbiani, leghista, quindi di centrodestra (proposto da un sindaco ex segretario di circolo del PD), con accertata lunga esperienza in campo ambientale come sindaco, come rappresentante in seno a Silea, come assessore all’ecologia, sempre con la schiena diritta.
Ecco forse il problema è proprio quello: la schiena diritta. Questa destra vuole soggetti permeabili, buoni esecutori di ordini. In una parola, vuole soltanto portaborracce.
Claudio Brambilla