Parco: Cinque anni di GEV e ora la gestione è tutta da cambiare?

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Franco Orsenigo

Cambio dei vertici del Parco Regionale di Montevecchia e della valle del Curone. I conti non tornano. Conti che, naturalmente non sono quelli delle percentuali con cui i partiti si stanno accapigliando per l’elezione del nuovo Presidente. Piuttosto sono conti ascrivibili alle dinamiche che ruotano intorno a tutta la vicenda.

In questo scorcio di campagna acquisti di sindaci da convincere e percentuali da conquistare, vorrei tornare ai contenuti e a quei “forte cambiamento” e “nuovo impulso alle attività dentro il Parco” del candidato sostenuto dal centro destra.

Sarebbe interessante conoscere come si realizza un “forte cambiamento” quando un Presidente, benché nuovo e qualunque esso sia, dovrà tener conto, appunto, e confrontarsi con il quadro normativo di riferimento in materia, composto da leggi regionali, nazionali ed infine europee.

E a proposito di “Nuovo impulso alle attività all’interno del Parco” molti mi hanno preceduto ed è già stato scritto e detto già tutto. Due dichiarazioni che, se pronunciate da un candidato qualsiasi non farebbero una piega ma, essendo i punti forti del programma del candidato che è una Guardia Ecologica nonché Coordinatore delle stesse e dunque un “UOMO DI PARCO nonchè DEL PARCO” e pertanto FIGURE ISTITUZIONALI, ecco che, allora si realizza il corto circuito.

Intanto, e proprio per questo, mi sarei aspettato un’astensione dal candidarsi o, perlomeno viste le premesse, un programma in continuità col precedente. Invece no! Un programma di rottura che si presta a quello schieramento politico tradizionalmente poco sensibile da sempre ad ambiente e territorio.

Dobbiamo dunque pensare che, mentre cinque anni prima riceveva la cortesia e l’eleganza politica di essere riconfermato coordinatore delle Guardie Ecologiche Volontarie, visto che anche allora era contrapposto a Marco Molgora come candidato presidente, pensava che il Parco fosse un carrozzone da riformare o che fosse un Ente troppo coercitivo nei confronti delle attività all’interno dello stesso? Una circostanza che legittima un senso di grande disorientamento interrogandomi da dove provenga questa clamorosa svolta. Cinque anni vissuti in una sorta di schizofrenia e ambivalenza ambientale culminata con quest’ultimo “voltar le spalle”, oltre a quelle persone che allora gli confermarono la fiducia, ai valori fondanti del movimento di conservazione e tutela del territorio e dell’ambiente propri del Parco fino ad oggi. Valori su cui hanno puntato quei sindaci entrati da poco nel Parco con i loro territori ma che ora rischiano di fare i conti con qualcosa d’altro.

Grazie dell’attenzione

Franco Orsenigo
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