Church pocket/40. L’Avvento a quattro voci: la melodia dell’attesa – Conversione/3
L’Avvento è come una playlist natalizia: parte piano, con dolcezza, ma poi cresce di intensità fino al gran finale della Nascita. Tuttavia, mentre ci destreggiamo tra lucine, liste di regali e panettoni, c’è una nota che spesso dimentichiamo di ascoltare: quella della conversione. Ma cosa significa convertirsi? Convertirsi non vuol dire cambiare completamente personalità o trasformarsi in una versione “perfetta” di sé stessi. Il termine conversione deriva dal latino convertere, che significa “voltarsi indietro” o “cambiare direzione”. È una chiamata a riscoprire la strada giusta, a riorientare il cuore verso ciò che conta davvero. E chi meglio di Giovanni Battista incarna questo invito?
I n ogni Avvento, Giovanni Battista fa capolino come un personaggio un po’ fuori dalle righe: vestito di pelli, nutrito a locuste e miele, con un tono tutt’altro che accomodante. Eppure, questo uomo rude è il megafono di Dio, colui che prepara la strada al Salvatore. Isaia, secoli prima, aveva già parlato di lui: “Voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri” (Is 40,3). Giovanni è quella voce che scuote, che ci invita a uscire dalla nostra comfort zone spirituale. Il deserto di cui parla non è solo un luogo fisico, ma uno stato del cuore: uno spazio dove il superfluo cade e rimaniamo faccia a faccia con ciò che siamo veramente. La conversione è come fare le grandi pulizie prima che arrivino gli ospiti. Si tira fuori tutto, anche quello che abbiamo lasciato accumulare negli angoli, e si mette ordine. L’Avvento è il nostro momento per fare spazio nel cuore, eliminando ciò che ci appesantisce: risentimenti, distrazioni, abitudini che ci allontanano da Dio e dagli altri. E questo non è un concetto solo biblico; è una dinamica universale che troviamo anche nella letteratura. Pensiamo a Scrooge di Charles Dickens, il protagonista de Il Canto di Natale. È l’incarnazione dell’egoismo e della chiusura al prossimo, ma l’incontro con i tre Spiriti del Natale lo trasforma. Il suo viaggio interiore, fatto di rimorsi, paure e speranze, culmina in un cambiamento radicale: si apre agli altri, si riempie di gioia e diventa un uomo nuovo. Oppure, consideriamo Jean Valjean de I Miserabili di Victor Hugo. Dopo anni di prigione e di lotta, Valjean trova la redenzione grazie alla bontà del vescovo Myriel, che gli mostra un amore gratuito e inaspettato. Questo gesto lo converte, spingendolo a vivere per gli altri e a incarnare il perdono e la compassione. Questi personaggi ci insegnano che la conversione non è mai semplice, ma è sempre possibile. Proprio come nella Bibbia, richiede un incontro – con Dio, con un altro essere umano o con la nostra coscienza – che ci spinge a cambiare.
Ma non fermiamoci solo a “sgomberare”. La conversione è un processo attivo, un rinnovamento che riempie quegli spazi vuoti di amore, speranza e pace. Giovanni non ci invita solo a pentirci, ma a guardare avanti, verso Colui che viene a salvarci.
L’Avvento è il tempo di preparazione per eccellenza, un’occasione per fare come Giovanni: spianare i sentieri tortuosi del cuore e raddrizzare le vie che ci conducono a Cristo.
Quindi, mentre accendiamo la candela dell’Avvento, lasciamoci guidare dalla voce del Battista. Non temiamo di entrare nel deserto: è lì che le stelle brillano più luminose, ed è lì che troveremo Colui che viene a trasformare ogni angolo del nostro cuore. La conversione non è un peso, ma una promessa di rinnovamento. Non ci chiede di essere perfetti, ma di essere veri, con il desiderio sincero di lasciarci amare e trasformare. Preparare il cuore all’Avvento significa accogliere questa possibilità, con gioia e fiducia.
I n ogni Avvento, Giovanni Battista fa capolino come un personaggio un po’ fuori dalle righe: vestito di pelli, nutrito a locuste e miele, con un tono tutt’altro che accomodante. Eppure, questo uomo rude è il megafono di Dio, colui che prepara la strada al Salvatore. Isaia, secoli prima, aveva già parlato di lui: “Voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri” (Is 40,3). Giovanni è quella voce che scuote, che ci invita a uscire dalla nostra comfort zone spirituale. Il deserto di cui parla non è solo un luogo fisico, ma uno stato del cuore: uno spazio dove il superfluo cade e rimaniamo faccia a faccia con ciò che siamo veramente. La conversione è come fare le grandi pulizie prima che arrivino gli ospiti. Si tira fuori tutto, anche quello che abbiamo lasciato accumulare negli angoli, e si mette ordine. L’Avvento è il nostro momento per fare spazio nel cuore, eliminando ciò che ci appesantisce: risentimenti, distrazioni, abitudini che ci allontanano da Dio e dagli altri. E questo non è un concetto solo biblico; è una dinamica universale che troviamo anche nella letteratura. Pensiamo a Scrooge di Charles Dickens, il protagonista de Il Canto di Natale. È l’incarnazione dell’egoismo e della chiusura al prossimo, ma l’incontro con i tre Spiriti del Natale lo trasforma. Il suo viaggio interiore, fatto di rimorsi, paure e speranze, culmina in un cambiamento radicale: si apre agli altri, si riempie di gioia e diventa un uomo nuovo. Oppure, consideriamo Jean Valjean de I Miserabili di Victor Hugo. Dopo anni di prigione e di lotta, Valjean trova la redenzione grazie alla bontà del vescovo Myriel, che gli mostra un amore gratuito e inaspettato. Questo gesto lo converte, spingendolo a vivere per gli altri e a incarnare il perdono e la compassione. Questi personaggi ci insegnano che la conversione non è mai semplice, ma è sempre possibile. Proprio come nella Bibbia, richiede un incontro – con Dio, con un altro essere umano o con la nostra coscienza – che ci spinge a cambiare.
Ma non fermiamoci solo a “sgomberare”. La conversione è un processo attivo, un rinnovamento che riempie quegli spazi vuoti di amore, speranza e pace. Giovanni non ci invita solo a pentirci, ma a guardare avanti, verso Colui che viene a salvarci.
L’Avvento è il tempo di preparazione per eccellenza, un’occasione per fare come Giovanni: spianare i sentieri tortuosi del cuore e raddrizzare le vie che ci conducono a Cristo.
Quindi, mentre accendiamo la candela dell’Avvento, lasciamoci guidare dalla voce del Battista. Non temiamo di entrare nel deserto: è lì che le stelle brillano più luminose, ed è lì che troveremo Colui che viene a trasformare ogni angolo del nostro cuore. La conversione non è un peso, ma una promessa di rinnovamento. Non ci chiede di essere perfetti, ma di essere veri, con il desiderio sincero di lasciarci amare e trasformare. Preparare il cuore all’Avvento significa accogliere questa possibilità, con gioia e fiducia.
Rubrica a cura di Pietro Santoro