Parco: un interessante verbale di R.L. del 1995 e lo scontro di oggi sul presidente. Paralisi se il centrosinistra non vota
Un lettore ci sollecita la pubblicazione di un verbale del Consiglio regionale in seduta notturna dell'8 marzo 1995 dove a pag. 1123 c'è il dibattito e la votazione in ordine alla proroga dei vincoli sui territori del Parco di Montevecchia perché la Regione era inadempiente rispetto all'obbligo nazionale di legiferare sul settore parchi. Relatrice era Giliola Sironi allora della Dc, che ricorda:
"Ero stata sollecitata dai nostri sindaci perché temevano un assalto edificatorio se non fossero stati prorogati i vincoli di inedificabilità.
La Giunta (a Presidenza leghista Arrigoni) non licenziava il PdL sui Parchi perché non era d'accordo sulla inedificabilità del territorio e infatti in Consiglio l'assessore all'agricoltura (leghista) non votò la proroga di salvaguardia”.
La Maggioranza era stata costituita da Formigoni (allora segretario regionale della democrazia Cristiana) mettendo assieme la Lega, il Partito socialista e il Partito Liberale. Presidente del consiglio regionale era il socialista Francesco Zaccaria.
E' una storia risalente ormai a trent'anni fa e è francamente difficile attribuire ai leghisti di oggi lo stesso obiettivo di allora. Tuttavia la storia è maestra e è bene conoscerla. Grazie al lettore quindi e noi vi offriamo l'estratto del verbale della seduta.
Intanto la situazione al vertice del Parco resta in stallo. Candidato unico è Giovanni Zardoni, che però al momento sembra godere solo del favore dei sindaci di centrodestra, di quello della Valletta Brianza e della Provincia la quale – come bene ha scritto Eugenio Mascheroni – si è sempre astenuta in assenza di un voto unanime. Su questo punto lo stesso Consiglio provinciale, che rappresenta tutti i Cittadini come anche dichiarato dall’attuale Presidente, dovrebbe aprire la discussione.
I sindaci di centrosinistra, dal canto loro, dispongono di un’arma formidabile a patto che resti la compattezza tra Merate, Osnago, Lomagna, Missaglia, Viganò, Airuno e Valgreghentino: quella di non votare. Attenzione, non di astenersi perché in quel caso la seduta sarebbe comunque valida ma di non prendere parte al voto. A quel punto lo stop è totale.
Che cosa succede dopo?
La vigente normativa prevede che entro 45 giorni dalle dimissioni del presidente, il Direttore deve informare la Regione che la comunità del Parco non ha provveduto a nominare il nuovo presidente.
La regione provvederà a nominare un commissario; in genere occorrono 4-5 mesi, come è successo in altri casi, ma su pressione forse anche meno. Il Commissario, come nel caso del Parco delle Groane, ratificherà le deliberazioni assunte dal Consiglio. Il direttore comunque provvederà alla gestione ordinaria dell’ente come normalmente avviene salvo, se non viene approvato il bilancio preventivo 2025 da parte della Comunità del Parco, operare solo per dodicesimi del bilancio 2024.
E ciò fino alla nomina del nuovo presidente e del nuovo consiglio di gestione.
Dunque appare indispensabile che i 12 sindaci trovino un accordo al fine di evitare quello che impropriamente potremmo definire “l’esercizio provvisorio”.
Allo stato attuale il fronte di centrosinistra appare unito, anche se forti pressioni sembra siano esercitate sui comuni da poco facenti parte del Parco: Valgreghentino e Airuno. Quest’ultimo, in particolare, rappresentato da Gianfranco Lavelli pare sia quello più "blandito" dal centrodestra, nonostante la fermezza dell'ex sindaca Adele Gatti a favore delle questioni del territorio.
Ci si chiede tuttavia se i Sindaci di centrosinistra che hanno avuto da più parti l’invito a trovare un candidato alla Presidenza “condiviso” non abbiano ad utilizzare il loro numero per prorogare lo sforzo e trovare un candidato condiviso con i Sindaci di centrodestra.
Forse i Comitati e Cittadini che si augurano questo accordo troverebbero “l’astensione” da parte dei Comuni di area centro sinistra come una rinuncia a trovare un accordo su un candidato condiviso.
E se qualcuno di questi comuni non dovesse esercitare questo diritto scritto nello Statuto si assumerebbe la responsabilità di dare il via libera a una gestione che vede la Comunità del Parco spaccata a metà. Si dice che nell’ultimo caso (quello del Parco delle Groane) questa condivisione è stata raggiunta ed il Parco non ha subito alcuno stop poiché la sua gestione è normalmente continuata.
Vi è un altro problema: il revisore dei conti attualmente in carica scade il 19 gennaio p.v. e la nomina deve avvenire da parte della Comunità del Parco. E, si dice anche, che sia stata avanzata la candidatura di tale Pier Giovanni Dal Mas, commercialista meratese classe 1957.
"Ero stata sollecitata dai nostri sindaci perché temevano un assalto edificatorio se non fossero stati prorogati i vincoli di inedificabilità.
La Giunta (a Presidenza leghista Arrigoni) non licenziava il PdL sui Parchi perché non era d'accordo sulla inedificabilità del territorio e infatti in Consiglio l'assessore all'agricoltura (leghista) non votò la proroga di salvaguardia”.
La Maggioranza era stata costituita da Formigoni (allora segretario regionale della democrazia Cristiana) mettendo assieme la Lega, il Partito socialista e il Partito Liberale. Presidente del consiglio regionale era il socialista Francesco Zaccaria.
E' una storia risalente ormai a trent'anni fa e è francamente difficile attribuire ai leghisti di oggi lo stesso obiettivo di allora. Tuttavia la storia è maestra e è bene conoscerla. Grazie al lettore quindi e noi vi offriamo l'estratto del verbale della seduta.
Intanto la situazione al vertice del Parco resta in stallo. Candidato unico è Giovanni Zardoni, che però al momento sembra godere solo del favore dei sindaci di centrodestra, di quello della Valletta Brianza e della Provincia la quale – come bene ha scritto Eugenio Mascheroni – si è sempre astenuta in assenza di un voto unanime. Su questo punto lo stesso Consiglio provinciale, che rappresenta tutti i Cittadini come anche dichiarato dall’attuale Presidente, dovrebbe aprire la discussione.
I sindaci di centrosinistra, dal canto loro, dispongono di un’arma formidabile a patto che resti la compattezza tra Merate, Osnago, Lomagna, Missaglia, Viganò, Airuno e Valgreghentino: quella di non votare. Attenzione, non di astenersi perché in quel caso la seduta sarebbe comunque valida ma di non prendere parte al voto. A quel punto lo stop è totale.
Che cosa succede dopo?
La vigente normativa prevede che entro 45 giorni dalle dimissioni del presidente, il Direttore deve informare la Regione che la comunità del Parco non ha provveduto a nominare il nuovo presidente.
La regione provvederà a nominare un commissario; in genere occorrono 4-5 mesi, come è successo in altri casi, ma su pressione forse anche meno. Il Commissario, come nel caso del Parco delle Groane, ratificherà le deliberazioni assunte dal Consiglio. Il direttore comunque provvederà alla gestione ordinaria dell’ente come normalmente avviene salvo, se non viene approvato il bilancio preventivo 2025 da parte della Comunità del Parco, operare solo per dodicesimi del bilancio 2024.
E ciò fino alla nomina del nuovo presidente e del nuovo consiglio di gestione.
Dunque appare indispensabile che i 12 sindaci trovino un accordo al fine di evitare quello che impropriamente potremmo definire “l’esercizio provvisorio”.
Allo stato attuale il fronte di centrosinistra appare unito, anche se forti pressioni sembra siano esercitate sui comuni da poco facenti parte del Parco: Valgreghentino e Airuno. Quest’ultimo, in particolare, rappresentato da Gianfranco Lavelli pare sia quello più "blandito" dal centrodestra, nonostante la fermezza dell'ex sindaca Adele Gatti a favore delle questioni del territorio.
Ci si chiede tuttavia se i Sindaci di centrosinistra che hanno avuto da più parti l’invito a trovare un candidato alla Presidenza “condiviso” non abbiano ad utilizzare il loro numero per prorogare lo sforzo e trovare un candidato condiviso con i Sindaci di centrodestra.
Forse i Comitati e Cittadini che si augurano questo accordo troverebbero “l’astensione” da parte dei Comuni di area centro sinistra come una rinuncia a trovare un accordo su un candidato condiviso.
E se qualcuno di questi comuni non dovesse esercitare questo diritto scritto nello Statuto si assumerebbe la responsabilità di dare il via libera a una gestione che vede la Comunità del Parco spaccata a metà. Si dice che nell’ultimo caso (quello del Parco delle Groane) questa condivisione è stata raggiunta ed il Parco non ha subito alcuno stop poiché la sua gestione è normalmente continuata.
Vi è un altro problema: il revisore dei conti attualmente in carica scade il 19 gennaio p.v. e la nomina deve avvenire da parte della Comunità del Parco. E, si dice anche, che sia stata avanzata la candidatura di tale Pier Giovanni Dal Mas, commercialista meratese classe 1957.