Parco: Zardoni si avvia alla presidenza, l’indecenza della Hofmann che non partecipa ma vota, pronto il Consiglio
Deciderà le sorti del vertice del Parco di Montevecchia e Valle del Curone. Ma farsi vedere a Cascina Butto neanche a parlarne, se non in occasione del voto. Alessandra Hofmann, presidente leghista della provincia di Lecco mai una volta aveva preso parte alle riunioni della Comunità del Parco. Salvo il 2 dicembre quando pensava si votasse Giovanni Zardoni, candidato delle destre contro Marco Molgora che però per evitare lo scontro a tutto danno del Parco, si era già dimesso dalla presidenza. E nemmeno ieri sera, 9 dicembre si è presentata. Sapeva che non si sarebbe votato – il voto è previsto per il 16 – e tempo da perdere la signora di Monticello non ne ha. Il mandato sì, però, quello di mettere la bandierina del centrodestra sulla carica più alta del Parco. E la Hofmann è una che il mandato lo rispetta. Del resto nel gioco incrociato delle poltrone – l’unico che caratterizza la politica attuale – sa che si deve osservare la partita doppia.
La riunione dei sindaci della Comunità del Parco, dodici comuni, si è protratta fino a tarda ora. Hanno parlato all’inizio Giovanni Zardoni e il candidato di bandiera del centrosinistra Giulio Facchi. Assenti Valgreghentino e Viganò, il confronto è andato avanti con toni sempre vivaci.
Il centrodestra è fermo su Zardoni ma ha necessità di avere almeno un Comune in più oltre a Olgiate Molgora, Cernusco Lombardone, Montevecchia, Sirtori e La Valletta Brianza più la Provincia. Quindi il corteggiamento è verso i comuni recentemente entrati, Airuno e Valgreghentino. Quest’ultimo in particolare sembra l’anello più debole della cordata di centrosinistra che conta Missaglia, Lomagna, Osnago, Merate, Airuno, Viganò.
Per eleggere il presidente oltre alla maggioranza delle quote occorre chea seduta sia valida con sette voti a favore. La caccia è aperta.
Con Giovanni Zardoni presidente, il Consiglio di Gestione dovrebbe vedere Silvia Sesana e Giulio Facchi di Merate per il centrosinistra e Paolo Belletti di Sirtori per il centrodestra oltre a un rappresentante degli agricoltori e uno della Regione.
Non tocca palla, invece, Alessandro Negri, “capo” di Fratelli d’Italia nonché delegato ai Parchi come consigliere provinciale. Evidentemente il Curone rientra in un grande risiko spartitorio nel quale FdI ha interessi diversi.
Prossimo e decisivo appuntamento lunedì 16 dicembre. Comunque vada per la prima volta nella sua quarantennale storia si andrà al voto con una netta spaccatura. Un errore gigantesco, bene illustrato da Eugenio Mascheroni su questo giornale, che porterà sicuramente guai alla grande riserva naturale.
La riunione dei sindaci della Comunità del Parco, dodici comuni, si è protratta fino a tarda ora. Hanno parlato all’inizio Giovanni Zardoni e il candidato di bandiera del centrosinistra Giulio Facchi. Assenti Valgreghentino e Viganò, il confronto è andato avanti con toni sempre vivaci.
Il centrodestra è fermo su Zardoni ma ha necessità di avere almeno un Comune in più oltre a Olgiate Molgora, Cernusco Lombardone, Montevecchia, Sirtori e La Valletta Brianza più la Provincia. Quindi il corteggiamento è verso i comuni recentemente entrati, Airuno e Valgreghentino. Quest’ultimo in particolare sembra l’anello più debole della cordata di centrosinistra che conta Missaglia, Lomagna, Osnago, Merate, Airuno, Viganò.
Per eleggere il presidente oltre alla maggioranza delle quote occorre chea seduta sia valida con sette voti a favore. La caccia è aperta.
Con Giovanni Zardoni presidente, il Consiglio di Gestione dovrebbe vedere Silvia Sesana e Giulio Facchi di Merate per il centrosinistra e Paolo Belletti di Sirtori per il centrodestra oltre a un rappresentante degli agricoltori e uno della Regione.
Non tocca palla, invece, Alessandro Negri, “capo” di Fratelli d’Italia nonché delegato ai Parchi come consigliere provinciale. Evidentemente il Curone rientra in un grande risiko spartitorio nel quale FdI ha interessi diversi.
Prossimo e decisivo appuntamento lunedì 16 dicembre. Comunque vada per la prima volta nella sua quarantennale storia si andrà al voto con una netta spaccatura. Un errore gigantesco, bene illustrato da Eugenio Mascheroni su questo giornale, che porterà sicuramente guai alla grande riserva naturale.