Chi vuole tutelare la Natura del Parco?

Il Parco Regionale di Montevecchia e della Valle del Curone è un'area protetta che rappresenta un prezioso scrigno di biodiversità e bellezza naturale, situata nel cuore della Brianza urbanizzata. Chi vuole tutelare la natura nel Parco? Mi riferisco, in particolare, a quanto detto dal sindaco della Valletta Marco Panzeri che, nel suo intervento dello scorso 2 dicembre, ha riferito che il Presidente del Parco non deve essere solo “un gendarme che debba preservare solo ecologia e ambiente” dando quasi una connotazione negativa al sostantivo “gendarme” e prefigurando che la conservazione dell’ambiente naturale sia più che sufficiente e bisogna fare altro per la Comunità del Parco.

In realtà, il Presidente uscente Marco Molgora e il Consiglio di Gestione del Parco, con le poche risorse finanziarie a disposizione, hanno fatto quello che hanno potuto per tutelare il territorio del Parco e, se hanno fatto “i gendarmi” ponendo vincoli e regole per evitare speculazioni e riduzioni degli spazi naturali, si sono comportati in modo corretto e pregevole.

Un aspetto particolare che dovrebbero tenere in considerazione i politici che stanno decidendo il rinnovo degli organi direttivi del Parco è che il patrimonio naturale è irripetibile e, una volta perso, non è più riproducibile.

Oltre la difesa del territorio naturale all’interno del Parco è utile pensare che gli organismi viventi si spostano e, a seconda delle loro caratteristiche, hanno bisogno di territori più o meno ampi. Per esempio, da qualche anno, le distese di boschi di latifoglie che ricoprono il Monte di Brianza, hanno creato l’habitat ideale per la presenza stabile del capriolo.

è per questo motivo che l’idea, proposta più volte da diverse associazioni ambientaliste del territorio, di unire il Parco regionale del Monte Barro e Il Parco di Montevecchia in un unico grande parco attraverso le colline del Monte di Brianza in modo da costituire un unico corridoio ecologico nel cuore della Brianza, dovrebbe essere seriamente presa in considerazione. Quindi, in definitiva, lo studio degli ecosistemi, il monitoraggio della fauna e della flora e la gestione delle aree protette richiedono più sforzi, risorse, anche finanziarie, e competenze multidisciplinari.

Nella riunione dello scorso 2 dicembre presso Cascina Butto, si è parlato di “Distretto del cibo” e di rappresentanti dei produttori e non sono state minimamente citate le associazioni che si occupano di tutela del territorio. Chiedo: sono state contattate, dai politici, anche le altre associazioni del territorio e le associazioni ambientaliste per chiedere un loro parere sul futuro del Parco? Oppure queste associazioni sono utili solamente quando fanno comodo agli Enti locali per la manutenzione dei sentieri?

A proposito del sostegno alle aziende agricole e produttive del Parco, alle altre attività antropiche presenti e al turismo, è evidente che sia utile un supporto in loro favore ma all’interno di una compatibilità con le primarie esigenze di tutela del Parco. Il Parco non è un parco dei divertimenti. Per Gardaland o Disneyland l’indirizzo è un altro.
Paolo Barbieri
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